Arezzo
Andrea Roggi
Andrea Roggi è artista a tutto tondo, perché ha sempre amato l’arte nella sua declinazione più ampia, in particolare dei suoi numerosi interessi, tra cui la pittura e la poesia, che rappresenta ormai da molti anni il vertice emozionale della sua fertilissima, instancabile creatività. A 15 anni inizia a dipingere fino al progressivo avvicinamento alla scultura. Nel 1991 fonda il laboratorio artistico La Scultura di Andrea Roggi. Dalla fine degli anni '90 diviene promotore della corrente Art for Young. Un Albero della Vita di Roggi per ricordare la strage dei Georgofili del 27 maggio 1993 si trova a Firenze per testimoniare la volontà di rinascita, rendendo vivo, anche per le giovani generazioni, un luogo di memoria.
- Come si è avvicinato all’arte e in particolare alla scultura?
Sono cresciuto in un territorio dove l’arte è ovunque: ogni angolo della Toscana racconta una storia. Questo contesto mi ha sicuramente influenzato, ma il desiderio di creare è nato dentro di me. Ho iniziato con la pittura, ma è nella scultura che ho trovato il mezzo per esprimermi davvero. Solo lavorando con la materia riuscivo a trasformare le emozioni in qualcosa di concreto. Così è nato il concetto di Energia della Vita, che rappresento con una piccola sfera dorata. È il simbolo del mio messaggio, ma anche una sorta di firma: si trova in tutte le mie opere e racchiude il senso più profondo del mio lavoro.
- Da dove arriva l’ispirazione per le opere? E come sceglie i materiali con cui lavora?
Sono cresciuto in una famiglia contadina, in un ambiente semplice. Gli orologi c’erano, ma il ritmo lo dettavano le stagioni e le giornate senza televisione. Quel contesto mi ha insegnato a osservare e a dare valore ai gesti quotidiani. L’ispirazione nasce ancora oggi da questo mondo, da ciò che sento, dalle persone e dai legami che ho vissuto. Nel tempo ho sviluppato un rapporto personale con i materiali. Mi piace sperimentare. Durante il Covid ho lavorato con il marmo, creando opere complesse e fragili, come un Albero della Vita con una chioma pesante sorretta da un punto centrale delicato. Alcune sculture si sono rotte in lavorazione o nel trasporto, ma anche questo fa parte del percorso. Il bronzo resta il materiale che sento più mio. Mi permette di esprimere forza e dettaglio. Ho anche brevettato una mia tecnica, la fusione dinamica, ma è solo una delle tante che uso. Oggi ogni opera nasce dalla combinazione di più metodi, per trovare l’equilibrio tra tecnica e intuizione.
- C’è un’opera a cui è particolarmente legato? E cosa significa esporre in Italia e all’estero?
Ogni opera racconta un momento della mia vita, ma Ápeiron ha segnato una svolta. È una scultura monumentale alta oltre otto metri, che rappresenta l’infinito e la forza creativa dell’universo. Quando l’ho progettata nel 2021 non avevo ancora il nuovo laboratorio a Castiglion Fiorentino. Lavoravo nel cortile di casa, senza mezzi adeguati. L’opera è nata all’aperto, tra pioggia, vento e difficoltà logistiche. A quell’altezza bastava un colpo di vento per bloccare tutto. Nonostante ciò, ce l’ho fatta. Ápeiron è stata esposta prima a Villa Pisani e oggi si trova davanti alla chiesa della Madeleine, a Parigi. Esporre all’estero è sempre emozionante, così come vedere le mie opere dialogare con i luoghi italiani. L’opera più lontana si trova in Nuova Zelanda, ma ne ho installate anche in America e Asia. È bello pensare che un’idea nata ad Arezzo possa parlare a persone in tutto il mondo.
- Come è nata l’idea della scultura dedicata a Robert Benigni? E cosa ha rappresentato quel progetto?
Roberto Benigni è stato per me una fonte di ispirazione fortissima. È nato nel mio stesso paese, Manciano, e vederlo trionfare con La vita è bella, con quattro nomination agli Oscar e due vittorie (Miglior attore e Miglior film straniero), mi ha colpito profondamente. Pensare che un artista potesse arrivare così lontano da un piccolo paese è stato un segnale chiaro: si può riuscire senza rinunciare alle proprie radici. Ho deciso di dedicargli una scultura, che oggi si trova proprio di fronte al Parco della Creatività, uno spazio che ho realizzato accanto casa mia. Non è solo un omaggio alla sua carriera, ma un messaggio per chi sogna in grande. Dopo l’inaugurazione abbiamo anche organizzato laboratori per i ragazzi del territorio. È stato uno dei progetti più gratificanti del mio percorso: un’opera che genera ispirazione reale.
- Oltre all’arte, ha alte passioni o interessi che coltiva nel tempo libero?
L'arte è il mio centro. Quando sono a Castiglion Fiorentino e non ho altri impegni o appuntamenti in programma, passo gran parte del tempo in laboratorio, dall'alba fino a tarda notte. È lì che ritrovo il ritmo delle mani, della materia, dell'idea che prende forma.
Mi piace seguire tutto in prima persona: controllo le opere in lavorazione, affianco i collaboratori, preparo i materiali. È un impegno totale, ma è anche il mio modo di stare al mondo. Accanto a questo, ci sono passioni che mi accompagnano da sempre. Una è la musica. Da ragazzo ho fondato alcune band, scrivevo canzoni e suonavo con gli amici. La musica è un linguaggio che sento molto vicino alla scultura: entrambe parlano di armonia, di ritmo, di emozione. A questa passione ho voluto dedicare anche un'opera, Imagine, ispirata alla celebre canzone di John Lennon e al suo messaggio di pace universale.
La lettura è un altro rifugio importante: mi piace lasciarmi ispirare da chi sa usare le parole per generare immagini e pensieri nuovi. È anche un modo per ritagliarmi uno spazio di pace nei periodi più intensi dell'anno, tra viaggi, installazioni, inaugurazioni e incontri con chi apprezza il mio lavoro, momenti per quanto impegnativi, considero doverosi e carichi di gratitudine.
- Su cosa sta lavorando in questo momento? Progetti?
Sto lavorando a una scultura sospesa all’interno di una struttura metallica. Un progetto tecnico e simbolico, che riflette equilibrio e fragilità. Era pensata per la Costa Smeralda, dove sono già state installate tre mie opere tra Porto Cervo e Porto Rotondo. Spero di presentarla presto a Saint-Tropez, in un contesto capace di valorizzarla. Parallelamente porto avanti collaborazioni importanti, come quella con Montblanc, con cui ho creato un’opera che unisce arte, parola e memoria. La scultura è oggi nella mia galleria The Circle of Life a Pietrasanta, recentemente rinnovata per offrire uno spazio ancora più curato e coerente con il linguaggio delle opere. Sto anche avviando nuove relazioni con gallerie in Italia e all’estero. E ci sono collaborazioni già definite, potenti e sorprendenti, che saranno annunciate nei prossimi mesi. Quando posso, continuo a disegnare e progettare. Il mio messaggio è sempre lo stesso: amore e creatività possono cambiare il mondo. In tempi incerti, credo che l’artista debba generare bellezza, visione e possibilità.
IL PROFILO
Andrea Roggi, nato nel 1962 a Castiglion Fiorentino, si forma tra pittura, poesia e scultura. Ispirato da Masaccio, nel 1991 fonda un laboratorio dove realizza opere in bronzo, marmo e acciaio. Promuove il movimento Art for Young e collabora con atenei americani. Le sue sculture sono esposte in Italia e nel mondo.
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