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La storia di Emma Lancini: "Le mie bracciate per le Paralimpiadi di Los Angeles"

Il sogno della nuotatrice aretina che si allena a Reggio Emilia e non conosce limiti

Francesca Muzzi

10 Dicembre 2025, 05:02

Emma Lancini

Emma Lancini

Emma Lancini ha 19 anni e un sogno: lavorare sodo per le Paralimpiadi 2028 a Los Angeles. Scritta così è come quando da bambini si diceva "voglio fare il pompiere" o "voglio fare la ballerina", quelle parole che come arrivano quasi tornano lassù nel mondo dei sogni. Ma Emma, no, lei quelle parole le ha fatte sue. Eccome. E ce la sta mettendo tutta perché quel sogno di ogni sportivo diventi realtà.

È dura, difficile. Per tutti gli atleti che - alcuni di loro - fin da bambini sono dei predestinati. Emma nuota. Lo fa fin da quando aveva tre anni. L'acqua è il suo mondo e ci dice che dentro quell'elemento così naturale "i miei limiti spariscono".

Emma ha una malattia genetica rara. "Sono piccola di statura. Ho una displasia ossea", dice. Ma in quanto a grinta e determinazione è un gigante.

Nuota a stile libero e dorso e si allena a Reggio Emilia. Ma il suo cammino è partito dal Casentino, dalla società Giano di Subbiano. Racconta: "Nuoto da sempre, fin da quando ero piccola. Mi piace, dentro l'acqua mi sento bene, mi sembra di nuotare da sempre".

Frequenta corsi di nuoto anche insieme a ragazzi normodotati. Poi nel 2022 "i miei genitori mi parlarono del nuoto paralimpico, solo che a Subbiano dove mi stavo allenando non c'erano ragazzi per formare una squadra paralimpica (ne servono almeno due) e così, sempre con la maglia del Giano, mi sono iscritta in una squadra di Napoli". Ma un anno dopo, nel 2023, "a Subbiano arriva un altro ragazzo anche lui disabile e abbiamo potuto formare una squadra 'a casa nostra'".

Emma nuota. Lo fa bene e con tempi importanti. In vasca corta (25 metri): 100 stile libero in 01:17.43, 50 stile libero in 35.98 e 100 dorso in 01:32.40. In vasca lunga (50 metri): 50 stile libero in 36.41, 100 stile in 01:18.93 e 100 dorso in 01:32.40.

Tanto che un anno e mezzo fa è entrata nel giro della nazionale. È attenzionata. Seguita.

"Quando nel giugno scorso ho terminato gli studi e ho conseguito la maturità - racconta - mi sono trovata di fronte a un bivio. Ho scelto di continuare a nuotare". Ma dove? "Le possibilità erano quelle di trasferirmi in una grande città come Roma o Milano. Ma arrivando da una città come Arezzo, non me la sono sentita di affrontare, da sola, la grande metropoli".

Poi succede che - ma niente è per caso - l'allenatore che Emma aveva scelto e che lui aveva scelto lei, Matteo Poli, allenasse anche a Reggio Emilia. "E così è stato relativamente facile fare le valigie e partire". Oggi vive nella città emiliana, si allena, frequenta un corso d'inglese e non perde di vista il suo obiettivo: Los Angeles 2028.

"Che serve? Servono tempi importanti - risponde con la sua voce timida, dolce, ma determinata - Oggi mi alleno tutti i giorni per due ore, ma quando si avvicinano appuntamenti importanti, come presto i world series, intensifichiamo. E di brutto".

Lo sport paralimpico, in questo caso il nuoto, Emma ci spiega che è diviso a seconda del grado di disabilità: S1, S2, fino alla categoria S14, ma come nelle Olimpiadi, come in tutti gli sport, in tutte le discipline ciò che conta sono i tempi. "Se fai un tempo molto buono a livello internazionale allora puoi andare alle Paralimpiadi o alle Olimpiadi, altrimenti no".

"Perché un atleta è un atleta sempre. Disabili, normodotati, tutti hanno un obiettivo comune: superare i propri limiti. E mica è sempre facile - ci insegna Emma - ci vogliono costanza, spirito di sacrificio, duro lavoro e anche una famiglia che ti appoggia. Io sono stata fortunata in questo. I miei genitori - Luca e Maruska - sportivi anche loro mi hanno sempre spronata a non fermarmi mai. Mi hanno proibito di dire 'non ce la faccio' e mi hanno sempre aiutata a rialzarmi anche quando sono arrivati momenti difficili".

Oggi ad Arezzo ci sarà il passaggio della Fiamma Olimpica. Passo dopo passo andrà di mano in mano e dopo avere sentito le parole di Emma ci immaginiamo e le auguriamo che ogni passaggio diventi una bracciata e ogni passo un colpo di gambe. Insieme, ad unisono, fino ad attraversare l'oceano. Fino ad arrivare a Los Angeles. Hai ragione Emma, mai dire "non ce la faccio".

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