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Il giornalista

Vincenzo Mollica, il signore gentile dello spettacolo. L'arte non si piega nemmeno davanti alla malattia

Julie Mary Marini

16 Settembre 2025, 13:57

Vincenzo Mollica

Vincenzo Mollica, storico giornalista Rai

Vincenzo Mollica è una delle firme più importanti della storia del giornalismo Rai, sicuramente per ciò che riguarda il mondo dello spettacolo che ha sempre saputo raccontare con delicatezza, cultura e profonda umanità. La sua voce, pacata e inconfondibile, ha accompagnato per quasi quarant’anni le grandi liturgie del cinema, della musica e della televisione, sempre con lo stile di chi non cerca il clamore ma la verità gentile che scaturisce dall’incontro con un artista. Nato a Formigine, in provincia di Modena, il 27 gennaio 1953, e cresciuto tra Canada, Calabria e poi Urbino, Mollica porta dentro di sé una ricchezza di sguardi e di lingue che hanno segnato la sua cifra professionale. Quando approda al Tg1, nel 1980, entra in punta di piedi ma si distingue subito per il suo approccio diverso: nessuna intervista a effetto, nessuna battuta forzata, ma piuttosto la ricerca di una confidenza rispettosa, capace di far emergere la parte più intima dei protagonisti. Così, davanti alla sua microcamera, sfilano attori, cantanti, registi e scrittori che raramente concedevano tanto a un giornalista.

Vincenzo Mollica con il presidente della Repubblica, Sergio Mattarella

Sanremo, Venezia, Cannes, gli Oscar: ovunque ci fosse un evento cardine dello spettacolo, Mollica era lì, con il suo taccuino e la sua penna, per raccontarlo agli italiani. La sua rubrica DoReCiakGulp, andata in onda sul Tg1 per oltre vent’anni, è stata una piccola finestra di cultura quotidiana, in cui riusciva a intrecciare cinema, musica e fumetto, le sue tre grandi passioni. Ed è proprio dal fumetto che nasce uno degli episodi più curiosi e affettuosi della sua carriera: Giorgio Cavazzano lo ha trasformato in un papero Disney, Vincenzo Paperica, un alter ego disegnato che ha fatto sorridere intere generazioni. Non un vezzo, ma il segno di una personalità così permeata d’arte da diventare essa stessa materia narrativa.

Mollica è stato molto più di un cronista: ha saputo incarnare un modo diverso di intendere il giornalismo culturale, quello che non si limita a raccontare ma costruisce ponti, custodisce memorie, restituisce agli spettatori il senso profondo di un incontro. È per questo che, quando nel 2020 annunciò il suo pensionamento dal palcoscenico di Sanremo, il Teatro Ariston si alzò in piedi per tributargli un caloroso applauso collettivo: un gesto spontaneo, rarissimo, che suggellava l’affetto di un Paese intero. La sua vita privata è stata un porto sicuro: sposato dal 1977 con Rosa Maria, compagna sempre discreta, e padre di Caterina, Mollica ha affrontato con coraggio e dignità anche le ombre della malattia. La progressiva perdita della vista, il diabete, il Parkinson non lo hanno piegato, ma anzi lo hanno spinto a reinventarsi, affidandosi alla memoria e ai ricordi come a lanterne capaci di illuminare ancora il presente.

“Io vedo con ciò che ricordo”, ha detto una volta: una frase che sintetizza non solo la sua condizione, ma l’essenza stessa del suo giornalismo, fatto di ricordi custoditi e restituiti con gratitudine. Oggi Vincenzo Mollica rimane un simbolo raro: un narratore che non ha mai ceduto alla superficialità, un amante del bello che ha saputo raccontare Fellini e Mina, Benigni e De André, con la stessa misura poetica. Un uomo che ha voluto persino immaginare il suo epitaffio con ironia, fondendo vita e fumetto: “Qui giace Vincenzo Paperica che tra gli umani fu Mollica”. In questa frase c’è tutto: il sorriso, la leggerezza, la profondità di chi ha reso il mestiere del giornalista un atto d’amore verso l’arte e verso le persone.

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