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Arezzo

Benigni con La Vita è Bella rese Arezzo città eterna del cinema. Il set e le lacrime alla prima nazionale al Politeama, poi gli Oscar

Nel 40° del Corriere le pagine più significative della nostra storia: quando Roberto girò il film capolavoro nell'estate 1997

Luca Serafini

08 Luglio 2025, 00:25

La Vita è Bella

Una scena cult del film La Vita è Bella

Vedrete, Roberto ha fatto una cosa bellissima. Nel film Arezzo è splendida. Le piazze, le strade, i colori, la luce”. Il montaggio de La Vita è Bella era appena terminato e nessuno ancora aveva visto la pellicola destinata a entrare nella storia del cinema, quando Cristiana Caimmi, professionista della comunicazione nello staff di Roberto Benigni, usò queste parole testuali con noi cronisti del Corriere di Arezzo ansiosi di conoscere il risultato di tanti ciak in città e provincia.

Nell’estate del 1997 le strade di Arezzo si fermarono per lasciare spazio alla magia di un film iconico, irripetibile pietra miliare del grande schermo. Roberto Benigni, nato nel 1952 alla Misericordia (Manciano, frazione di Castiglion Fiorentino) e cresciuto a Vergaio di Prato, per tutti era ancora il folletto - piccolo diavolo arguto e geniale, battute folgoranti sul filo del blasfemo, intrecci narrativi coinvolgenti. Con Johnny Stecchino sembrava avesse raggiunto il suo apice nella commedia italiana interpretata alla sua maniera. Il bello invece doveva venire. Nessuno avrebbe immaginato che il tema dell’Olocausto venisse da lui plasmato in opera d’arte sublime con un film dove si sorride e ci si commuove.

Nella storia Benigni aveva riversato anche l’eco della vicenda del padre Luigi, deportato a Bergen-Belsen, che quando tornò dalla sua Isolina Papini, era sfinito, irriconoscibile. Riflessi personali nel racconto di una tragedia mondiale, universale. Con speranza e prospettiva.

La Vita è Bella, appunto. E Arezzo, prestandosi volentieri come sfondo, fu consacrata nella storia del cinema. Il film vinse tre Oscar il 21 marzo 1999 nella notte in cui risuonò, per voce di Sophia Loren, il nome “Robbbertoooo”: miglior attore protagonista a Benigni, miglior film straniero, miglior colonna sonora drammatica a Nicola Piovani. Benigni ricevette la statuetta con l’indimenticabile corsa sulle sedie del Dolby Theatre di Los Angeles, portando con sé la gioia e la gratitudine della sua terra.

Ma La Vita è Bella non è solo un’opera d’arte visiva. È un messaggio per sempre: la forza dell’amore paterno che supera l’orrore, la capacità dell’uomo di inventare bellezza anche nella disperazione, di difendere la purezza dei figli con un sorriso, persino in un lager. La comicità come scudo, l’immaginazione come via di salvezza. Un film che ha insegnato al mondo intero che, come dice Guido al piccolo Giosuè: “Questa è una cosa seria, ma tu non devi avere paura. La vita è bella, davvero.

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