La storia
La scuola calcio a Dakar e Bebeto in azione
Dal sogno di diventare un campione, a quello di aiutare i bambini. Dalla voglia di indossare la maglia da calciatore, al desiderio di arrivare a un diploma. Da qualche settimana la Castiglionese, campionato di Eccellenza, può contare su un nuovo giocatore. Bara Mamadou Lamine Ndiaye, questo il suo nome, ma è conosciuto soprattutto come Bebeto. Nato il 31 dicembre 1991 a Dakar, capitale del Senegal, deve il suo soprannome proprio al giorno del suo arrivo su questa terra: il bebè a cavallo tra due anni.
Bebeto prima di approdare alla Castiglionese
Da sempre innamorato di calcio, nel 2008 a soli 17 anni, mette per la prima volta piede in Italia per indossare la maglia del Giulianova. E' l’inizio di una lunga carriera, tra campi secondari ma anche esperienze internazionali. Dal Giulianova passa al Lugano, dove gioca nella serie B svizzera (tra i suoi ricordi più belli sicuramente la doppietta con cui il Lugano liquidò l'Inter in una amichevole del 2011), poi la sua avventura lo porta in Ungheria: prima al Kecskeméti, poi al Gyirmót. Esperienze anche in Turchia con la maglia del Gaziantep, a Cipro con il Doxa Katōkopias. Nell'estate 2019 torna in Italia, dove colleziona esperienze in diverse società dilettanti (Nereto, Puetolana, Castiglione del Lago, Pietralunghese ed Angelana) prima di approdare alla Castiglionese. Ogni passaggio, ogni squadra è per lui un’occasione di crescita non solo tecnica, ma soprattutto umana. Giocare in paesi diversi, confrontarsi con culture e realtà differenti, arricchisce il suo bagaglio di esperienze e di lingue: oggi Bebeto parla ben cinque lingue, un’abilità che riflette la sua apertura mentale e intelligenza.
La scuola calcio 100% Foot tra i polverosi campi di Dakar
E' proprio nel 2014, mentre giocava a Lugano, che gli balena in mente l'idea di cambiare per sempre la sua vita e quella di tanti giovani senegalesi: fondare una scuola calcio tutta sua, autentica e rivoluzionaria. La chiama “100% Foot”, un luogo pensato per ragazzi dai 6 ai 18 anni che però non è solo un campo di allenamento, ma una vera comunità educativa. Una scuola con una regola fondamentale: per scendere in campo occorre impegnarsi anche negli studi.
Bebeto durante un'azione di gioco
Bebeto stesso racconta con franchezza il motivo profondo dietro questa scelta: "Non voglio che i ragazzi falliscano dove ho fallito io", dice con la sincerità di chi ha vissuto il peso di un sogno spezzato, perché lui non ha potuto conseguire il diploma di scuola superiore. La sua ambizione ora è diplomarsi, magari in lingue, e tornare a Dakar per seguire da vicino proprio quei talenti. Un modo per chiudere un cerchio e aprirne un altro.
Bebeto quest'anno giocherà con la Castiglionese
Oggi la “100% Foot” non è più solo un progetto: è una realtà solida e viva, frequentata da oltre 400 giovani. Nonostante le difficoltà, la scuola cresce grazie all’impegno instancabile di Bebeto e alla generosità di donatori sensibili, che hanno permesso di mantenere tutto gratuito, dagli spazi di allenamento alle divise, dal pallone alle scarpe, tutto a costo zero per le famiglie. È nata anche una seconda sede in un villaggio vicino a Dakar, perché il sogno di Bebeto si espande e coinvolge sempre più territori. La scuola calcio è diventata per tanti ragazzi un rifugio sicuro, un posto dove non solo si impara a dribblare e segnare, ma soprattutto a crescere come persone. Bebeto racconta di come i genitori vedano in questo luogo una certezza, una garanzia per il futuro dei loro figli, un futuro che sembrava sfuggirgli quando lui era giovanissimo.
Bebeto con Mario Agnelli, sindaco di Castiglion Fiorentino
Arrivato a Castiglion Fiorentino, Bebeto ha raccontato la sua storia al sindaco Mario Agnelli, profondamente colpito dalla forza educativa e sociale del progetto. Spinto da un profondo senso di solidarietà, il primo cittadino ha voluto contribuire concretamente con una donazione per l’acquisto di materiale tecnico destinato proprio ai ragazzi della “100% Foot”. Una piccola azione, forse, ma carica di significato, come lui stesso spiega: "Con poche risorse, tanto risultato, forse il miglior investimento della mia vita". E si commuove vedendo il video di ringraziamento dei giovani calciatori. Un'emozione che non può che spingere a continuare a sostenere quella scintilla di speranza nata nella ricca Svizzera e cresciuta tra i campi polverosi di Dakar.
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