IL FATTO DEL GIORNO
Il titolare del Bar Piave
Ha appeso un foglio alla porta d’ingresso per salutare non solo i clienti, ma anche tutto Saione. Dopo trent'anni Antonio Scacci, ma per tutti Marco, titolare del Bar Piave tira giù la saracinesca. Finisce un’epoca che per tanti era un punto di riferimento. Quel piccolo bar lungo via Piave, strada, a volte, salita alle cronache per qualche episodio di microcriminalità, ma che per Marco e non solo, era diventata la sua casa. Tanto che oggi dice: “Il mio più che un bar di città, era un bar di paese. In tanti sono passati, si sono fermati per un caffè e altri sono rimasti”.
Tra questi c'è Angelo Rossi, che in via Piave, ha il suo negozio di fumetti ormai da tanti anni. Sabato scorso, l'8 marzo, anche lui ha salutato il Bar Piave con un post su facebook: “Era un piccolo bar di quartiere ma gli volevo bene. Proprio piazzato davanti al mio negozio, c’ero il primo giorno di 30 anni fa quando aprì, ci sono stato quasi tutti i giorni da allora e ci sono stato oggi che ha chiuso. Mi è scesa una lacrima. Un altro pezzo di Saione che se ne va", scrive l'ex consigliere comunale.
Anche se il Bar Piave non se ne va del tutto. Ci sarà un cambio di gestione. Marco ha deciso infatti di consegnare le chiavi ad una famiglia pakistana. Magari non sarà proprio del tutto lo stesso bar, non avrà gli stessi prodotti, ma alla fine non morirà e quel piccolo spazio resterà sempre aperto. “Sono babbo e figlia e sono contento, perché il nostro Bar Piave continuerà ad avere sempre vita”.
Come ce l'ha avuta in questi anni. Un osservatorio speciale per capire come il quartiere sia cambiato: “È cresciuto, è diventato sempre più multietnico - dice Marco - Anche se a me piace pensare che a Saione, rispetto al resto della città, c'è più mondo. Certo, non nego che anche nel mio bar una volta tentarono di entrare e un'altra spaccarono il vetro, ma succede ovunque. Mica solo a Saione. Io ci sono stato bene. Per me Saione è casa e alla fine è un quartiere che ti accoglie. Come tutti i quartieri devi saperlo 'prendere' per il verso giusto”.
E come in ogni quartiere, strada, via, piazza, a tutti dispiace che il Bar Piave non ci sia più. Magari cambierà anche nome. Chissà. E anche in questi giorni di lavori e sgombero, tanta gente entra, fa un saluto e chiede a Marco, perché ha deciso di dire basta: “Perché ora voglio godermi la pensione”, risponde.
E prima di andare via, sulla porta lascia per tutti il suo saluto: “Carissimi amici, dopo quasi 30 anni di attività è arrivato il momento di salutarvi e mi sembra giusto esprimere il mio sincero ringraziamento, In tutti questi anni mi avete dato fiducia, ma anche affetto e spero di avere ricambiato nel migliore dei modi. A tutte le persone che sono passate dal Bar Piave, da chi è venuto una sola volta, chi si è unito da poco, a chi c'è sempre stato e soprattutto a tutti quelli che purtroppo non ci sono più, va tutta la mia gratitudine e il mio affetto. E' bello sapere che, nonostante le giornate difficili e la fatica di alcuni giorni, se mi guardo indietro ho raccolto tantissimi momenti con tutti voi con il sorriso. Vi porterò sempre nel mio cuore”. Segue tre volte la parola “grazie”, quello che a parti invertite un intero quartiere dice a Marco.
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