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L'APPELLO

Sindaco lancia raccolta firme al vescovo per fare promuovere il vice parroco

Francesca Muzzi

22 Gennaio 2025, 01:07

Il prete e il sindaco

Don Varghese e il sindaco Santucci

Di solito lo fanno i parrocchiani, ma stavolta ha preso carta e penna e lo ha fatto il sindaco. Alberto Santucci, primo cittadino di Badia Tedalda, ha deciso di dare il via ad una raccolta firme per fare promuovere il parroco, don Varghese, da vice a, per così dire, titolare. Un titolare c’è, ma arriva, ogni tanto, da Pieve Santo Stefano. E così il primo cittadino che già ha perso il medico dopo oltre 40 anni, perché è andato in pensione, adesso ha deciso di mettersi a capo di questa battaglia perché il vice parroco venga promosso e possa in tutto e per tutto governare la parrocchia. Certo, il vice può celebrare messa e dare tutti i sacramenti, ma se, per esempio, c’è da chiedere o riempire un documento per rifare il tetto, allora occorre la firma del parroco. Mansioni che il sindaco Santucci adesso chiede al vescovo Andrea Migliavacca di delegare a don Varghese attraverso una promozione. Ma non c’è solo la raccolta firme per questo. Due sono i punti. L’altro è “per ringraziarlo di vero cuore per il suo impegno pastorale in quest’anno passato insieme”, scrive Santucci. A ottobre scorso, in paese cominciò a girare la voce che don Varghese sarebbe stato trasferito. Addirittura si insinuò che qualcuno avesse cominciato a raccogliere le firme per sostenere questo trasferimento. Che alla fine non accadde. Ma anzi, il parroco di origine indiana, è rimasto a Badia Tedalda e, secondo quello che dice sia il sindaco Santucci, ma anche gli stessi residenti, è ben voluto da tutti. Tanto che, appunto, il sindaco ha deciso di dedicargli questa raccolta firme.
Purtroppo la crisi delle vocazioni e i preti che mancano sono uno dei temi che salutariamente vengono trattati. Oggi, nella nostra diocesi, ci sono troppi preti anziani e pochi giovani, ricambi quasi vicino allo zero, con il rischio che tra vent’anni alcune delle parrocchie, oggi rette da sacerdoti over e che spesso si trovano in zone montane, possano scomparire od essere accorpate. Lo dicono i numeri che ci offrono un quadro della nostra diocesi di Arezzo-Cortona-Sansepolcro. Lo specchio della situazione diviso per fasce di età, ma non solo anche religiosi (coloro che appartengono agli ordini religiosi, come i frati), fidei donum e studenti. Quattro categorie, dove la più numerosa è quella degli incardinati, termine con il quale si indicano i sacerdoti per così dire titolari e coloro che stanno in parrocchia. In totale sono 122. Due le categorie per fasce di età che sono più numerose. La prima è quella tra i 50 e 59 anni dove ci sono 29 sacerdoti. L’altra invece è quella tra i 70 e i 79 anni dove invece di sacerdoti ce ne sono 24. Ciò significa che tra venti anni, per la prima e tra dieci per la seconda, il numero dei parroci, se non ci sono ricambi, potrebbe diminuire vertiginosamente. Anche perché a guardare le altre fasce di età, tra 20 e 29 anni non ci sono sacerdoti, appena 3 tra 30 e 39 anni e 23 tra 40 e 49. Nella fascia intermedia vale a dire tra 60 e 69 anni, di parroci ce ne sono 17. Numero che aumenta (20) per i sacerdoti tra gli 80 e gli 89 anni. Sei invece hanno oltre 90 anni. Per un’età media che si aggira intorno ai 64 anni. Oggi in totale sono 122. Ma se facessimo una proiezione al futuro, di numeri di preti sotto i 75 anni nel 2034 sarebbero 71, dieci anni più tardi – 2044 – sarebbero 55.
Sono invece 90 i religiosi. Poi ci sono 15 fidei donum - il dono della fede - che indica un tipo particolare di sacerdote: quello che, rimanendo prete diocesano, sente la vocazione missionaria, inviato dal suo vescovo e dalla sua chiesa come “dono di fede” alle terre di missione. In questo caso ad Arezzo ne sono arrivati 15. Infine ci sono 9 studenti. E in questo quadro, ecco la raccolta firme di Alberto Santucci. Vediamo che cosa risposta il vescovo Migliavacca.

Servizio sul Corriere del 22 gennaio

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