Il poeta
Giacomo Leopardi
Leopardi Il poeta dell'infinito è il titolo della miniserie in programma stasera martedì 7 gennaio e mercoledì 8 su Rai 1. Diretta da Sergio Rubini, racconta la storia del genio, interpretato da Leonardo Maltese. Tutti hanno studiato Leopardi e tutti conoscono sommariamente la sua storia, ma ci sono alcuni aspetti e curiosità che non sono notissime al grande pubblico. Vediamone alcune.
Il vero nome. Non si chiamava solo Giacomo Leopardi, ma Giacomo Taldegardo Francesco Salesio Saverio Pietro Leopardi. Nato il 29 giugno 1798, era il primo di dieci figli. I genitori erano il conte Monaldo e la nobildonna Adelaide Antici. Morì il 14 giungo 1837.
L'igiene. Non aveva un grande rapporto con l'igiene. Sembra che una donna dopo la sua morte confessò che non aveva mai ceduto alla sua corte perché non emanava un grande odore. Di sicuro Giacomo non era aiutato dal fisico, non era particolarmente prestante e segnato dalla famosa gobba.
Le malattie. Si è detto e scritto di tutto sui mali di Giacomo Leopardi. Di quali soffriva realmente? Di sicuro di disturbi reumatici, ma tra i suoi primi malanni c'è anche una patologia polmonare con tanto di febbre che pare sia stata una delle cause della curvatura della spina dorsale. C'è chi sostiene che soffriva della malattia di Pott: una particolare osteomelite (un’infezione) dei dischi vertebrali e delle vertebre provocata da un batterio. La gobba gli causò anche problemi cardiaci e respiratori
Non solo poesia. Si occupò anche di scienza, soprattutto fisica, idrodinamica, elettricità. Scrisse una Storia dell'astronomia introducendo la scoperta di Cerere, Pallade, Giunone e la cometa del 1811.
L'altezza. Giacomo Leopardi era alto 1.65 ma i suoi problemi di salute lo portarono a misurare soltanto un metro e 41 centimetri.
Disturbo bipolare. Era spesso afflitto da crisi depressive. Secondo alcuni studiosi soffriva di un disturbo bipolare che innescava i cambi di umore: dall'euforia alla disperazione totale.
Amante del dialetto. Non solo il massimo poeta italiano (e anche oltre) dell'Ottocento, e quindi un cultore della lingua, ma anche un amante del dialetto. In una lettera all'amico Pietro Giordani scrisse della lingua della sua terra: "E’ così piana e naturale e lontana da ogni ombra di affettazione, e non tiene punto né della leziosaggine toscana né della superbia romana".
Poliglotta. Giacomo Leopardi conosceva alla perfezione greco e latino, ma anche tedesco, spagnolo e francese. Quest'ultima lingua non era molto considerata: "I francesi colla loro pronunzia tolgono a infinite parole che han prese dai latini quel suono espressivo che avevano in origine e che è uno dei pregi nelle lingue".
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