LA STORIA
Marco Coppini
Marco Coppini ha 60 anni portati benissimo. Lo incontriamo in via Fiorentina, al Mc Donald. "Anche qua sono di casa - ci dice - La mia giornata lavorativa si divide tra qui e altri locali del centro dove spicca la pokeria di via Crispi, che si riconosce dall'assembramento di colleghi all'esterno e la Galleria, la pizzeria del Guerra".
È già vestito con l'inconfondibile giubbotto dei rider di Deliveroo (applicazione fornita ai ristoranti per le consegne del cibo a casa) quello tra l'azzurro e il verde. Anche lui sfreccia tra le strade della nostra città e oltre per consegnare cibo. Fa parte di quel mondo che abbiamo imparato a conoscere durante il Covid. Quando abbiamo imparato ad usare di più le parole come "cibo da asporto". Si pensava che una volta guariti dal Covid e usciti dal lockdown, anche i rider tornassero al proprio lavoro, come se quello fatto finora fosse solo un hobby. Una scusa per uscire di casa. Invece Marco, come altri, ne ha fatto il suo lavoro principale. Lui è tra i decani dei rider, un'istituzione in città. Tutti lo richiedono, perché è gentile e ha un sorriso per tutti. Le recensioni che lasciano i clienti sono sempre entusiaste. Anche perché, tra le altre, è un po' una mosca bianca. È tra i pochi italiani che girano per le nostre strade. Gli altri sono soprattutto stranieri. Pakistani. Al tavolino del Mc ci sediamo con due caffè e cominciamo a parlare. Siamo curiosi di capire come è la vita del rider e perché è cominciata.

"Fino a prima del Covid - dice - lavoravo nelle aziende orafe e anche nell'importazione dell'acciaio. Mi piaceva. Viaggiavo molto, soprattutto a Hong Kong. Poi è arrivato il Covid e mi sono ritrovato oltre che senza lavoro, anche chiuso in casa. E non sapevo che cosa fosse peggio. Così mi sono iscritto al Deliveroo. Ho fatto l'iscrizione online – avevo a disposizione sia l'auto che la moto – e sono stato accettato. A gennaio 2020 è cominciata la mia vita da rider".
Una vita da rider che come si svolge? "La mia giornata tipo comincia la mattina intorno alle 10, quando accendo l'applicazione. Essendo partita Iva sono libero di iniziare quando voglio. Certo è che se decido di spegnerla o di accenderla anche più tardi, non mi arrivano gli ordini e se non mi arrivano gli ordini non guadagno. Certo, durante la settimana, mi concedo un giorno di riposo, ma conosco anche rider che decidono di non farlo. Sono scelte personali".
E dunque ripartiamo: "Allora accendo l'applicazione tra le 10 e le 11 di mattina, perché fino a quell'ora gli ordini, almeno ad Arezzo – a Firenze, per esempio, è ovviamente un'altra cosa – non arrivano. Lavoro fino alle 14.30-15, poi vado a casa, pranzo, sto con la mia famiglia e riparto verso le 18-18.30 fino all'una e mezzo di notte. Questo per quanto riguarda i giorni feriali. Il fine settimana invece fino alle 2-2.30. All'incirca faccio 250 chilometri al giorno, anche perché le distanze sono aumentate rispetto all'inizio. Adesso arriviamo fino a Ponticino, Laterina e Alberoro".
Passiamo al guadagno. Qua Marco preferisce non fare troppi conti e ci dice però quelli che sono i prezzi delle consegne: "Ovviamente più consegne faccio e più guadagno. Si parte da un minimo di consegna che è di 3.77 euro. A quel punto, un rider ha 60 secondi per accettare o meno, ma se rifiuta l'ordine per qualsiasi motivo, questo passa al rider successivo e la consegna sale a 3.90 euro, se lo rifiuta ancora sale ancora fino a 4 euro. I giorni maggiori, quando cioè una consegna può salire tanto di prezzo, sono il fine settimana dove un ordine può arrivare fino a 14-15 euro a consegna".
Una bella somma, ma Marco ci dice anche: "Sì, ma se la distanza è il Matto o Alberoro diciamo che in quella consegna si va pari". Perché ovviamente la benzina è a carico del rider – circa 600 euro al mese – e se è vero che le distanze sono aumentate è anche vero che nel momento in cui c'è la consegna in una zona non coperta da Deliveroo, "bisogna fare in fretta di tornare nella zona coperta, altrimenti gli ordini passano ad altri".

Ma in fondo al mese uno stipendio arriva? Marco fa di sì con la testa e ci ricapitola: "Consegnare di notte o di giorno ha la stessa tariffa. Dipende sempre se l'ordine che arriva è di primo impatto oppure se è già passato di seconda mano ed è già stato rifiutato da altri rider".
E le mance? Marco ci dice che le mance ci sono e ci svela anche: "Per un ultimo dell'anno ho preso anche 50 euro". Ha un sorriso grande così quando parla del suo lavoro. "Mi piace, devo ammettere, perché a me non mi ha mai pesato fare chilometri. Io amo il contatto con la gente, sono simpatico a tutti, arrivo nei tempi stabiliti di Deliveroo. Chiariamo, non ci sono limiti di tempo, non c'è nessuno che dice corri o fai in fretta. Ho servito clienti di ogni tipo e ogni giorno alla fine se ne conosce sempre di nuovi".
E per le prossime feste? "A Natale e Capodanno quest'anno spegno l'applicazione".
Ultime domande perché ci sono tanti stranieri e perché la gente richiede il cibo a casa? "Ci sono tanti stranieri, forse per i contratti che propongono. Prestazioni occasionali o partita iva. E per quanto riguarda la gente ce n'è sempre di più. Ho fatto consegne anche a 500 metri da dove ho ricevuto l'ordine. Magari non gli va di uscire e andare anche solo a cercare parcheggio. Se ho mai avuto paura? Mai".
E mentre usciamo dal Mc arriva la prima chiamata. "È ad Alberoro", ci mostra Marco. Che fa? "Accetto". E la giornata comincia.
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