La corrente
L'aretino Augusto Ferretti
Il movimento dandy, emerso nel XIX secolo, rappresenta un’affermazione di individualismo ed estetismo nella cultura occidentale. Il termine “dandy” si riferisce a un uomo che si distingue per il suo abbigliamento curato, il suo comportamento elegante e la sua attitudine scettica verso le convenzioni sociali. Celebre esponente di questo movimento è stato Charles Baudelaire, ma anche personaggi come Oscar Wilde hanno incarnato i valori del dandy.
Il dandyismo si sviluppa in un periodo di profondi cambiamenti sociali e culturali, in particolare nell’Inghilterra Vittoriana e nella Francia del Secondo Impero. In un’epoca in cui la borghesia emergente cercava di definire la propria identità, i dandy si opponevano all’idea di una vita convenzionale, scegliendo invece una strada di ricerca estetica e libertà personale.
Il dandy si distingue per il suo stile di vita e la sua filosofia. Tra le sue caratteristiche principali ci sono: l’attenzione maniacale per l’aspetto personale e l’abbigliamento, che diventa un modo per esprimere la propria identità; un approccio critico verso la società e le sue convenzioni, spesso espresso attraverso l’ironia; un forte desiderio di autenticità in un mondo che sembra superficiale e conformista.
Il dandyismo ha influenzato non solo la moda, ma anche la letteratura, l’arte e la filosofia. La figura del dandy è diventata simbolo di ribellione contro le norme sociali, contribuendo a formare l’immagine dell’artista come genio solitario e provocatore.
Oggi, l’eredità del movimento dandy è visibile in molteplici contesti, dalla moda contemporanea alla cultura pop. La ricerca di uno stile personale e la celebrazione dell’individualità continuano a essere valori centrali nella società moderna. Tra i principali esponenti del dandismo italiano si possono citare figure come Gabriele D’Annunzio e Filippo Tommaso Marinetti. D’Annunzio, con il suo stile di vita estremo e le sue opere poetiche, incarnava l’ideale del dandy, mescolando arte, politica e seduzione. Marinetti, fondatore del futurismo, ha rifiutato il dandismo tradizionale, cercando una rottura con il passato, ma pur sempre influenzato da quella ricerca di un’estetica nuova e provocatoria.
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