L'intervista
Il murale dedicato a Giulia Cecchettin e il padre Gino
"È una ferita che non si è mai chiusa e io, nel quotidiano, vivo un dolore inenarrabile". Sono le parole di Gino Cecchettin, padre di Giulia, uccisa l'11 novembre 2023 dal suo ex fidanzato, Filippo Turetta. Giulia aveva solo 22 anni. Il 14 novembre, a Mestre, si aprirà il processo d’appello a carico di Turetta, reo confesso. In primo grado, il giovane è stato condannato all’ergastolo, la pena massima prevista, ma la sentenza ha sollevato molte discussioni per la mancata applicazione delle aggravanti di stalking e crudeltà. Due mancanze pesanti per chi, come Gino, continua a confrontarsi ogni giorno con l’assenza della figlia. "Ho sempre detto che mi fido della giustizia e accetterò qualsiasi verdetto – ha spiegato Cecchettin – ma è chiaro che, dal mio punto di vista, è un momento doloroso. Sentire che non vengono riconosciuti alcuni capi d'accusa fa male. Però cerco di porre l’attenzione su qualcosa di proattivo. Voglio che il seme di Giulia faccia nascere qualcosa".
Il sorriso di Giulia Cecchettin
Quel “seme” oggi germoglia al di fuori delle aule dei tribunali, nella società civile, nei luoghi di lavoro, nelle scuole, nei cuori di chi ha scelto di non dimenticare. Gino Cecchettin è diventato in pochi mesi un simbolo di lotta pacifica contro la violenza di genere, con una voce che non cerca vendetta, ma trasformazione. E lo fa con la dolcezza ruvida di chi soffre ma non si arrende: "Penso a quello che mi è stato tolto – confessa – ma riesco a gioire anche di quello che mi è stato dato. È questa dicotomia che mi ha fatto andare avanti, alle volte anche con il sorriso. Perché Giulia avrebbe voluto così".
Filippo Turetta, condannato all'ergastolo per l'omicidio di Giulia Cecchettin
Non sono solo parole. In questi giorni Cecchettin ha preso parte a un’iniziativa concreta, nella sede di Veritas, la società pubblica che gestisce energia, acqua e rifiuti per la città metropolitana di Venezia. Con i suoi 3.600 dipendenti, Veritas ha avviato un percorso insieme alla Fondazione Giulia Cecchettin per promuovere politiche attive contro la discriminazione e la violenza di genere all’interno dell’ambiente di lavoro. Un’alleanza tra istituzioni, imprese e cittadinanza che rappresenta uno dei frutti più tangibili dell’impegno nato dal dramma. "Il dramma di Giulia ha davvero fatto nascere qualcosa", dice Gino con un tono che è insieme constatazione e speranza. Una speranza che non cancella il dolore, ma lo trasforma. E che invita tutti, senza retorica, a fare la propria parte. Perché Giulia – come ha spesso ripetuto suo padre – non è morta invano, se da quel dolore possiamo imparare a cambiare.
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