L'ombra dell'usura sulla Toscana: boom di insolvenze tra Arezzo, Grosseto e Siena
Cresce il pericolo per artigiani e piccoli commercianti, spinti verso il credito illegale a causa delle difficoltà finanziarie acuite dalle spese natalizie e dalle segnalazioni alla Centrale Rischi
Con l'arrivo delle feste di Natale, che tradizionalmente portano a un aumento delle spese per regali e consumi, si acuisce in Italia il rischio di usura. Questa pressione economica colpisce particolarmente gli artigiani e i piccoli commercianti che, diversamente dai lavoratori dipendenti o dai pensionati, non possono contare sulla tredicesima mensilità né su entrate certe. Molte persone si sentono costrette a ricorrere al credito per far fronte a impegni percepiti come "necessari", con la conseguenza che l'accesso al credito può assumere anche forme illegali.
Notevole aumento di aziende insolventi
I dati toscani: Firenze e l’aumento percentuale record Un segnale tangibile di questa difficoltà è l'andamento delle insolvenze tra le piccolissime imprese, tornate ad aumentare negli ultimi due anni dopo la contrazione registrata nel periodo Covid. La ripartizione territoriale del Centro Italia, che include gran parte della Toscana, conta 29.725 aziende in sofferenza. Osservando i dati provinciali relativi alle imprese segnalate come insolventi al 30 giugno scorso, si nota come Firenze si collochi tra le grandi aree metropolitane con il numero più elevato di segnalazioni, registrando 2.683 aziende in difficoltà. Ma ancor più preoccupanti sono i tassi di peggioramento su base annuale. In termini percentuali, diverse province toscane hanno registrato aumenti notevoli: Grosseto ha subito un peggioramento del +20,9 per cento di imprese affidate con sofferenze (un incremento di 115 unità). Segue Arezzo con un aumento del +18,7 per cento (+134). Anche Siena ha visto un incremento significativo, pari al +17,2 per cento (+98).
Il vicolo cieco del credito legale Queste aziende insolventi, costituite in massima parte da lavoratori autonomi, artigiani o piccoli imprenditori, vengono segnalate dagli intermediari finanziari alla Centrale dei Rischi della Banca d’Italia. La conseguenza è grave: per legge, tale "classificazione" impedisce a questi operatori economici di accedere a un nuovo prestito nel sistema bancario ufficiale. Chi finisce nella black list della Centrale dei Rischi, dunque, rischia molto più degli altri di chiudere l'attività o, peggio ancora, di cadere nelle mani degli usurai. È cruciale sottolineare che la segnalazione non è sempre dovuta a una cattiva gestione finanziaria, ma spesso è la conseguenza dell'impossibilità di riscuotere con regolarità i pagamenti dai committenti o di fallimenti altrui. A ciò si aggiunge il contesto generale di contrazione del credito bancario: negli ultimi 12 anni, le imprese italiane hanno perso 350 miliardi di prestiti bancari, un calo del 34,4 per cento rispetto al picco massimo del 2011. La chiusura dei rubinetti del credito da parte del sistema bancario potrebbe aver contribuito involontariamente a spingere molti lavoratori autonomi e piccoli imprenditori a corto di liquidità verso le organizzazioni criminali.
Sempre più alto il rischio usura per le aziende
La rete dell'usura e la paura di denunciare
Nonostante l'aumento del numero di aziende insolventi, si registra paradossalmente una diminuzione delle denunce per usura. Questo fenomeno è legato al forte condizionamento psicologico esercitato dalle reti criminali, che operano attraverso intimidazioni preventive, danneggiamenti ai beni, o in casi estremi, violenze fisiche e minacce rivolte ai familiari. Inoltre, la "vergogna" di ammettere la propria situazione rappresenta un ostacolo significativo alla richiesta di aiuto, in particolare nei piccoli centri dove la conoscenza reciproca è diffusa. Per contrastare il diffondersi di questa criticità, la Cgia continua a chiedere con forza il potenziamento delle risorse a disposizione del Fondo di prevenzione dell’usura, considerato l’unico strumento valido per aiutare coloro che si trovano in questa situazione di vulnerabilità.
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