I numeri del comparto moda in Italia sono allarmanti, confermando una crisi profonda che colpisce le imprese e i lavoratori. Paolo Pernici, presidente di Cna Federmoda di Arezzo e Toscana, sottolinea l'urgenza di strategie a lungo termine per sostenere un settore che è parte integrante della storia italiana. Attualmente, in Provincia di Arezzo, ci sono 876 imprese attive nel settore moda, con una perdita di 33 aziende rispetto all'anno precedente e una flessione del 6,5% negli occupati, pari a 391 addetti in meno.

Paolo Pernici, presidente di Cna Federmoda Arezzo e Toscana
Nei primi nove mesi del 2024, il comparto moda in Arezzo ha visto 104 aziende nel tessile, 432 nell'abbigliamento e 340 nella pelle-calzature, rappresentando il 2,22% delle imprese manifatturiere totali. Se confrontiamo questi dati con lo stesso periodo dell’anno precedente (31 dicembre 2023) si registra una perdita di 33 aziende di cui 4 nel tessile, 11 nell’abbigliamento e 18 nella pelle-calzature. Il numero degli occupati è diminuito drammaticamente e le aziende che hanno richiesto cassa integrazione sono aumentate di oltre il 50% nell'ultimo trimestre del 2024. Questo scenario è aggravato da un calo dei volumi produttivi rispetto al 2022, con rischi significativi per le piccole aziende che compongono la filiera.
La risposta del governo è stata considerata insufficiente. La Camera Nazionale della Moda ha chiesto misure urgenti per sostenere la filiera produttiva, evidenziando la necessità di provvedimenti che possano garantire la sopravvivenza delle imprese fino a una prevista ripresa del mercato nel 2025. Le previsioni indicano che il settore moda chiuderà il 2024 con un calo del fatturato del 5,3%, con il comparto pelle e calzature che subirà una flessione dell'8,1%.
Guardando al futuro, le aspettative sono miste. La ripresa potrebbe arrivare con il ritorno degli acquisti da parte del mercato cinese e la fine dei conflitti in Medio Oriente e Ucraina. Tuttavia, gli esperti avvertono che il settore deve affrontare sfide strutturali significative e cambiamenti nei comportamenti dei consumatori. La crisi attuale richiede un impegno collettivo per garantire che l'eccellenza artigianale italiana possa non solo resistere ma anche rilanciarsi nel panorama globale. "E’ il momento di individuare strategie che non siano solo difensive, pur indispensabili, ma di lungo termine perché il nostro Paese non può rinunciare a un settore che ne rappresenta la storia", spiega Pernici.