Questa sera in piazza Signorelli a Cortona lo spettacolo di Giorgio Panariello e Marco Masini. Pubblichiamo il testo dell'intervista realizzata lo scorso luglio quando fu annunciata la data cortonese.
Panariello Vs Masini o Panariello & Masini? La risposta è chiara e arriva attraverso due ore di spettacolo senza soste tra parole e musica, gag e melodie, sfottò ed emozioni. Divertimento, insomma. Per il pubblico aretino e non solo, l’occasione si presenta a Cortona, domenica 1 settembre in piazza Signorelli, a impreziosire l’edizione numero 62 di Cortonantiquaria. Una data in più inserita nel calendario de “Il Ritorno”, sequel dello show itinerante del 2023. Un successo, con il comico, attore e tanto altro, sul palco insieme al musicista e cantautore.
L’occasione di avvicinare Giorgio Panariello e Marco Masini la cogliamo al volo. Due artisti che incrociano i loro talenti riunendo per l’occasione i rispettivi percorsi nella terra aretina a loro ben nota. Figli entrambi della gavetta. Uno qui da giovane già impegnato a plasmare quella galleria di personaggi che lo ha reso celebre, l’altro prima strumentista nei locali di musica dance, poi ispirato autore, cantante dalla timbrica unica.
- Arezzo, Cortona, Valdichiana. Vi dice qualcosa?
Giorgio: Allora, il mio primo contratto è stato ad Arezzo con l’Armonia di Enzo Ghinazzi, agenzia che Pupo aveva insieme a Beppe Tinti. Poi sono stato al Principe, al Crocodile. Non lontano, la Bussola Inn di Chianciano. Ad Arezzo ai tempi di Walter Fioroni (organizzatore di eventi aretino ndr.) c’erano più occasioni di collaborazione. Comunque ora eccoci in arrivo a Cortona con Marco e ci sarà da divertirsi: la nostra estate è appena cominciata.
Marco: Il mio primo gruppo, Errata Corrige, era in parte della Valdichiana e in parte del Valdarno, con Marcello Casucci poi diventato impresario nei locali valdarnesi: erano gli anni Ottanta e punto di riferimento per noi era l’Apogeo di Bettolle, al casello Valdichiana dell’A1. Dal giovedì alla domenica suonavamo sempre e io di fatto vivevo lì, la mia esperienza professionale live è nata così.
- Che Toscana è questa, la parte aretina, dove porterete il vostro spettacolo?
G.: Bella e divertente. Di confine. Risente anche della vicinanza con l’Umbria. Dico la sincera verità: mi fate schiantare dal ridere. Simpaticissimi. Conosco gente aretina che mi diverte un sacco per come parla, per l’inflessione dialettale particolare e l’ironia. Diversamente toscani. Tra gli aretini incontrati nel mio percorso voglio anche ricordare il nostro Niki Giustini, valdarnese, quando faceva in tv il mister del Rigutino football club.
M.: Il mio chitarrista è aretino, Stefano Cerisoli, ed è uno spasso oltre che bravissimo. Lui è in continuo movimento. Divertente, super operativo. E in passato negli anni Novanta ho avuto una ballerina aretina, Manola.
- Il bagnino Mario che Italia vede dalla sua postazione estiva?
G.: Risponderei con le parole di Corrado Guzzanti: c’è grossa crisi. Nel senso che vedo in giro un po’ di difficoltà, squilibri economici. La stessa mia Versilia, dove ho vissuto 30 anni e quando posso ci torno, la vedo un po’ vuota ad inizio settimana rispetto al passato. In generale nel Paese c’è un mordi e fuggi, molta apparenza, costi alti, dislivello sociale tra chi ne ha tanti e chi non ne ha. Le nuove generazioni? Poco stabili, si stufano presto, tutto veloce, cambiano continuamente interessi, anche nella musica dove un artista fa il botto e poi sparisce.
- Come si fa ad attraversare i decenni, dagli amplificatori a valvola all’intelligenza artificiale, rimanendo attuali?
M.: Regalare emozioni è il nostro compito. Il segreto rimane quello. Io credo che ciò che ti salva alla fine è sempre la coerenza: voglio dire che non ci possiamo mettere a fare la gara con il futuro, con la prossima generazione, sarebbe come se Antognoni, Desolati e Rivera andassero a giocare contro l’Under 16 della Cremonese: vince l’Under 16 della Cremonese. Il tempo ha dato una spianata a tutto, quindi occorre rimanere coerenti e imparare da quello che arriva domani. Bene le nuove tecnologie, software, plug in, per una sonorità allineata con i parametri e i volumi attuali, altrimenti sei fuori dalle piattaforme e dalle playlist. Però rimanendo se stessi. E io gli amplificatori a valvole li uso ancora: apparecchi analogici che danno un calore diverso.
- Giorgio ha creato, ispirandosi alla realtà, personaggi straordinari, amati dagli italiani ed entrati nell’immaginario collettivo; Marco fa scoccare la magia di melodie, parole e ritmiche che ti prendono. Due eccellenze che messe “contro” funzionano.
M.: Il bello di questo spettacolo è che non sentiamo di avere ruoli separati, ognuno la sua parte, ma siamo legati dall’emozione reciproca che trasferiamo poi al pubblico. Un viaggio che passa dalla grande profondità di un dolore, da una speranza, da una storia tradita, dalla rabbia, fino alla risata e alla sdrammatizzazione. Ecco, quando siamo sul palco non c’è l’uno e l’altro, io sto attento non solo a quello che devo dire io ma a quello che fa e dice lui.
G.: E’ un’intesa che funziona, che passa dalle gag alle canzoni, dai contrasti alle arrabbiature, fino allo sciogliersi in un tutt’uno. C’è un senso dentro a questo spettacolo che a noi mentre lo facciamo arriva. E da quello che vediamo, arriva anche al pubblico. Tant’è che dopo l’andata, Panariello vs Masini di un anno fa, siamo al Ritorno.