L'EVENTO
La squadra di Amaranto Channel pronta per la Giostra
Luca Caneschi, direttore di Amaranto Channel, è la voce della Giostra?
Sinceramente no. La voce del Saracino è quella dell’Araldo Francesco Sebastiano Chiericoni (l’Araldo appunto ndr). Io lo racconto da tanti anni, e per un lungo periodo il mio racconto è stato l’unico e quindi è diventata un’abitudine per i telespettatori. Sento una responsabilità, questo sì, verso il mondo della Giostra che mi gratifica di attenzione e di riconoscimenti.
- Edizione numero?
Ho iniziato nel 1994, anno della Lotteria Nazionale, con il ruolo di inviato e intervistatore al fianco della voce storica di Carlo Casi, con il quale ho collaborato per tanti anni. Nei primi anni ho fatto qualche pausa legata agli impegni calcistici fino a quando invece il Saracino non ha preso il sopravvento, professionalmente e anche emozionalmente, su ogni altra cosa. Alla domanda però non ho una risposta perché non conto le Giostre fatte. Io sono fatto così: non cancello i ricordi, ma non li conservo e guardo sempre avanti, alla prossima Giostra che è quella di oggi.
- Il Saracino più bello e quello meno.
L’edizione che ricordo con più emozione è quella del settembre 2021 quando, nonostante il Covid, la città ebbe il coraggio di affrontare la sfida e scendere in piazza con le limitazioni. Siamo stati gli unici in Italia e credo che la forza che abbiamo messo in quel momento sia la benzina che ancora oggi ci spinge sempre più avanti, perché la Giostra è veramente in crescita esponenziale. Per quanto riguarda la seconda domanda, non ci sono Giostre brutte e quindi posso solo allacciarmi a un ricordo personale, quello del giugno 2023 quando ho avuto un gravissimo lutto personale durante la settimana della Giostra e ho portato avanti il lavoro fino alla fine proprio per il senso di attaccamento e di rispetto che ho verso la manifestazione. Questa cosa però mi ha segnato, ha cambiato anche il mio rapporto con la professione e, più in generale, con la scala di valori che si deve avere nella vita. Correggo quello che ho detto prima sui ricordi, quella Giostra in effetti l’ho proprio cancellata dalla memoria.
- La notizia che ancora non hai dato.
Pensandoci mi rendo conto di non aver mai raccontato il premio a un giostratore per aver disarmato il Buratto staccando le palle del mazzafrusto, evento davvero raro. Non ero presente neanche quando Carlo Farsetti cadde a seguito del mancato funzionamento del Buratto il 7 settembre del 2003, quel giorno ero a Prato dove l’Arezzo di Somma vinse e lanciò la corsa verso la vittoria del campionato. Direi quindi che l’unica notizia che non ho dato è l’annuncio della mia ultima Giostra, e spero vivamente di farlo.
Che cosa cambieresti?
Eliminerei tutte le riprese che vengono fatte dietro le logge diverse da quelle del giostratore che si avvicina per tirare e ovviamente dopo che ha colpito e deve riportare la lancia alla giuria. Per me la piazza è un palcoscenico e tutti devono vedere la stessa cosa, anche chi è a casa.
- Squadra che vince non si cambia. Quanto è importante?
È fondamentale. Per me era quasi scontato che il mio lavoro di commentatore televisivo della Giostra finisse insieme alla mia esperienza a Teletruria mentre quando Andrea Lanzi, Giorgio Marmorini e Paolo Nocentini mi hanno detto che loro sarebbero stati con me, anche a costo di rischiare di non essere a commentare la manifestazione in tv, ho percepito fino in fondo quanto il nostro sia un gruppo prima di tutto di amici. Senza di loro io la Giostra non la farei, e non la farò, mai. Devo invece dire che loro tre e Martina Municchi, che è la nostra componente femminile, potrebbero tranquillamente fare la Giostra senza di me, e prima o poi succederà.
- Che giostra aspettarsi?
Incerta come non mai. Le prove per una volta invece di chiarire le idee le hanno confuse, non c’è una griglia di partenza ma quattro quartieri che hanno punti di forza e problemi equamente distribuiti. E citando il grande Silvio Gigli, Arezzo trionfi immortale.
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