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CALCIO

La Rovesciata dei sogni fa sognare ancora Arezzo. La serata di Menchino Neri

Riccardo Buffetti

10 Giugno 2025, 19:55

Menchino Neri con gli ex compagni di squadra

Menchino Neri, al centro, con gli ex compagni di squadra

La rovesciata ha fatto sognare ogni aretino, dopo 40 anni ancora… grazie Menchino”. È stata una serata magica quella andata in scena lunedì sera al Comunale per celebrare i quarant’anni dalla Rovesciata dei Sogni che è rimasta indelebile nella mente di ogni tifoso dell’Arezzo. E celebrare il protagonista, Domenico Neri, Menchino, l’autore di quel gesto tecnico.

Tanta partecipazione - circa 500 persone - composta dai tifosi del Cavallino, autorità, don Alvaro, vecchie glorie e bambini. L’organizzazione del Museo Amaranto con la regia perfetta di Stefano Turchi ed Elena Terziani. Prima dell’inizio della serata, spazio ad un mini torneo composto da formazioni giovanili. “Non mi aspettavo tutta questa gente”, ha dichiarato Neri, visibilmente commosso per il tanto affetto ricevuto. “I bambini hanno dato spettacolo, ma ci sono tanti amici, qualcuno che ha giocato con me, altri che ho allenato, e poi quello striscione… Serata indimenticabile”. “È una cosa straordinaria quella che il Museo mi ha dedicato - ha proseguito Menchino - e mi fa enormemente piacere perché ho fatto tutto quello che potevo per Arezzo e per la maglia amaranto”.

Incredibile l’abbraccio, dopo 40 anni con Walter Ciappi, il portiere del Campobasso che prima parò il rigore e poi subì la rovesciata: “Era tanto tempo che non ci vedevamo, ma ci siamo rimasti nel cuore. La rovesciata? Non è stata così incredibile – anche se è stato forse il più bel gol di quel campionato – ma il come è accaduto, un film. Gli ho poi stretto la mano? Fu istintivo, fece un grande gesto. Il rigore parato prima da me? Non l’ha sbagliato lui, ero forte io (ride,ndr)”.

La serata – con tanti che hanno indossato la maglia celebrativa, replica di quella di Neri di quel 9 giugno del 1985, con il ricavato interamente donato ad Ail e Calcit, ha visto deliziare i presenti con il Gruppo Musici della Giostra, seguito dai vessilli dei quattro quartieri, la rappresentanza di Signa Arretii, i figuranti e gli Sbandieratori. Al termine di Terra di Arezzo, sono scesi in campo il gruppo “Primavera”, i giocatori degli anni ’80 e i calciatori allenati da Menchino, oltre ai personaggi della partita con il Campobasso.

A tal proposito, ci sono state due figure chiave che, dopo il rigore sbagliato, hanno rimandato in campo il capitano di quell’Arezzo. Il fotografo Beppe Rosi e Aldo Brunetti. Dopo quarant’anni, Rosi ha fatto decadere il segreto su cosa ha sussurrato a Neri: “In parte svelato, perché integralmente non possiamo dirlo. Ho detto di tornare in campo, perché avrebbe segnato. Sei il nostro capitano!”. Brunetti, invece, si è commosso nel rivedere tutta l’azione di quella rete. E poi ancora il dottor Martini - che scelse di fare il medico e lasciò il calcio - Briaschi, Ciappi, Rondoni che ha custodito il pallone della rovesciata per 35 anni, il ricordo a Nedo Settimelli dalla figlia Greta, la maglia consegnata ad Andrea Mangoni, assistman di quella rovesciata, con riportato il testo “Sei bella come il cross di Andrea Mangoni”…

Un turbinio di emozioni che ha portato, nel finale, ai riconoscimenti di Orgoglio Amaranto, del Museo, del sindaco di Castiglion Fiorentino Mario Agnelli, consegnati ad un Menchino Neri emozionato e sorridente. “Una serata per ricordare la rovesciata, ma soprattutto l’aretinità”, parole di Stefano Turchi, custode della storia amaranto, fondatore del Museo e organizzatore della serata. “Menchino è un simbolo per noi e stasera (ieri ndr) vedere così tanti amici ed ex compagni di squadra è davvero incredibile”.

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