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Io, il Corriere, il territorio e quel primo articolo di sport che profuma ancora di erba rada e fango

Dal pezzo dettato al telefono all'on line che emozione il giornale

Andrea Franceschetti

22 Febbraio 2025, 19:02

Io, il Corriere, il territorio e quel primo articolo di sport che profuma ancora di erba rada e fango

Via Petrarca. Guardando piazza Guido Monaco, sulla sinistra. Salire gli scalini, a due a due, per raggiungere la redazione. Associare volti a voci sentite solo per telefono. Stringere la mano, finalmente, allo Sciurpa. E la corrispondenza dalla vallata si fa corrispondenza di amouri sensi. Ha 40 anni il Corriere Aretino. 33 dei miei 50 sono anche suoi. A conti fatti, ad oggi ho vissuto più con lui che con mia moglie.

Ho cominciato a rincorrere il tesserino da giornalista con le cronache domenical-pomeridiane dai campetti senz'erba di Seconda categoria. Dettavo quei trafiletti alla redazione di Arezzo per telefono: dall'altra parte del ricevitore, c'era chi batteva sulla tastiera, ascoltandomi dalla cornetta che tenevo incastrata fra guancia e spalla. Il gioco del telefono senza fili: quanti errori di ascolto, l'indomani, sul tabellino del match. L'arrivo del fax mi facilitò la vita. Non la facilitò a chi, in redazione, doveva copiare il pezzo e incastonarlo nell'impaginazione.

Poi ci travolse la rivoluzione della posta elettronica. Mi ricordo, però, che, mentre scrivevo il pezzo, intanto accendevo il modem: collegato alla presa del telefono, impiegava alcuni minuti prima di connettersi. Per corredare i miei pezzi di cronaca e politica locale (nel frattempo ero salito di grado…), i miei genitori mi regalarono una macchina fotografica digitale. Pesava un chilo e mezzo. Per scaricare le foto, la dovevi attaccare col cavo al computer. Il download pretendeva svariati minuti. Altrettanti l'invio dell'allegato al pezzo.

Erano i tempi in cui la notizia, per la prima volta, la si leggeva la mattina sul cartaceo. L'online costantemente aggiornato era fantascienza. E qualcosa esisteva solo se ne aveva parlato il Corriere Aretino, solo se ti anneriva le mani di inchiostro di stampa.

La prima firma in cronaca sportiva in me profuma ancora di erba rada e fango. Il mio primo “strillo” nella locandina del Corriere, davanti al giornalaio, recitava “Braccato dal cane lo salva il telefonino” (ebbene sì: agli inizi degli anni Novanta, un telefonino faceva notizia). La prima “prima” pagina sul Corriere Aretinobucava” la concorrenza con “Badia, bambini dispersi nel bosco: li ritrova la Forestale”. La mia prima intervista? Al vescovo Bassetti, su alla Verna, dopo un suo viaggio in Sud America. La “medaglia” della prima polemica: cacciatori versus Enpa, per gli abbattimenti selettivi dei troppi cinghiali.

Vita vera, di bosco (soprattutto) e di riviera (non di mare ma di lago di Montedoglio), che permetteva a un esercito di giovani penne di raccontare, con impeto e assalto. Vita vera, che si concretizzava nelle gesta e nei consigli di quel fantastico affabulatore di Mauro Bellachioma, di quel politologo insuperabile di Romano Salvi, di quel serafico (e cherubico) Serafini Luca, mago della giudiziaria, di quel talento eclettico di Gigi Alberti, di quella narratrice straordinaria di Francesca Muzzi, di quel killer da scoop di Gianluigi Basilietti (“Nella prima riga dai la notizia!”), di quel saggio fratello maggiore di nome Federico e cognome Sciurpa che, arruolandomi, mi disse: “Non scrivere quello che pensi. Pensa a quello che scrivi”.

Intra Tevere et Arno. Centripeti, da quattro vallate verso la City of Gold di Piero della Francesca. Il resoconto dal territorio al servizio esclusivo della sua gente. Era l'era dell'inchiostro. Coi suoi tempi. Oggi si tiene informato il mondo all'istante, da un telefonino. Con una sola mano. Più forti del mitico Atlante, che di braccia, per tenere sulle spalle l'intera volta celeste, ne utilizzava due.

Ma il “mestiere” rimane lo stesso. Fra i più belli al mondo. E il nostro mondo continuano a raccontarcelo quelle e quelli “del mestiere” del Corriere di Arezzo, angeli del fango e dell'erba verde delle cronache di vita.

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