Lutto
E' morta Ornella Vanoni, artista che ha segnato la canzone italiana con classe, ironia e autenticità. Si è spenta a Milano all’età di 91 anni, a causa di un malore che l'ha colpita nella sua abitazione. Ornella Vanoni non era solo una cantante: era un’icona, una donna che ha saputo costruirsi un percorso lungo decenni, attraversare generazioni, cambiare registro pur mantenendo intatta la propria identità.
Un percorso di vita intenso
La sua storia racconta di scelte, cambiamenti, passione per la musica e l’arte. Figlia di un padre industriale farmaceutico e di una madre chiamata Mariuccia, ricevette un’educazione rigorosa dalle Orsoline e frequentò collegi in Svizzera, Francia e Inghilterra. Inizialmente la sua aspirazione era diventare estetista, ma il destino la condusse sui palcoscenici dell’arte: nel 1953 si iscrisse all’Accademia d’arte drammatica del Piccolo Teatro di Milano di Giorgio Strehler, esordendo come attrice in Sei personaggi in cerca d’autor di Luigi Pirandello nel 1956. Nel 1957 avviò la carriera musicale e ben presto si fece conoscere con repertori anche audaci — ad esempio le cosiddette canzoni della mala — fino a esibirsi al Festival dei Due Mondi di Spoleto nel 1959.

Il conferimento della Laurea Honoris Causa in Musica, Culture, Media, Performance all’Università Statale di Milano
Una voce e mille declinazioni
Ornella Vanoni ha saputo essere interprete di se stessa e della condizione femminile in continuo mutamento. Ha affrontato l’amore, la solitudine, l’ansia, la malattia, la vecchiaia, con una sincerità che in pochi avevano. È stata protagonista di oltre cento album, ma soprattutto ha collaborato con grandi della musica e del jazz: da Gino Paoli (suo compagno negli anni Sessanta) fino a jazzisti di fama mondiale come Herbie Hancock. Ha partecipato otto volte al Festival di Sanremo, pur non vincendolo mai: il miglior piazzamento nel 1968 con Casa bianca. La sua voce non si spegne con l'ultimo respiro; rimane nei dischi, nelle canzoni entrate nel patrimonio collettivo, nei ricordi di chi l’ha ascoltata, di chi è cresciuto con lei. Il suo percorso ci ricorda che l’arte non è solo spettacolo, ma esperienza, presenza, testimonianza. In un periodo in cui la musica spesso rincorre la velocità, Vanoni era simbolo di lentezza, perfezionismo, attenzione al dettaglio, all’anima della canzone e con il suo stile ha saputo attraversare epoche e restare attuale, senza mai tradire se stessa.
60 milioni di dischi
Lunghissima la sua carriera. Ha collaborato con tantissimi artisti italiani, da Paolo Conte a Ivano Fossati, da Fabrizio De André a Lucio Dalla e molti molti altri. Ma ha lavorato anche con musicisti di fama mondiale: George Benson, Michael Brecker, Randy Brecker, Ron Carter, Eliane Elias, Gil Evans, Steve Gadd, Herbie Hancock, Chris Hunter, Lee Konitz e Herbie Mann, per fare alcuni dei nomi. Oltre 60 milioni di dischi venduti, premi e riconoscimenti ottenuti ovunque. 105 gli album pubblicati, 41 registrati in studio, 7 live e 57 raccolte. Tra i suoi brani più belli Senza fine, Io ti darò di più, Insieme a te non ci sto più, L'appuntamento, Una ragione in più. E tante, tante altre. Non solo musica. Vanoni è stata protagonista anche sul grande schermo (una decina i film), a teatro e in programmi televisivi e radiofonici.
Ornella Vanoni ha venduto 60 milioni di dischi in tutto il mondo
Gli amori
La vita sentimentale di Ornella Vanoni ha spesso viaggiato accanto alla sua carriera artistica, intrecciandosi con nomi e storie che hanno segnato intere epoche dello spettacolo italiano. Quattro amori, in particolare, hanno lasciato un segno profondo, trascinando la cantante sulle pagine della cronaca rosa e dentro vicende personali complesse, spesso dolorose, sempre vissute con la schiettezza che la contraddistingue. Il primo incontro decisivo avvenne nel 1953, quando Vanoni si legò al celebre regista teatrale Giorgio Strehler. Fu un anno intenso, artisticamente e sentimentalmente, un legame che affascinò il mondo del teatro e che però si interruppe per scelta della stessa cantante. Anni dopo, con la sincerità che l’ha sempre accompagnata, spiegò che alla base della rottura vi erano “cattive abitudini” del regista. In uno dei ricordi più duri, Vanoni rivelò anche la sua personale esperienza con la cocaina: "La mia dipendenza dalla coca sarà durata due anni, perché per stare con un uomo che la assume per anni o la assumi anche tu o non ci puoi stare". Dopo Strehler, nella sua vita arrivò Gino Paoli. Con lui non solo una collaborazione artistica di grande valore, ma una relazione tormentata, segnata da slanci e rotture, passioni e silenzi. Una storia che bruciava troppo, tanto che i due decisero infine di separarsi. Solo molto tempo dopo, la cantante scelse di condividere uno dei capitoli più dolorosi di quel rapporto: la perdita di un figlio avuto da Paoli, un dolore rimasto nascosto per anni. Non fu l’unico momento difficile legato alla maternità. Vanoni ha raccontato infatti di aver abortito in un’altra fase della sua vita, quando era legata a un ragazzo svizzero. Nel 1960 arrivò invece un passo più solido: il matrimonio con l’impresario teatrale Lucio Ardenzi. Sembrava l’inizio di una nuova stabilità, ma anche questa unione non resse alla prova del tempo. I due si lasciarono poco prima della nascita del figlio Cristiano, venuto alla luce nel 1962. Un rapporto concluso, ma non un capitolo chiuso, perché proprio attraverso il figlio e i due nipoti che la cantante ha oggi, la storia ha continuato a vivere in forme diverse dall'amore.
La politica
Non ha mai fatto mistero di appartenere idealmente al Partito Socialista, ma fu delusa dall'era craxiana nonostante l'amicizia personale con lo stesso Craxi. E' stata candidata al consiglio comunale di Milano nel 2011, nella lista civica Milano al centro, in appoggio alla ricandidatura di Letizia Moratti, ma senza essere eletta.
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