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LA GIORNATA CONTRO LA VIOLENZA NELLE DONNE

Arezzo, i numeri di Pronto Donna. Aumentano le richieste di aiuto: 435 in un anno

Francesca Muzzi

25 Novembre 2025, 01:04

Elisa Serafini

Elisa Serafini, direttrice di Pronto Donna

I dati scorrono uno dopo l’altro sulle slide. Elisa Serafini, direttrice del Pronto Donna, li elenca, li divide, li seleziona. Numeri che piombano di seguito, dietro ognuno dei quali c’è una donna che chiede aiuto.

Al Pronto Donna nella sede di viale Michelangelo ci sono le operatrici, tutte giovanissime, che si fanno in quattro per aiutare donne di ogni età. “La violenza non è emergenza, ma è strutturale”, dice Elisa Serafini. “L’emergenza è solo il 10 per cento e non è la regola, ma l’eccezione”.

Richieste di aiuto che aumentano di anno in anno, perché le donne ora trovano anche più coraggio nel denunciare. Nel 2024 sono state 435 le donne che si sono rivolte al Pronto Donna. Nel 2023 erano state 307. Di queste 435 donne, tre quarti (74,25%, pari a 323 donne) si sono rivolte per la prima volta al Pronto Donna.

“Arrivano di tutte le età” - sottolinea ancora Elisa Serafini - le fasce più rappresentate sono quelle tra i 40 e i 49 anni (circa il 26%) e tra i 30 e i 39 anni (circa il 25%), poi quelle dai 50 ai 59 anni (16,09%), le giovani dai 18 ai 29 anni (15,63%) e a seguire quelle dai 60 ai 69 anni (5,75%), le over 70 (5,52%) e infine le minori (0,69%). A dimostrazione che il fenomeno colpisce in modo trasversale.

La nazionalità maggiormente colpita è quella italiana (65,52%) e a colpire sono soprattutto i partner o ex partner. Il 48,28% delle donne subisce violenze e abusi dall’attuale partner, mentre il 71,95% anche dagli ex partner. A conferma che la violenza è soprattutto un fenomeno che avviene all’interno delle mura domestiche.

E anche di fronte a figli: 495 di cui l’80% sono minori.

Ma come avviene la violenza? “La violenza psicologica è quella primaria49,43% - sottolinea Elisa Serafini - fisica colpisce il 40,23%, 12,64% è quella economica, 8,97% stalking, 3,91% sessuale, 2,07% mobbing.

C’è un altro dato: la violenza subìta dura, nella maggior parte dei casi, più anni. Il fatto che solo il 4,37% arrivi per un episodio unico sfata il mito dell’improvvisa “follia”, confermando che si tratta di un modello comportamentale di abuso radicato nel tempo.

Ma una volta che le donne si sono rivolte al centro poi quale è il loro percorso? Risponde Elisa Serafini: “Pronto Donna dal 2002 ha una Casa Rifugio con indirizzo segreto con sette posti, due strutture di seconda accoglienza con dodici posti e intervenivamo anche in una terza casa di seconda accoglienza del programma provinciale antiviolenza. Un’ottima rete di recezione che ha permesso di rispondere alle emergenze che sono arrivate dal territorio”.

Anche qui un po’ di numeri. La Casa Rifugio ha accolto nel 2024 otto donne italiane e straniere con un’età media di 52 anni. Nelle tre case di accoglienza sono state accolte sei donne, due italiane e quattro straniere.

Ma esiste una fine a tutto ciò? “A volte non finisce mai. Finirà quando finirà il fenomeno di violenza maschile sulle donne, perché, ricordiamolo, nessuna di noi è immune. Non ci sono le altre. Siamo tutte noi”.

E quest’anno il messaggio è rivolto a coloro che si chiamano testimoni silenziosi. “Spesso le persone pensano che stare zitte e non intervenire sia un modo neutro di approcciarsi al fenomeno. In realtà è una presa di posizione che agisce come un’ulteriore violenza sulle donne. Invece occorre intervenire e parlarne”.

Un altro dato che emerge è che ci sono molte giovanissime che si rivolgono al Pronto Donna: “arrivano sempre più precoci e ai primi episodi. Non sempre sono sostenute da chi gli sta intorno, mentre i genitori devono diventare e stanno diventando una risorsa importante che non giudicano le giovani donne, ma le portano qui da noi”.

Per questo è fondamentale l’educazione affettiva nelle scuole, la direttrice Serafini, anche e soprattutto su questo, è chiarissima: “È imprescindibile. Senza quella non capisco come si possa pensare di contrastare questo fenomeno”.

Importante l’educazione nelle scuole, nelle famiglie, nella società, purtroppo però i numeri sono implacabili e i femminicidi aumentano. Perché nonostante tutto ciò? “Le donne le stiamo aiutando e sostenendo - risponde Elisa - ma spesso sono lasciate anche sole. La violenza non finisce con una denuncia, lì inizia un percorso molto lungo e se noi non le sosteniamo nell’intero percorso, non si è fatto nulla. Se non andiamo nelle scuole a sensibilizzare per prevenire, tutto questo continuerà ad accadere. Dobbiamo lavorare molto di più”.

Il nostro intervento è fondamentale” - dichiara la presidente dell’associazione Pronto Donna, Ursula Armstrong - “ma serve anche la rete di istituzioni, una comunità consapevole, una scuola che educa e fa prevenzione. Insieme dobbiamo costruire una cultura in cui la violenza di genere non trovi spazio o giustificazione.”

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