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LAVORO

Arezzo, chiude il negozio di scarpe dopo 5 anni: "Torno a fare la dipendente. Lo Stato non tutela i giovani"

Francesca Muzzi

11 Dicembre 2024, 10:15

Sara Riahi

C'è la delusione, ma anche la voglia di guardare avanti e di correre incontro alla nuova vita. Sara Riahi ha 29 anni e il 28 dicembre tirerà giù per sempre la saracinesca del suo negozio di calzature che in barba alla scaramanzia aveva chiamato Tredici ed è in via Madonna del Prato. La sua storia, però, non è, purtroppo un’eccezione, ma la conferma di “come sia difficile per noi giovani farsi strada nel mondo del lavoro. Specialmente in Italia”. Sara lo può dire con ragione, perché nel suo curriculum ci sono anche esperienze con aziende internazionali: “E sui giovani c'è molta più fiducia”. Specialmente se decidi di aprire un negozio in una città così grande, ma anche così piccola, come Arezzo: "Mi sono ritrovata a dovere fare i conti con chi i negozi ce li ha da una vita. Mi sono ritrovata a dovere essere sempre scavalcata e a ritrovarmi in un imbuto, senza quasi avere parola. Qua ci sono sempre i soliti nomi, i soliti noti e a noi giovani non resta che sgomitare per farci sentire. Urlare per essere ascoltati e non è giusto”. E così, nonostante abbia stretto i denti per cinque anni alla fine ha dovuto alzare bandiera bianca. Il suo saluto lo ha affidato ad un lungo post su Facebook, perché Sara in centro ad Arezzo, è conosciuta. Non fosse altro che per le scarpe e per il suo sorriso sempre pronto ad accogliere ogni cliente. Prima come commessa e poi dentro il suo sogno che si è avverato anche se per poco, aprire un negozio tutto suo. Era riuscita a ridare vita anche ai locali dove un tempo c’era la libreria Mori, sotto i Portici, per poi trasferirsi in via Madonna del Prato. “Nella vita i cambiamenti sono continui - scrive Sara su Facebook - Ciò a cui hai sempre rinunciato diventa improvvisamente fondamentale e ciò di cui non avresti mai fatto a meno, passa in secondo piano (...) Con il grande dispiacere di non potervi avere più a riempire le mie giornate annuncio che Tredici chiuderà i battenti. Ciò che mi farà più male lasciare, siete proprio voi, voi che con me avete vissuto tutte le montagne russe di questi 5 anni pazzeschi, voi che avete riempito le mie giornate di risate, di chiacchiere, voi che mi avete sempre resa orgogliosa del lavoro che ho fatto. Grazie a voi chiudo senza rammarico, chiudo con la convinzione di aver dato tutto per la mia attività e chiudo con la consapevolezza che adesso è giunta l’ora di dover girare il mio sguardo altrove. È stata un'esperienza fantastica, pazza, incredibile, difficile, meravigliosa e straordinaria. 11 anni fa iniziando a fare la commessa mi sono promessa che prima o poi avrei gestito un negozio tutto mio, a soli 23 anni sono riuscita ad avverare il mio sogno ed oggi alla soglia dei 29 non posso che essere stra orgogliosa del lavoro che ho fatto e in questo momento orgogliosa della scelta che ho preso”. La scelta di Sara è quella di “tornare a fare la dipendente. Non starò con le mani in mano, ovviamente - sottolinea - ma tornerò a lavorare come dipendente. Una scelta voluta, ma anche imposta, perché se ogni giorno devo combattere con burocrazia e con uno Stato che, ripeto, non aiuta i giovani, allora tanto meglio tornare a fare la dipendente. Meno responsabilità e uno stipendio sicuro. Per il momento questa è la mia scelta. Magari un giorno tornerò ad essere titolare. Per il momento voglio essere titolare di me stessa e della mia vita”. “C'ho provato, ci sono riuscita anche se per poco, mi sono tolta le soddisfazioni - prosegue Sara - ma ho capito che non potevo rimetterci più che guadagnare. E' giusto? Per me sì. Dico solo a chi ha la mia età e vuole mettersi in proprio: la strada è difficile, ma non impossibile. Non è vero che non abbiamo voglia di lavorare, chiediamo solo di metterci in condizioni di farlo. Ora però mi riprendo la mia vita”.

Servizio sul Corriere dell'11 dicembre

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