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Delitto di Foiano

Arezzo, l'omicida: "Mi ha offeso e l'ho uccisa. Letizia era infuriata per i pulcini di pavone scappati"

Luca Serafini

10 Ottobre 2024, 05:34

La vittima e l'omicida

La vittima e l'omicida

"Mi ha offeso, non ci ho visto più e l'ho uccisa. Letizia era infuriata perché i pulcini del pavone erano scappati, dava la colpa al marito, questo non era giusto". L'omicida di Foiano, il pakistano 37enne Muhammad Irfan Rana, è stato interrogato in carcere ad Arezzo ed ha confermato la confessione resa domenica 6 ottobre, il giorno dopo il delitto, aggiungendo particolari sul litigio concluso nel sangue nella tenuta della Valdichiana dove era accolto nell'ambito familiare per la sua relazione con la figlia della coppia, in quei giorni in Spagna per una vacanza.

Ha continuato a parlare di bastone come arma con cui ha colpito alla testa la donna, ma in realtà si tratterebbe di una zappa, forse simile a quella che la 72enne psicologa e psicoterapeuta amante della natura, impugna sorridente in una delle tante foto nel profilo legato alla produzione di iris. L'attrezzo agricolo sequestrato dai carabinieri è oggetto di accertamenti tecnici e scientifici.

Il pakistano dopo aver taciuto davanti al gip nell'udienza di convalida del fermo, ha deciso di parlare esponendo la sua verità al procuratore Gianfederica Dito e al pm Angela Masiello che si sono recate in carcere mercoledì 9 ottobre. Accanto all'omicida, l'avvocato Maria Fiorella Bennati.

Trapela qualcosa sul contenuto della serie di domande e risposte, dalle 15 alle 17. Con italiano incerto e ancora un po' confuso Muhammad avrebbe descritto la vittima come una donna dai tratti forti, decisi, spigolosa, che disponeva il da farsi nella tenuta e in quel periodo era molto arrabbiata perché era sparita la nidiata di pavoni - animale per il quale nutriva particolare predilezione - e di questo attribuiva la colpa al marito. Il pakistano era contrariato da un tale atteggiamento e avrebbe preso le difese dell'uomo, 72enne di origini canadesi.

Di fronte all'ira di Letizia, durante una discussione con lei mentre i due camminavano nella fattoria dove lei - dalla profonda spiritualità e incline a certe pratiche sciamaniche - intendeva realizzare dei "laghetti spirituali", al culmine di incomprensioni e parole grosse, Muhammad dice di aver perso il controllo: ha afferrato l'arnese e l'ha ammazzata. Un delitto d'impeto.

Ma questa è la sua versione, mentre quella della vittima soppressa con inaudita ferocia, non si saprà mai. La verità processuale cercano di accertarla per quanto possibile gli inquirenti. Riscontri ematici su oggetti e indumenti sono in corso. Oggi, giovedì 10 ottobre, viene conferito al professor Mario Gabbrielli l'incarico per l'autopsia sul corpo per fare luce sulle modalità dell'omicidio, sulla compatibilità con la zappa, sul fatto se la 72enne è stata abbandonata agonizzante. Un vero movente, dunque, non ci sarebbe stando a questa ricostruzione, né di tipo economico né riconducibile ad altro.

Dopo la segnalazione di scomparsa lanciata ai carabinieri, dalla Spagna, dalla figlia - il padre, ignaro dell'accaduto, era allarmato per il mancato rientro della moglie per cena e l'ha chiamata - il cadavere fu trovato prima della mezzanotte del 5 ottobre. La donna indossava pantaloni della tuta, una maglia, calze di lana e ciabatte. Aveva una ferita profonda in fronte. A distanza di poche ore i carabinieri erano già certi che l'autore fosse il pakistano, nel frattempo andato da Foiano a Prato, fatto rientrare, poi portato in carcere dopo il fermo. Il suo racconto offre conferme, chiavi di lettura ma lascia anche perplessi.

Servizio sul Corriere di Arezzo di giovedì 10 ottobre

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