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Arezzo

Quarant'anni di emozioni: il Museo Amaranto celebra la rovesciata dei sogni di Menchino Neri. Il programma

Stefano Turchi: "Squadre giovanili, musici e sbandieratori, poi la passerella degli ex amaranto"

Riccardo Buffetti

21 Maggio 2025, 12:49

Menchino Neri

L'esultanza di Menchino Neri dopo il gol

Arezzo, 9 giugno 1985 - 9 giugno 2025. Quarant’anni dalla Rovesciata dei Sogni di Menchino Neri, contro il Campobasso, che è diventata un’icona del calcio aretino. Il Museo Amaranto ha organizzato, per questa importante ricorrenza, una grande festa al Comunale che si svolgerà proprio nel giorno in cui cadrà il quarantesimo. “La forza della rovesciata, che è stata tramandata di generazione in generazione, viene da una simbologia dell’aretinità”, afferma Stefano Turchi, creatore del Museo Amaranto e custode della storia centenaria del Cavallino. “Dal dramma di un rigore che nessuno voleva battere e che viene parato a Menchino, il quale si prese la responsabilità di batterlo; al fotografo che lo rimanda in campo, Mario Rossi allenatore aretino, e poi la rete in quel modo. Un simbolo di aretinità intenso, forse come mai avvenuto nella storia, e compiuto da una persona che per l’Arezzo ha dato tutto”.

Appuntamento il 9 giugno al Comunale. Come si svolgerà la serata?
Si aprirà dalle ore 20, circa, con l’esibizione di otto squadre dei settori giovanili di Arezzo e provincia composti da bambini e bambine di dieci anni. A seguire l’ingresso dei musici e degli sbandieratori; poi, sarà la volta di chi ha giocato con Menchino Neri, dai giocatori di Primavera, fino alla stagione dell’85, e quelli che ha allenato.

E lui come sta vivendo questo momento?
E’ emozionato. Normalmente è estremamente schivo: quando gli abbiamo proposto questa cosa quasi non la voleva fare. Alla fine è emozionato e contento. Adesso siamo concentrati, con tutto il gruppo del Museo, a lavorare sugli inviti. Stiamo cercando di non tralasciare nessuno e non sarà compito facile, serve essere meticolosi, perché sono tante le persone con cui ha avuto a che fare.

E lei, Turchi, che ricordo ha di quel giorno?
Ero in maratona. E’ stata un’emozione indescrivibile perché tutto si è svolto in pochi minuti, secondi. Dallo sconforto con lo spettro della retrocessione a questo gesto che ci ha fatto emozionare di gioia: tutti quelli che erano allo stadio in quel momento lo ricordano bene.

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