Giovedì 16 Ottobre 2025

QUOTIDIANO DI INFORMAZIONE INDIPENDENTE

DIRETTORE
SERGIO CASAGRANDE

×
NEWSLETTER Iscriviti ora

La storia

Benito Mussolini e le sue donne, amori, segreti e tragedie all’ombra del potere del fascismo. Il Duce voleva decidere anche su di loro

Rachele Guidi, Ida Dalser, Margherita Sarfatti, Claretta Petacci e le amanti di un solo incontro

Julie Mary Marini

15 Ottobre 2025, 21:01

Benito Mussolini e le sue donne, amori, segreti e tragedie nell’ombra del potere del fascismo. Il Duce voleva decidere anche su di loro

Claretta Petacci e Benito Mussolini (foto trattate con PhotoBooth)

Dall'ascesa al potere fino alla caduta, Benito Mussolini visse avvolto da un crogiolo di passioni - non soltanto politiche, ma intime - che ha lasciato tracce indelebili nella Storia italiana. Le donne del Duce furono specchi distorti e fragili: protagoniste silenziose, vittime o complici, amanti e avversarie nel caleidoscopio di un potere che pretendeva di inghiottire ogni cosa, anche l’affetto. Da sempre, chi si tende a ridurre Mussolini all’immagine arrogante del dittatore, dimenticando che il tiranno da un punto di vista sentimentale era un uomo: con desideri, gelosie, delusioni, rapporti lunghi e intensi oppure sbrigativi. Le figure femminili che vissero al suo fianco o nella sua orbita non furono comparse: furono i congegni umani di un progetto che voleva un insaziabile e arrogante dominio, anche nelle questioni cuore.


Benito Mussolini e Rachele Guidi insieme alla figlia Edda

Donna Rachele, la pietra d'angolo del Duce
Quando pensiamo all’immagine ufficiale di Mussolini, quella che lui stesso amava evocare nei filmati di regime, vediamo Donna Rachele. Rachele Guidi, nata in Romagna, figlia di gente umile, entrò nella vita di Benito molto prima che diventasse il Duce. La loro unione, formalizzata con rito civile nel 1915 e poi consacrata da un matrimonio religioso nel 1925, era destinata a durare — almeno sulle carte — quarant’anni. Ma questa stabilità apparente fu costellata da tradimenti, conflitti e silenzi. Rachele, lungi dal ruolo di figura passiva, rivendicò uno spazio — non sempre elegante, ma potenzialmente ferocemente difeso. Nei ricordi che pubblicò negli anni del dopoguerra, descrisse giorni in cui la sua gelosia esplodeva, in cui scorgeva in Claretta Petacci una rivale da cacciare via a suon di urla, da soggiogare con la rabbia. Rachele fu la compagna del Duce, l’ombra insopprimibile che sopportò non solo i tradimenti ma anche la Storia. Nessuna amante ebbe più visibilità, per anni, di quella che il regime riconobbe come la "moglie ufficiale".


Ida Dalser, l'amante cancellata

Ida Dalser, la ferita che il regime tentò di cancellare
Se Rachele rappresenta il volto pubblico della fedeltà (o dell’apparenza), Ida Dalser incarna la vergogna segreta che Mussolini voleva non esistesse. Con lei il rapporto fu tormentato, tragico e finalmente svelato nelle carte che tentarono di occultarlo. Dalser era istruita, ambiziosa, una donna che credette nel giovane Mussolini socialista. Si dice che gli prestò denaro nei momenti difficili della sua vita politica, sacrificando la sua indipendenza per un amore restituito con un patto spezzato. Da lei nacque Benito Albino, nel 1915, riconosciuto da Mussolini come figlio naturale. Il Duce tentò poi — con la potenza dello Stato — di distruggere le tracce di quella relazione: Ida venne isolata, internata, definita “pericolosa” dalle autorità. E' una delle pagine più crudeli: una donna che – pur restando così poco visibile nei grandi libri di storia – rivendicò la propria dignità fino all’ultimo, denunciando il tradimento e il ricatto. Alla fine morì, ufficialmente per un’emorragia cerebrale, in un ospedale psichiatrico, lontana dalle luci e dai riflettori che il regime amava. 


Margherita Sarfatti era nata da famiglia ebrea 

Margherita Sarfatti, l'amante intellettuale
Fra le donne che più incisero sull’immagine pubblica di Mussolini vi è senza dubbio Margherita Sarfatti, critica d’arte, giornalista, musa culturale. Con lei il legame non fu solo d’amore: fu un patto ideale e propagandistico. Fu lei, in molti sensi, a costruire il volto moderno e a suo avviso illuminato che Mussolini avrebbe voluto proiettare. Sarfatti proveniva da ambienti veneziani colti e benestanti: il suo salotto a Milano divenne il crocevia delle avanguardie artistiche e dei pensatori che, per un tempo, cercarono equilibrio tra estetica e politica. Scrisse la prima biografia autorizzata del Duce e agì da cinghia di trasmissione verso l’élite intellettuale europea. Quando però il fascismo si radicalizzò, quando il rapporto con Hitler si fece vincolante e le leggi razziali colpirono anche lei (nata da famiglia ebrea), la relazione si incrinò. Nel 1934 il legame si sfasciò formalmente; Sarfatti dovette esiliarsi dopo il 1938 e passò molti anni lontana dall’Italia. La sua storia è quella di una donna che cercò di essere più che amante: volle essere anima culturale di un regime che non avrebbe potuto, alla lunga, accettare il suo spirito libero.


Claretta Petacci è stata giustiziata insieme al Duce

Claretta Petacci, l'ombra che seguì il Duce nella morte
Quando il corso della Storia si volse verso un epilogo tragico, Clara Petacci divenne la passione definitiva, l’ossessione che accompagnò Mussolini fino all’ultimo. Clara non fu una semplice amante: divenne colei che condivideva il destino del dittatore. Nata a Roma nel 1912, figlia di un medico noto nei palazzi vaticani, Claretta maturò sin da giovane una devozione quasi religiosa per il Duce. Quando, nel 1932, gli scrisse lettere e lo fermò per strada a Ostia: fu l’innesco di una relazione che sarebbe poi durata – con pause, tensioni, gelosie ­– fino alla morte. Clara sposò formalmente nel 1934 un ufficiale dell’aviazione, Riccardo Federici, ma la separazione arrivò presto: il suo legame emotivo con Mussolini superava ogni formalità. Mentre il regime collassava, lei posò al suo fianco: quando fu catturato dai partigiani, non esitò a restare accanto a lui. Il 28 aprile 1945, vennero giustiziati insieme a Giulino di Mezzegra. I loro corpi vennero esposti a Piazzale Loreto, come simboli esausti di un potere ormai dissolto. Quella di Clara è una storia che mescola amore ossessivo, tragedia politica e mito – la donna che volle morire con Mussolini, convinta che senza di lui non potesse esistere.

Benito Mussolini durante uno dei suoi comizi

Nel racconto delle donne di Mussolini non troviamo eroine ideali, né vittime passive. Troviamo donne che agirono, amarono, lottarono - spesso tra loro - ciascuna con la propria cifra di forza o fragilità in un contesto dove il potere erodeva e bruciava tutto, distruggeva ogni distinzione morale, massacrava i rapporti, ordinava. Rachele fu la roccia del mito domestico; Ida la testimonianza di un amore tradito; Sarfatti la scommessa culturale; Clara l’estrema consacrazione di un desiderio fino al sacrificio. E poi tante altre amanti, storie di un incontro e via, di una sola notte. Molte reali, altre millantate o raccontate. Il Duce voleva appropriarsi di tutto: della politica, dell’Italia e persino dei sentimenti. Ma queste donne gli restarono accanto solo in parte, alcune fino alla fine, altre respinte, altre tradite. E' impossibile fare un semplice catalogo di amanti, molto più semplice pensare a un uomo che volle totalizzare la vita altrui e incontrò in queste donne non soggetti plastici, ma spesso ostacoli, rivendicazioni, coscienze. Le loro ombre hanno superato quella del Duce, perché al margine del potere sorge ugualmente la libertà di chi non accetta di essere proprietà.

Newsletter Iscriviti ora
Riceverai gratuitamente via email le nostre ultime notizie per rimanere sempre aggiornato

*Iscrivendoti alla newsletter dichiari di aver letto e accettato le nostre Privacy Policy

Aggiorna le preferenze sui cookie