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Il commento

Toscana, allenatore sgambetta l'attaccante, ma questo non è sport. E nemmeno calcio

Giuseppe Silvestri

10 Settembre 2024, 13:47

Toscana, allenatore sgambetta l'attaccante, ma questo non è sport. E nemmeno calcio

Questo non è calcio. O meglio, visto che il pallone ci ha insegnato che sa dare di tutto e di più, nel bene e nel male, questo non è sport. Per trovare il precedente di un allenatore che entra in campo e sgambetta un giocatore avversario, come accaduto in Pontassive - Subbiano, bisogna tornare indietro anni e atterrare sulla seconda divisione rumena. O addirittura arrivare sino in Messico, campionati spesso ricchi di brutte sorprese. Sicuramente tra i dilettanti italiani è già accaduto, forse nelle categorie di base, o magari tra gli amatori. Ma cercando nella memoria di chi vi scrive (che con il calcio è nato giornalisticamente quarant’anni fa), di un allenatore che atterra un calciatore non c’è traccia. Di tecnici focosi ne abbiamo incontrati tanti. Da chi appese il suo attaccante da 100 gol in serie A sotto la doccia degli spogliatoi, a chi rimediò una scarpetta chiodata in faccia dagli inglesi dopo un esagerato match di Anglo-Italian Cup e finì ricoverato con 35 punti sul volto. Ma queste sono altre storie che fanno parte del capitolo violenze. Ha ragione il Subbiano quando sostiene che il fallo di mister Alessio Guidotti non ha nulla a che vedere con la violenza e rientra nel paragrafo dei gesti antisportivi. Ma per certi versi forse è anche peggio (rispetto alla violenza intesa come un fallo molto duro o di reazione). Per almeno tre motivi.

Clicca qui per vedere il video

Il primo è che avvalora ancora di più il pessimo concetto che nel pallone tutto si può fare. Del resto lo immaginate un tecnico di basket che entra in campo per conquistare un rimbalzo? O uno di volley che salta per partecipare a un muro? O meglio, uno di rugby che placca un avversario lanciato a meta? E delle discipline individuali non scriviamo nemmeno una riga perché sembrerebbe una barzelletta. Gesti simili screditano ulteriormente lo sport più amato del Paese che già deve fare i conti con più di una ambiguità, dalla serie A all’ultima delle categorie.

Il secondo motivo riguarda i bambini. Mille e mille volte abbiamo letto (e scritto) che i piccoli vengono avviati al football con metodi sbagliati. Non alla ricerca del divertimento, dello stare insieme, dell’amicizia, ma alla voglia del risultato a tutti i costi, all’azione più fisica che tecnica, all’illusione di diventare campioni. Quest’ultimo innesca il copia e incolla dei gesti, dei vizi, delle esultanze, dei comportamenti e persino dei capricci di chi fenomeno sul campo lo è diventato davvero e fatica a esserlo nella vita, magari combinandone di tutti i colori. Cosa insegna l’azione di un mister che sgambetta un attaccante a un bimbo che vede il video di quanto accaduto a Pontassieve?

La parola video innesca la terza motivazione. Nell’era della comunicazione globale, dei social a catena, della rete che non perde la memoria, il filmato di domenica 8 settembre è destinato a diventare non solo virale, ma definitivo. E’ vero, tra qualche tempo lo guarderemo con il sorriso sulle labbra e ci scherzeremo sopra, però rimarrà inevitabilmente la testimonianza di uno dei gesti più antisportivi della storia dei campionati dilettanti della Toscana. Una pessima pagina di calcio, nonostante la certa buonafede del tecnico, sicuramente in quel momento trasportato dalla voglia di non subire un gol allo scadere del primo tempo di gioco. Impossibile da cancellare, ma che forse potrebbe diventare un po’ meno amara se mister Alessio Guidotti si scusasse pubblicamente. Magari prima della dura sentenza che sarà inevitabilmente emessa dal giudice sportivo, chiamato a condannare il suo incredibile sgambetto, e che sicuramente ordinerà al tecnico un lungo stop riflessivo.

giuseppe.silvestri@gruppocorriere.it

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