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La raccolta

Meno olive e poco olio, ma qualità eccellente: inizia il periodo dell'oro verde. E spunta la firma contro le falsificazioni

Julie Mary Marini

16 Ottobre 2025, 06:10

Olio

Iniziato il periodo dell'olio

Debutta con una piccola rivoluzione la nuova stagione dell’olio toscano: dal 10 ottobre, ogni bottiglia di Toscano IGP porta al collo una fascetta anti-contraffazione realizzata dalla Zecca di Stato. Un sigillo di autenticità, ma anche un gesto simbolico: la Toscana che custodisce il suo oro verde con la stessa cura con cui lo produce, difendendolo da imitazioni e frodi. È il primo contrassegno di questo tipo per un olio Igp italiano e segna una tappa decisiva nel percorso di trasparenza e tutela del prodotto più identitario della regione. Eppure, paradossalmente, quest’anno di olio ce ne sarà meno. Le campagne olivicole, partite come di consueto lungo la costa maremmana, raccontano di una stagione di scarica: meno olive sugli alberi, ma rese in frantoio più generose, con un incremento medio di due o tre punti percentuali rispetto al 2023. “È il normale ciclo dell’olivo,” spiega Fabrizio Filippi, presidente del Consorzio di Tutela dell’Olio Extravergine Toscano Igp, “un’alternanza che conosciamo bene e che quest’anno si accompagna comunque a un’ottima qualità del prodotto finale".

L'olio, oro verde della Toscana

La Maremma, come sempre prima a partire con la raccolta, anticipa dunque l’andamento di tutta la regione. Le prime spremiture fanno ben sperare: meno quantità, ma un olio di eccellenza certificata, nel pieno rispetto del disciplinare Igp. Le stime parlano chiaro: tra i 22 e i 25 mila quintali complessivi, contro i 35 mila dell’anno scorso, che sfiorarono un record. Un calo significativo, ma che non spaventa il Consorzio. “La qualità resta il nostro punto di forza”, ribadisce Filippi. Tra le sfide più insidiose di questa annata c’è la mosca olearia, tornata a farsi vedere dopo un’estate insolitamente mite, un clima che favorisce la proliferazione dell’insetto, nemico giurato delle drupe. “Le aziende oggi dispongono di strumenti di monitoraggio e contenimento efficaci - spiega Filippi - e questo ci consente di intervenire tempestivamente per proteggere le produzioni".

Ma il vero banco di prova, per l’olivicoltura toscana, resta quello economico. I costi di produzione continuano a crescere e minacciano la sostenibilità del comparto. “Dietro un litro di olio - osserva Filippi - c’è un anno intero di lavoro, sempre più complesso e imprevedibile. Il clima non offre più certezze, i raccolti oscillano, la concorrenza estera immette sul mercato prodotti di bassa qualità a prezzi stracciati. In questo scenario, la differenza la farà la capacità dei produttori di innovare, ottimizzare e credere nella qualità". Investire nelle olivete, migliorare le tecniche di gestione e puntare sulle certificazioni IGP, sottolinea il presidente, “non è solo una scelta etica, ma una strategia economica”: una garanzia che consente di mantenere valore, riconoscibilità e competitività anche nei mercati internazionali, oggi più che mai interessati al Toscano Igp. Perché, al di là dei numeri, l’olio toscano resta un racconto di resistenza e identità: meno olive, sì, ma più valore. Un prodotto che continua a parlare di terra, fatica e autenticità — e che, con quella nuova fascetta, promette di difendere fino all’ultima goccia la sua verità.

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