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Castiglion Fiorentino

Rifiuti speciali tra i ruderi del castello, 10 mesi dopo area ancora sotto sequestro: ripristino e bonifica in alto mare

Discarica nell'area vincolata di Mammi e danni ai resti dell'antica costruzione: tutto fermo e il tempo passa

Luca Serafini

28 Novembre 2024, 16:55

Rifiuti speciali tra i ruderi del castello, 10 mesi dopo area ancora sotto sequestro: ripristino e bonifica in alto mare

Mammi brilla in tutto il suo squallore nel delizioso paesaggio collinare di Castiglion Fiorentino (Arezzo). Dieci mesi dopo il blitz dei carabinieri forestali, il tempo qui si è fermato. Il piccolo borgo che domina la Val di Chio presenta infatti agli occhi di chi arriva gli stessi sigilli apposti dall’autorità giudiziaria a gennaio 2024, le orribili transenne di plastica arancione e, quel che è peggio, è rimasto lì il cumulo di rifiuti (anche speciali) scoperto dagli inquirenti nel terreno sottostante al paesello, nell’area in cui resistono a fatica i ruderi dell’antico castello, deturpati pure quelli nel corso di lavori non proprio a regola d’arte.

Laboriosa e finora senza esito la procedura attivata da autorità ed ente locale per imporre la bonifica del luogo e il ripristino di quanto modificato: ad oggi i proprietari della porzione oggetto dei lavori finiti nel mirino della procura della repubblica non sembra che abbiano ottemperato a quanto richiesto. La burocrazia e i suoi meandri avrebbero complicato e rallentato tutto, con i destinatari dell’intimazione, che sono stranieri, difficili da raggiungere nei loro Paesi.

Segni di impazienza da parte dell’amministrazione comunale (che ha emesso le ordinanze su input della procura) a sua volta stimolata sul tema dell’opposizione consiliare di Rinascimento castiglionese. La questione non è proprio marginalissima perché tocca un ambiente naturale e storico grazioso e prezioso del territorio. Roba che preme a tutti conservare e mantenere. Eppure qui spuntarono rifiuti speciali pericolosi, interrati irregolarmente.

Un cumulo che conteneva anche eternit. Dai laboratori dall'Arpat nei mesi scorsi sono arrivate le conferme ai sospetti emersi quando il nucleo di polizia giudiziaria della procura di Arezzo sequestrò la superficie privata sulla collina, acquistata dall’Istituto diocesano (terreno e canonica). Furono riscontrate situazioni meritevoli di accertamenti, in primis la presenza di scarti di vario tipo. Un quantitativo era stato messo nel sottosuolo dopo aver scavato una buca. Dai campioni esaminati c'erano fibre di lana di vetro / roccia e cemento amianto.

Materiali che vanno trasportati e smaltiti in sicurezza secondo protocolli. Vennero repertati e campionati altri rifiuti: ferro, materiale elettrico, scarti di demolizioni e altro. Quattro persone furono iscritte nel registro degli indagati, i proprietari e l’ autore materiale dei lavori a lui commissionati. Vennero ipotizzati reati ambientali, danneggiamenti e alterazioni ad un luogo vincolato. Danni rilevati anche ai resti delle antichissime mura del castello che fu dei Lambardi. La Soprintendenza stessa dovrebbe avere a cuore una situazione che forse necessita di una scossa.

Qualcuno probabilmente dovrà intervenire anche nel caso in cui i privati destinatari dell’ordinanza non intervengano a loro spese (si parla di costi non irrilevanti per smaltimento e ripristino). Chi renderà operativa l’ordinanza del Comune anticipando i costi per poi rivalersi? Il soggetto che ha venduto? L’ente locale? Un’altra istituzione? Punto di domanda. Intanto Mammi galleggia nello squallore tra massi spostati, muretti rovinati, piante tagliate, canonica abbandonata e il borgo nel degrado.

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