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Il contributo

Io al Corriere di Arezzo con NonSoloModa tra vip e fantasmi

Il contributo di Francesco Maria Rossi per il 40° del giornale

Francesco Maria Rossi

09 Marzo 2025, 07:19

Francesco Maria Rossi

Francesco Maria Rossi oggi e ieri con Pieraccioni

Una delle condizioni essenziali del mito è la lontananza. Se poi ci aggiungiamo la perdita della memoria, ovvero l'oblio, allora il gioco è fatto. Eppure, quando giorni fa sono stato chiamato per una “testimonianza” sulla mia collaborazione al Corriere, improvvisamente tutto è tornato alla mente, impetuoso come un fiume in piena, perché l'odore dell'inchiostro tipografico - così asseriva Pier Francesco Greci - ti rimane per sempre nei gangli del cervello.

Parlavamo di miti: erano i primissimi anni Novanta e si viveva ancora sull'onda lunga della Prima Repubblica e dell'Edonismo reaganiano. Mi fu proposto di curare una pagina settimanale dedicata al costume, alla moda, alla cultura e al gossip, naturalmente declinando il tutto in salsa aretina. Mi sembrò un'offerta straordinariamente ghiotta, stimolante, persino provocatoria: poi, quando seppi che avrei collaborato con le bravissime, bellissime ed elegantissime Laura Gialli (ora a Rai 2) e Francesca Martinelli (professoressa dandy ed esperta dannunziana), decisi immediatamente di rinnovare il mio guardaroba, implementandolo con capi in stoffa Casentino color becco d'anatra (per l'inverno) e giacche stazzonate di lino (per la primavera-estate).

Imperativo categorico era infatti quello di recarsi “de visu” presso feste ed eventi Vip e location di alta fascia, intervistando personaggi all'altezza della situazione, possibilmente di antico lignaggio o famosi per meriti sul campo, meglio se di grande successo. Perché fui scelto da Romano Salvi? Probabilmente mi avrà visto in giro per Arezzo con in mano copie di Novella 2000 ed Eva Express, oppure sapeva del mio incarico di addetto stampa presso una importante associazione agricola di categoria, impegno che mi portava ad effettuare estenuanti ma proficui sopralluoghi eno-gastronomici in tutta la provincia e che alternavo al ruolo di “bravo presentatore”.

In quel periodo frequentavo anche il Treno del Casentino, che dalla natia Soci (patria dei sei gemelli Giannini) mi portava al capoluogo, e ciò consentiva sorprendenti incontri in itinere di natura antropologica. Scrivere il paginone settimanale (se ben ricordo si intitolava NonSoloModa) in fondo era l'impegno meno gravoso: quello che contava era soprattutto avere i contatti giusti ed essere invitati agli eventi che facevano tendenza. Tutto si giocava nelle pubbliche relazioni. Ognuno di noi tre copriva un campo specifico: Francesca la moda e il galateo, Laura i vip e le interviste, io suppongo i pranzi e le cene, visto che gli aperitivi erano ancora da venire.

Ecco allora le cosmopolite merende-cocktail a Gargonza, dal conte Guicciardini, il quale mi convinse a volare in mongolfiera all'alba con l'ineffabile pilota ed esploratore Robert Etherington. L'aeromobile finì in un campo di tabacco, nelle plaghe di Sinalunga, e il contadino non fu del tutto entusiasta del nostro temerario atterraggio. Oppure le feste meravigliose, caleidoscopiche, organizzate da Primetto Barelli al castello di Sorci, presso Anghiari, ove potevi incontrare personaggi ed attori notissimi: memorabile fu la serata evento creata per far risorgere l'ectoplasma del condottiero Baldaccio, ucciso a tradimento dai fiorentini nel 1441.

Erano presenti ben 70 testate giornalistiche, fra cui la BBC. Lo show orchestrato da Primetto era davvero notevole e comprendeva di tutto: una seduta spiritica di vip con medium e tavolino danzante, Sandra Milo che prometteva di passare la notte nella stanza da letto del fantasma, il castello impavesato a festa con torce e broccati, centinaia e centinaia di curiosi che volevano entrare ad ogni costo, anche dalle fogne, solo per dire di aver incontrato Baldaccio. Per NonSoloModa, quali giornalisti di costume, frequentavamo anche campi da golf, circoli culturali, vernissage e finissage, ma anche remoti contesti agro-pastorali, alla ricerca di purezza ed autenticità. F

u così che conobbi il grande sceneggiatore e poeta Tonino Guerra, che (approfittando della mia Fiat Duna di famiglia) mi portò prima sul set di Viaggio d'amore, dove incontrammo Omar Sharif e Lea Massari, e quindi a Ranco di Badia Tedalda ad ammirare l'orto del suo vecchio amico Eliseo, mentre l'uomo ci raccontava del “digeribile” che aveva visto passare nel cielo sopra il Marecchia alla fine degli anni Trenta. Ero così preso dagli eventi che nel '92 aprii un museo anch'io, a casa mia. Si trattava della Raccolta Rurale “Casa Rossi”: alla presenza di un pubblico variegato e attento (soprattutto al buffet rurale), una sfolgorante Francesca Martinelli inaugurò il vecchio granaio tagliando il nastro tricolore con le forbici per potare le viti.

Fu il mio primo gesto autocelebrativo, a cui ne seguirono molti altri. Così, dopo il Museo del Kitsch e la Stanza del Basilisco, ho persino istituito l'evento concettuale del Museo di Me Stesso. Nel '94, l'anno della discesa in campo di Berlusconi, insieme ad altri due perdigiorno locali fondammo il trio comico degli Avanzi di Balera e l'Accademia del Colesterolo. Ancora con Santi ed Ale mi presentai con successo quale candidato del Partito del Rapo: lo slogan era: “Traventa l'Etruria in Europa, sempre contrario alle multinazionali senza filtro!”.

Siamo giunti all'oggi. Oltre la nostalgia, cosa rimane di tutto quel mondo pre-virtuale, pre-internet, pre-fake news? La carta stampata cerca dignitosamente la via dell'approfondimento, attingendo alle ultime risorse autentiche di un universo in fase di smaterializzazione; le edicole chiudono o diventano spazi per l'aperitivo contemporaneo; tutti possono lanciare una notizia sui social, magari ignorando ogni minima nozione di deontologia giornalistica; chiunque - sfruttando al meglio l'intelligenza artificiale - può ottenere più like di un benemerito filantropo o di un fisico nucleare in odore di Nobel.

Diceva Goethe che tutto è più semplice di quanto si possa pensare, ma allo stesso tempo più complesso di quanto si possa capire. Per affrontare il futuro, o vivere bene il presente, forse basterebbe recuperare quello sguardo lungimirante che guarda tutto come fosse la prima e l'ultima volta, ammirando con gratitudine ed onestà intellettuale lo stupore della vita e offrendo a più lettori possibili gli strumenti per cercare di comprendere il mondo che ci ospita. “E' la stampa, bellezza, e tu non puoi farci niente”.

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