Foiano della Chiana
Oscar Farinetti sarà a Foiano per presentare il suo libro
Giovedì 4 dicembre alle 21 nella Galleria Furio del Furia, il Foiano Book Festival chiude la sua settima edizione con uno degli appuntamenti più attesi dell’intera rassegna 2025: l’incontro con Oscar Farinetti. Imprenditore visionario, fondatore di Eataly e figura tra le più innovative del panorama italiano, Farinetti arriva a Foiano non solo come protagonista dell’economia e della cultura gastronomica, ma come autore del suo primo romanzo, La regola del silenzio, pubblicato da Bompiani.
Un passaggio inatteso e affascinante: dalla saggistica alla narrativa, dall’analisi del cibo e dell’impresa al racconto intimo, umano e letterario. Sarà il giornalista Luca Caneschi a guidare il dialogo, in un incontro che promette riflessioni sulla scrittura, sul futuro del cibo e sul ruolo della cultura in un presente complesso.
Una chiusura di grande rilievo per un festival che anche quest’anno ha saputo diventare, per tutto il mese di novembre, un punto di riferimento culturale per la Toscana.
- Farinetti, perché solo adesso dopo anni di saggistica, arriva il suo primo romanzo? Cosa rende questo momento quello giusto per fare il salto verso la narrativa? È una necessità personale o un nuovo modo per leggere il mondo?
Era la voglia fortissima di confrontarmi con la narrativa. Provare a raccontare la mia morale, anziché in un saggio, infilandola dentro una trama romanzesca. E ci ho impiegato 5 anni a scriverlo il mio primo romanzo. Volevo fosse impeccabile.
- Il titolo “La regola del silenzio” porta con sé una tensione forte. Per lei il silenzio oggi è un rifugio, un gesto di ribellione o una forma più profonda di comunicazione?
È l’unico modo per ascoltare i propri sentimenti. Inoltre è l’unico modo per comprendere i sentimenti altrui. Infine, usato sapientemente è il modo più profondo di comunicare.

L'imprenditore e autore Oscar Farinetti
- Il protagonista, Ugo Giramondi, vive una fragilità che diventa forza. Quanto della sua esperienza - come uomo, padre, imprenditore e viaggiatore - è entrato nella psicologia di questo personaggio?
Hemingway diceva che in fondo scriviamo sempre lo stesso libro e, in fondo, lo facciamo per parlare di noi stessi. Certo che ci sono io dentro Ugo, ma anche in suo padre, in suo nonno. Ci sono perfino dentro Augusta. L’esperienza personale entra prepotentemente in ogni riga, ma poi diventa fantasia: infine succede, come diceva Marquez, che la fantasia prevalga sull’esperienza.
- Nel romanzo emerge un grande rispetto per chi custodisce le storie: librai, lettori, editori. In un Paese che legge poco, ma che conserva un altissimo patrimonio culturale, qual è il ruolo - o la missione - delle librerie indipendenti oggi?
Convincere il maggior numero di persone a leggere. Un Paese che non legge non ce la può fare. Anche per questo ho scritto un romanzo dove sono protagonisti i libri. E alla fine li ho elencati i libri che hanno cambiato la vita a Ugo Giramondi, dunque a me, e che possono cambiarla anche ai miei lettori: di questo son convinto.
- Il tema del cibo resta centrale nella sua storia professionale. Se dovesse indicare una sola priorità per il futuro - sostenibilità, accessibilità o qualità - quale dovrebbe guidare il modello alimentare dei prossimi anni?
Rispettare la filiera del cibo: Agricoltura - Trasformazione - Cucina - Piatto - Godimento e Salute. Chi non capisce di agricoltura e trasformazione non può capire di cibo, quindi: corsi di educazione agroalimentare in tutte le scuole.
- Arriva al Foiano Book Festival in un momento di passaggio: meno Eataly, più scrittura, più pensiero. Con quale spirito si presenta al pubblico? Che tipo di dialogo - o di silenzio - si aspetta di condividere con chi verrà ad ascoltarla?
Mi aspetto che mi prendano per quello che sono: uno che si occupa di più cose e fa più mestieri… ma con impegno: più olismo e meno specializzazione.

Nel romanzo è fondamentale il ruolo del silenzio
- Viviamo un tempo di guerre, paure economiche e conflitti di identità. Da imprenditore e da autore: può ancora un libro cambiare qualcosa? La cultura è solo consolazione, o può diventare azione?
La cultura è tutto. Serve a farsi venire dei dubbi, a cambiare idea, a cercare armonia… ad accettare il compromesso. In questo senso favorisce la pace. La cultura è utile nel lavoro, in famiglia. E poi, ragazzi, è l’unico orgasmo che ci siamo creati noi umani da soli. Gli altri (cibo e sesso) ce li siamo ritrovati. Dunque dovremmo essere orgogliosi di aver creato la cultura. Pazzesco non approfittarne.
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