Castiglion Fiorentino
L'esultanza di Roberto Gallastroni (al centro)
Lo davano per finito, superato. E invece Roberto Gallastroni ha dato a tutti una bella lezione. Vincendo.
Ingaggiato a dicembre dalla squadra umbra Taulantet, tutta composta da albanesi, il Galla l'ha portata in Prima Categoria al termine di una cavalcata palpitante. Un successo ancora più bello perché arrivato con tecnica e tenacia, ai tempi supplementari nella tiratissima finale dei Play off con la Nuova Foligno: 2 a 1 sul campo amico di Ponte Valleceppi.
- Gallastroni, seconda giovinezza?
Piuttosto direi che la vita è fatta di tappe e questa è fantastica. Una gioia immensa. Un successo che ha suscitato in me emozioni indescrivibili. Uno magari pensa che in Seconda categoria non sia possibile emozionarsi così, ma non considerano aspetti come il lavoro svolto, il coinvolgimento, l'appartenenza ad un gruppo che ha impostato tutto sull'orgoglio di un popolo, sull'identità.
- Già, il progetto del presidente Zogu, imprenditore edile, una squadra tutta con elementi originari del Paese delle aquile. Ci faccia capire.
Loro obiettivo era dimostrare di non essere intrusi, ma parte integrante della nostra società. Hanno dato l'anima sul campo per questo. Mettendoci dentro contenuti calcistici e non solo. Gente che vive in Italia per crearsi un presente e un futuro. Nelle loro chat accostano sempre la bandiera dell'Albania e quella dell'Italia. Sono stretti intorno alle loro tradizioni e ai valori, ma rispettano i nostri.
- Lei era fermo da tempo, parcheggiato.
Dai tempi del Covid, ultima avventura ad Assisi, sempre in Umbria. In Toscana, dove ho dato tutto e ottenuto risultati importantissimi, hanno la memoria corta. Il progetto Taulantet mi ha colpito, incuriosito, entusiasmato. Sono arrivato lì che eravamo staccati di molto dalla Nuova Foligno, abbiamo chiuso un punto dietro al Cascia che in precedenza abbiamo anche superato in classifica.
- Altro che mister antico: fame, grinta, capacità. Ha ricevuto telefonate di complimenti?
Tante.
- Che festa è stata?
Sono tornato a casa, a Castiglion Fiorentino, zuppo di spumante e gavettoni. E' stato bello condividere la festa con questa gente, famiglie intere, bambini, una comunità.
- Il suo calcio?
Non amo parlare di moduli 4-3-3, 4-4-2 e via dicendo, cambio assetto di continuo nelle partite, sono discepolo di Corrado Viciani, ho vinto molto con il mio calcio che si basa su una filosofia pratica, di attacco, e su concetti che forse oggi molti tecnici cosiddetti moderni, ai vari livelli, dovrebbero seguire di più.
- Una cavalcata e lo sprint finale.
Abbiamo lavorato sodo. Prima abbiamo superato la Polisportiva Penitenziaria di Spoleto poi la finalissima. In squadra giocatori ultra trentenni e giovanissimi. Una bella armonia. Concentrati e motivati.
- Con lei qualche altro italiano nel club?
Il mio collaboratore Mirco Loche, anche preparatore dei portieri, e Gabriele Benna, preparatore atletico. Ringrazio il presidente, i dirigenti, i ragazzi che sono stati fantastici.
- Resterà alla Taulantet?
Ora mi riposo. Poi parleremo.
- Oltre che a se stesso, a chi dedica questa promozione?
Alla mia famiglia, a mio figlio Federico, allenatore come me, che con la Fratta ha visto sfumare al 90° l'impresa ai Play off. Ma nel calcio si guarda sempre avanti.
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