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Malato di Parkinson dorme in auto. "Non torno in patria per non perdere i 700 euro dell'invalidità, ma sono pochi per casa, cibo e medicine"

Lilly Magi

29 Aprile 2025, 06:16

Akim vive nel parcheggio

Akim vive nel parcheggio a Camucia

Da un anno vive dentro una macchina ed è malato di Parkinson, lui è Akim Kiari, tunisino. Lo troviamo, per caso nel parcheggio dietro la stazione di Camucia, seduto, fuori della sua auto, stracolma di ogni cosa: il vestiario, arruffato, una valigia e altri oggetti utili per il vivere quotidiano.

- Perché sta qui in queste condizioni?

Io vivo in questa macchina da un anno, prima stazionavo davanti alla caserma dei carabinieri di Camucia, da due mesi mi sono sistemato in questo parcheggio. Vivo nella mia auto perché non ho una casa, ho perso il lavoro e quindi, non potendo pagare l'affitto, sono stato costretto a vivere in questo modo.

- Perché ha perso il lavoro?

Ho dovuto smettere di lavorare perché sono malato di Parkinson e questa malattia non mi permette di lavorare. Sono dieci anni che sono malato, ma prima era in forma leggera, poi pian pianino i sintomi si sono aggravati impedendomi di lavorare.

- Di dove è originario? Da quanti anni è in Italia?

Sono di Nabel in Tunisia, da trenta anni sono in Italia e ho sempre lavorato.

- Non ha una pensione?

La pensione da lavoro non ce l'ho perché per più di 20 anni ho lavorato in nero, e poi ho 56 anni, mi hanno dato quella di invalidità ma è di sole 700 euro che non sono sufficienti per pagare un affitto, comprare le medicine e il mangiare.

- I suoi parenti dove sono?

In Tunisia, ho una moglie e una figlia, loro sono sempre state laggiù, fino che ho potuto ero io che andavo quando avevo le ferie.

- Perché non torna a casa allora?

Se torno in Tunisia l'Italia non mi paga più la pensione, perché è di invalidità, e quindi come farei a vivere e pagarmi le medicine che da noi costano più che qui. Sono costretto a stare qui.

- Ma in tutti questi mesi nessuno si è occupato di lei?

Ho chiesto anche la casa popolare, ma dicono che devono rispettare una graduatoria, mi aiutano con i pacchi alimentari la parrocchia e la Caritas, poi devo dire che qualche persona, qualche volta, mi porta un piatto caldo.

- Per lavarsi come fa?

Vado al bagno della stazione, la cosa peggiore è il freddo d'inverno e il caldo d'estate.

Akim ci saluta sorridente e sereno nonostante le sue condizioni precarie; i segni del Parkinson sono visibili, perché stando in piedi le sue gambe non si distendono completamente e i suoi movimenti sono molto lenti.

Abbiamo interpellato anche l'assessore alle Politiche sociali, Lucia Lupetti, che ci ha detto che il caso lo conosce, ed è noto al suo assessorato da prima della sua nomina. Ci dice che stanno facendo il possibile per aiutarlo, ma che i richiedenti alloggi sono tanti e sono tutti casi molto gravi, anche per la presenza di minori.

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