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Commercio

Black Friday, la storia vera e la caccia all'affare ormai diventata una tappa obbligata

Julie Mary Marini

26 Novembre 2025, 17:23

Black Friday, la storia vera e la caccia all'affare ormai diventata una tappa obbligata

Black Friday, caccia all'affare

Il Black Friday è diventato un rituale globale, una specie di carnevale consumistico che segna l’inizio non ufficiale delle feste natalizie. Ma dietro a quel venerdì di sconti e code virtuali c’è una storia sorprendentemente più lunga e stratificata di quanto sembri. È un racconto che parte dall’Ottocento, passa per le strade congestionate di Philadelphia, arriva ai centri commerciali degli anni Novanta e poi si riversa nelle notifiche dello smartphone, quando il venerdì inizia giorni e giorni prima e finisce… quando i brand decidono che è finito. È curioso pensare che la prima apparizione del termine non avesse niente a che fare con lo shopping. Nel 1869, due speculatori tentarono di manipolare il mercato dell’oro americano, provocando un collasso finanziario che i giornali definirono Black Friday. Una ferita economica, non certo una festa. La metamorfosi del termine iniziò quasi un secolo dopo, a Philadelphia, dove poliziotti e giornalisti cominciarono a chiamare così il giorno dopo il Ringraziamento. Le strade venivano invase da turisti, automobilisti impazienti e compratori in cerca dei primi regali di Natale: un caos tale che gli agenti odiavano quel turno come pochi altri. Il nome attecchì prima localmente, poi si diffuse a livello nazionale, anche grazie a un piccolo maquillage commerciale: qualcuno provò a renderlo più “vendibile” sostenendo che i negozi, dopo mesi “in rosso”, tornassero finalmente in nero, cioè in attivo. Una leggenda metropolitana comoda, rassicurante e funzionale, che aiutò il marketing a ripulire l’immagine di una giornata che fino ad allora evocava soprattutto stress e ingorghi.

Il Black Friday è diventato l'inizio degli acquisti per le feste di Natale

Col tempo, però, il Black Friday smise di essere un semplice evento e divenne un fenomeno culturale. Negli anni Novanta, con il boom dei grandi mall americani, era già una tradizione: le persone facevano la fila all’alba, le porte si aprivano come a un concerto rock e i telegiornali dedicavano servizi agli entusiasmi eccessivi, alle cacce spietate all’ultimo televisore rimasto. Ma il vero salto è arrivato con l’e-commerce: quando Amazon ha iniziato a puntarci davvero, il Black Friday ha smesso di essere un giorno e si è trasformato quasi in una stagione, con offerte che partono molto prima e tracimano fino al “Cyber Monday”, un’invenzione nata per promuovere lo shopping online quando lo shopping online era ancora una novità.

Sempre più numerosi gli acquisti in rete

In Italia, la moda è arrivata tardi ma con entusiasmo improvviso. Fino ai primi anni 2010 era un concetto quasi sconosciuto; poi, nel giro di un paio d’anni, è diventato una tappa obbligata nel calendario commerciale, anche più della classica stagione dei saldi. Oggi qualsiasi negozio — dall’elettronica ai cosmetici, dai libri alle assicurazioni — si sente in dovere di annunciare non solo il Black Friday, ma la Black Week, la Black Month, e persino il pre-Black Friday, in una sorta di tempo dilatato che ha perso il riferimento originario, diventando un lungo pentolone di offerte reali, finte o semplicemente regolari. Eppure, nonostante il suo successo planetario, il Black Friday è anche un evento controverso. In diversi paesi europei, Francia in testa, si è discusso di limitarlo perché considerato dannoso per i piccoli negozi e per l’ambiente; altrove, come in Iran, è stato rinominato per motivi culturali. Ma il suo potere simbolico resta intatto: è il giorno in cui il consumo diventa spettacolo, una liturgia collettiva fatta di timer che scendono verso lo zero, algoritmi che rincorrono le nostre preferenze e notifiche che lampeggiano come fuochi d’artificio digitali. Forse è proprio per questo che attira così tanto. Non è solo l’idea dell’affare: è una sorta di rito sociale, una data che racconta come siamo cambiati e quanto sia cambiato il modo di comprare. Un venerdì nato come incubo per i poliziotti di Philadelphia e diventato il simbolo del capitalismo popolare, accessibile, compulsivo, globale. Un paradosso affascinante: una giornata chiamata “nera” che, per milioni di persone, segna l’inizio della stagione più luminosa dell’anno.

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