Il caso
Sommerso da falsi acquisti (foto d'archivio)
"Fermate quelle due stalker". Parla al Corriere di Arezzo l'uomo di 57 anni, camionista di Cesena, perseguitato con il quotidiano recapito a casa di oggetti e servizi non richiesti, ordinati a suo nome, ritiene, da due donne della provincia di Arezzo. Oltre al carro funebre, con tanto di avviso al prete per il funerale, di tutto e di più: pizze e torte, preservativi, macchine da cucire, coltelli, materassi, abbigliamento, prenotazione al beauty center e in hotel, spurgo pozzi.
"Fanno ordini a mio nome, con pagamento in contrassegno e invio al mio indirizzo di casa in provincia di Cesena. Usano sempre il solito numero di telefono nelle attività dove chiamano, così un giorno l'ho composto e mi ha risposto una delle due donne, dicendomi dove abita e allora ho ricollegato tutto e ho capito chi sono". Paolo è convinto che a ordire le iniziative siano madre e figlia residenti in Casentino nel paese dove lui ha abitato fino al 2014 quando lavorava per una ditta di prefabbricati della zona ed era sposato là. All'origine delle azioni, oltre duecento, non ci sarebbe alcun episodio. "Ma già all'epoca ricevevo lettere anonime".
Esasperato dalla situazione, costretto a rispedire e annullare ordini, l'uomo si appella all'autorità giudiziaria che possa intervenire con i suoi strumenti per bloccare la serie di episodi. Fastidiosi per lui e anche dannosi per le aziende coinvolte. A novembre previsto ad Arezzo in tribunale un processo nel quale le donne sarebbero chiamate a rispondere per episodi di cattivo vicinato con lancio di oggetti.
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