Il contributo
Giovanni Cardinali
La prima uscita del Corriere di Arezzo è dell'aprile 1985. Nell'ottobre dello stesso anno e dopo un concorso pubblico il Consiglio Provinciale in seduta segreta ratificò la mia nomina a Ingegnere Capo. L'Ufficio Tecnico di allora si occupava prevalentemente della rete viaria provinciale, dell'edilizia scolastica superiore, della manutenzione di numerosi stabili pubblici come la Caserma dei Vigili del Fuoco, la Prefettura e alcune caserme dei carabinieri nelle varie vallate. Non mancavano altre proprietà da gestire come gli immobili e l'area di Villa Severi.
In seguito le funzioni della Provincia furono ampliate con deleghe regionali alla formazione professionale, all'agricoltura, all'urbanistica, al turismo, all'ambiente e difesa del suolo da cui derivò la gestione di altri beni demaniali e immobili; a partire dall'anno 2000 altre competenze per le strade ex-statali. Altri Servizi con strutture collocate intorno al Colle del Pionta, compreso l'ex OPN, erano già in fase di trasferimento ai nuovi organismi della Sanità Pubblica. Per i giornalisti di allora ero un boccone da ghiotti. In occasione di eventi pubblici non si accontentavano delle dichiarazioni di un presidente o di un assessore, e nemmeno dei comunicati emessi dall'ufficio stampa. I giornalisti del Corriere desideravano andare sempre alla fonte. Il primo che ricordo è Ivo Brocchi con il suo stile travolgente di parole e che non mi dava tregua.
A seguire Romano Salvi, Luca Serafini e Gigi Alberti. I ricordi non sono netti perché Gigi e Ivo mi hanno tartassato anche per Teletruria. I loro colleghi della Nazione non erano da meno. Ho sempre avuto un debole per il giornalismo, non solo perché sono sempre stato un lettore accanito di giornali, riviste e libri ma soprattutto per la funzione sociale del ruolo dei media. La partecipazione dei cittadini alle scelte della Pubblica Amministrazione è stata regolamentata in anni recenti ma nel passato questa veniva garantita prevalentemente dai giornali. Nel rapporto con i giornalisti spesso sono andato oltre le mie funzioni di tecnico invadendo l'area politica, in alcuni casi generando attriti e malintesi con i miei amministratori ai quali, comunque, ho sempre cercato di assicurare competenza e lealtà. Ero stimolato da chi mi interpellava e, in questa situazione, Romano Salvi è stato grandioso.
Contatti e richieste di informazioni con Romano iniziarono a partire dal 1983 quando la Provincia dette il via ad iniziative locali di promozione SGC E 78 Grosseto Fano dei “due mari”. Nell'autunno del 1985, dopo un accordo fra Comune di Arezzo e le categorie economiche sostenute dalla Camera di Commercio, fui incaricato di seguire la progettazione della due mari per il tratto più problematico da Palazzo del Pero a Bagnaia, nei pressi della frazione Le Ville di Monterchi. Da allora Romano e fino a quando non è andato in pensione è stato il cronista che ha documentato nelle pagine del Corriere tutta la lunga storia di questa importante infrastruttura.
Ho fatto parte, dal 2008 al 2010 della Commissione MIT Regioni che doveva decidere il tracciato di minor impatto ambientale fra due itinerari (Val Cerfone e Val Sovara) verso il raccordo di Selci Lama della E45. La Toscana sosteneva la Val Sovara mentre l'Umbria era per la Val Cerfone, secondo un vecchio e superato progetto degli anni cinquanta. Feci numerosi viaggi a Roma, ad ogni giorno dopo era inevitabile che mi chiamasse Romano. L'ultima e decisiva riunione avvenne nel maggio 2010 con molte ore a discutere le analisi multicriteria che portarono alla scelta della Val Sovara. Rientrai ad Arezzo nel pomeriggio con un lentissimo treno regionale, ero stanco morto, verso Orte squillò il telefono: mi stava chiamando Romano, avevo già riferito al Presidente Ceccarelli ma non mi trattenni dal dargli la notizia della scelta. La telefonata di Romano, fra una interruzione e l'altra, fu interminabile e dimenticai la stanchezza.
Nel Corriere di Arezzo del 12 maggio Romano scrisse in anteprima nazionale: “La Due Mari passa dalla Val Sovara” e, all'interno, dell'articolo: “… dai palazzi non esce una parola … niente di più in attesa dell'annuncio ufficiale, se non l'auspicio di una collaborazione degli enti locali”. Il giorno dopo 13 maggio un lungo servizio del Corriere: “Due Mari, Val Sovara ha vinto di un soffio”, con sovratitolo: “Due mari, Camera di Commercio e Industriali: <facciamo presto!>.
Fra il 1985 e il 1986, impegnato nei rilievi per la Due mari in Val Cerfone con due bravissimi geometri (Matteagi della Provincia e Ferrari dell'ANAS), rimasi affascinato dal tracciato della vecchia ferrovia Arezzo Fossato di Vico, meglio conosciuta fra il 1886 e il 1943 come FAC Ferrovia dell'Appennino Centrale. Molti anni dopo venni interpellato da Luca Serafini. Conservo ancora nell'archivio della FIAB una sua paginata del febbraio 2008 per annunciare la “prima giornata nazionale delle ferrovie dimenticate”. Il titolo è eclatante: “RIVIVE LA FERROVIA DIMENTICATA Tour tra gallerie e viadotti, si progetta il recupero della Arezzo - Fossato”. Nell'articolo una frase emblematica: “un parco ciclabile: questo il sogno”. Romano Salvi, in un articolo del 22 agosto 2014, riprese l'argomento: “Arriva la due mari. Ma per andare in bici da Grosseto a Fano”. Il sogno è rimasto ma può contare ancora sulla penna di Luca che si è rivelato uno dei migliori cronisti per l'attività della FIAB. Purtroppo è rimasto un sogno anche per la E 78, senza possibilità ancora oggi di appaltare progetti già approvati e cantierabili.
Per la FIAB e la mobilità dolce il Corriere è stato sempre generoso, ricordo i servizi dedicati nell'aprile 2012 al 1° Congresso Nazionale della Federazione, proprio ad Arezzo con oltre 100 rappresentanti da tutta Italia. I ricordi sono tantissimi e non c'è spazio per tutti. I miei ritagli occupano un faldone di archivio. Il Corriere ha pubblicato anche una intervista che mi fece Luca nel 2007 per una testimonianza sul mio passato e stile di vita.
Luca, per la conoscenza dei miei trascorsi giovanili in Lotta Continua, approfittò della mia amicizia con Giorgio Pietrostefani per intervistarlo nell'agosto del 1999 a Cortona. Tanti articoli sono apparsi sulle mie attività nelle zone terremotate. Per l'intervento in Umbria nel 1996, Gigi Alberti, da gran burlone, mi definì “l'uomo simbolo … l'ing. Giovanni Cardinali, che ha allestito in poco tempo una squadra a sostegno dei terremotati” e mi vidi 5° nella Top Ten degli aretini 1997 con il Vescovo e Patrizio Bertelli ai primi due posti!
Giovanni Cardinali, Ex ingegnere Capo della Provincia di Arezzo
e leader di Fiab
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