AREZZO
Alessandro Calori
Si intitola “1-0 Calori”, esce domani, lo ha scritto Paolo Ortelli, ed è dedicato al difensore ex Arezzo, Montevarchi, Pisa, Udinese, Perugia, Bresci e Venezia, Alessandro Calori che il 14 maggio 2000, nel diluvio del Curi, con la maglia del Perugia, segnò di destro, tolse alla Juve lo scudetto e lo mise nelle mani della Lazio. Da quella rete sono passati quasi 25 anni – l’anno prossimo – e Paolo, l’autore del libro edito da Milieu edizioni, in quel maggio del 2000, aveva sedici anni. Quattro anni prima aveva deciso di tradire il suo Milan per cominciare a tifare Udinese e si era innamorato di Alessandro Calori, capitano della squadra friulana che per la prima volta nella sua storia si era qualificata alle coppe europee. “Calori – scrive nella sinossi del libro – era l’esempio supremo del calciatore condottiero, lo storico capitano delle miracolose stagioni con Bierhoff, Amoroso e Zaccheroni. Il motivo di mille prese in giro subìte dai compagni di scuola”. Nella settimana che precedette quella storica partita a Perugia, Paolo aveva ripetuto come un mantra “1-0 Calori. E 1-0 fu”. Alessandro Calori, aretino, sorride ed è orgoglioso di questo libro al quale “ho dato l’autorizzazione, perché troppo bello”, dice. Non è una biografia, ma una specie di diario di un ragazzo tifoso del suo idolo. Un omaggio al campione che ha fatto sognare Paolo Ortelli, originario di Como. Come accade a chi ha segnato la storia, anche Calori viene ricordato per quel gol: “Mi sembra che più passa il tempo e più vengo ricordato solo per quello”, dice Calori. “Ma lo sapevate che in quel campionato, a Perugia, prima di quel gol, ne feci altri cinque e per un difensore è qualcosa di straordinario”. Ma nessuno li ricorda, o meglio, a pochi interessano, perché Calori con un quel tiro esterno di collo destro, fece davvero la storia. Lui aretino, che giocava con la maglia del Perugia e che tolse lo scudetto alla Juve, non sapeva di quale “vendetta” avrebbe fatto proprio al popolo amaranto, quando sette anni dopo la Juve con una sconfitta sciagurata contro lo Spezia, aveva mandato in serie C l’Arezzo. “Quel gol al Curi era come se di colpo avesse cancellato 600 partite che avevo disputato, i traguardi raggiunti, c’era solo Perugia-Juventus”. Anche perché quella partita ebbe qualcosa di incredibile, il segno dal cielo che si riversò sul Curi. Il diluvio che fece interrompere il match e dopo la lunga attesa “il campo che dopo tutta quell’acqua si asciugò – racconta ancora Calori – e il gioco che riprese”. “Sì segnai, in quel momento non mi resi conto, ma subito dopo sì. Feci gol di destro esterno, fu qualcosa di incredibile, ma soprattutto lo furono i giorni a venire”. Alessandro Calori diventò l’idolo per i tifosi laziali e il carnefice per quelli bianconeri. Ma se quel gol regalò lo scudetto alla Lazio, il malumore alla Juve, a Calori che cosa portò? “I mesi successivi furono incredibili. Avevo tifosi che mi osannavano e tifosi che mi odiavano, per così dire - racconta Calori - Ricordo che alcuni della Fiorentina vennero fin sotto casa mia e appesero le sciarpe per ringraziarmi del gol segnato alla Juve”. “L’altra faccia della medaglia fu che ricevetti minacce, lettere minatorie da tifosi bianconeri. Ma io - racconta ancora Calori - ho solo fatto il professionista. Il mio lavoro. Come avrei fatto in qualsiasi altra partita e come ho successivamente fatto”.
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