L'intervista
Giovanni Grasso presidente Opi
Giovanni Grasso è un professionista sanitario con una solida esperienza clinica, gestionale e istituzionale nell’ambito delle professioni infermieristiche. Laureato in Infermieristica all’Università degli Studi di Siena, ha perfezionato la propria formazione con due Master universitari in Management Sanitario e in Infermieristica di Sala Operatoria, entrambi conseguiti con il massimo dei voti.
Dal 2017 è presidente dell’Ordine delle Professioni Infermieristiche di Arezzo, ruolo che ricopre con competenza e visione strategica, promuovendo iniziative a tutela della professione e della salute pubblica. È stato coordinatore degli Opi della Toscana (2018–2025) e consigliere nazionale della Commissione d’Albo Infermieri della Fnopi, contribuendo attivamente al governo della professione a livello nazionale. Durante i suoi mandati istituzionali ha sostenuto con determinazione lo sviluppo e l’integrazione dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, l’introduzione di protocolli infermieristici per la gestione dell’emergenza e la valorizzazione della prescrizione infermieristica, promuovendo una sanità più moderna, territoriale e vicina ai cittadini.
Dal 2024 è direttore generale di un centro polispecialistico e presidio diagnostico privato, dove ha maturato un percorso professionale ultradecennale, partendo dal ruolo di infermiere fino a ricoprire incarichi direttivi.
Convinto promotore della cultura della prevenzione, è ideatore e promotore di progetti innovativi ad alto impatto sociale come “Locale Protetto”, “Saracino del Cuore” e “Sicurezza 0–6”, volti a diffondere le manovre salvavita e a cardioproteggere eventi e luoghi pubblici. Tali iniziative hanno coinvolto oltre 40 donatori, rendendo possibile l’installazione di più di 40 defibrillatori in tutta la provincia. Con la campagna #RispettaChiTiAiuta ha contribuito a portare all’attenzione nazionale il problema della violenza contro gli operatori sanitari, partecipando alla stesura delle Raccomandazioni Ministeriali e alla Legge 113/2020.
Insignito di importanti riconoscimenti, Grasso si distingue per lo spirito di servizio, la dedizione alla collettività e l’impegno costante a favore della salute, sicurezza e prevenzione.
- Come nasce la sua passione per la professione infermieristica?
La mia passione per la professione infermieristica nasce da un profondo senso civico e umano. Fin da giovane ho sentito il bisogno di dedicarmi a qualcosa che potesse avere un impatto reale nella vita delle persone. La scelta dell’infermieristica è maturata come naturale conseguenza di una predisposizione all’ascolto, alla cura e alla responsabilità. C’è stato un momento, all’inizio del mio percorso, in cui ho compreso che essere infermiere non significa solo applicare competenze tecniche, ma rappresentare una presenza costante nei momenti più delicati della vita altrui. È un gesto umano e relazionale, fatto di empatia, dialogo e fiducia.
- Quali sono i progetti più significativi realizzati e quali quelli in corso come Opi Arezzo?
Con Opi Arezzo abbiamo sempre avuto un obiettivo chiaro: promuovere una professione infermieristica moderna, competente e centrale nei processi di cura. Tra i progetti più significativi cito lo sviluppo dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, figura strategica per rafforzare la sanità territoriale in un contesto segnato dall’invecchiamento della popolazione e dalla diffusione di patologie croniche. Abbiamo lavorato a protocolli innovativi per la gestione delle emergenze, incentivato la prescrizione infermieristica e promosso una nuova cultura della prevenzione e della prossimità. Oggi operiamo su più fronti: dalla formazione continua degli infermieri alla diffusione delle manovre salvavita tra la cittadinanza. Il prossimo 30 luglio, ad esempio, saremo al Circolo Mcl Tennis Quarata per la donazione di un defibrillatore, accompagnata da una dimostrazione pratica di Blsd rivolta ai cittadini. Portiamo avanti con determinazione campagne di sensibilizzazione sul ruolo dell’infermiere, promuovendo la leadership professionale e sostenendo una presenza autorevole nei contesti decisionali della sanità locale. La nostra visione è chiara: un sistema sanitario più equo, accessibile e centrato sulle persone, in cui l’infermiere sia protagonista del cambiamento.
- Quali sono le sfide maggiori?
La principale sfida è attrarre e motivare le nuove generazioni a scegliere l’infermieristica come percorso di vita, con entusiasmo e convinzione. Per farlo servono investimenti reali, sia sul piano della formazione avanzata, sia su quello del riconoscimento economico e professionale. In questi anni mi sono impegnato per far comprendere a livello regionale e nazionale quanto sia strategico il ruolo dell’infermiere in una sanità che cambia. Un’altra sfida fondamentale è garantire equità di accesso ai servizi sanitari, anche nelle zone più periferiche della provincia. Nessuno deve sentirsi escluso. Lavoriamo per una sanità inclusiva, vicina, flessibile, capace di adattarsi ai bisogni reali delle persone. Infine, non possiamo ignorare il tema del burnout tra gli operatori sanitari: è indispensabile tutelare la loro salute psicofisica, ascoltare i disagi e offrire strumenti concreti di supporto.
- Quali criticità si rilevano in provincia di Arezzo?
Arezzo, come molte altre realtà italiane, affronta una carenza crescente di personale infermieristico, aggravata dal fisiologico ricambio generazionale e da una formazione che fatica a tenere il passo con la domanda. A questo si aggiunge l’invecchiamento della popolazione e il bisogno di assistenza personalizzata e continuativa, spesso a domicilio. Come Opi, ci siamo attivati per attuare concretamente il modello dell’Infermiere di Famiglia e Comunità, promuovendo un approccio preventivo e proattivo. Tuttavia, è necessario un maggiore ascolto da parte del sistema sanitario regionale. Le soluzioni vanno costruite con chi opera quotidianamente sul territorio. Le nostre competenze non sempre vengono valorizzate adeguatamente. Serve una riorganizzazione dell’assistenza, che integri i servizi e metta davvero al centro la persona e la sua rete familiare. Solo così possiamo costruire una sanità più giusta e funzionale.
- Quali altri interessi coltiva?
Oltre al mio impegno in ambito sanitario, sono profondamente legato alla vita della mia comunità. Credo nel valore della partecipazione attiva, nel lavorare insieme per costruire qualcosa che resti. Sono particolarmente orgoglioso di aver co-ideato, insieme a Siro Piantini, la Festa dei Bambini per il Calcit, iniziativa nata per sostenere il Progetto Scudo, dedicato alla protezione dei più piccoli. Amo organizzare eventi che promuovano solidarietà, cultura e identità territoriale, valorizzando le eccellenze locali e creando occasioni di condivisione. Nutro un forte interesse per l’arte, la bellezza e la cultura, che considero strumenti fondamentali per elevare la coscienza collettiva. Il bene comune, per me, è un patrimonio da tutelare ogni giorno con passione, competenza e senso di responsabilità.
- Prossimi impegni?
Il nostro impegno per il futuro è consolidare una rete infermieristica più forte, più presente e più preparata, capace di essere un punto di riferimento stabile per la cittadinanza. Stiamo lavorando per rafforzare la formazione specialistica, organizzare momenti di confronto tra colleghi e favorire l’incontro con i cittadini, in un clima di trasparenza e fiducia reciproca. Sul piano personale, continuo a dedicare tempo ed energie alla mia città, come faccio da sempre, fin dai tempi del liceo. Credo nell’importanza di contribuire attivamente al miglioramento della vita collettiva, ascoltando i bisogni reali delle persone, dando voce a chi spesso non ne ha, cercando soluzioni concrete e inclusive. È una vocazione civica che nasce dal desiderio di costruire, insieme agli altri, un presente più giusto e un futuro migliore. L’affetto, la stima e la fiducia che ricevo ogni giorno mi motivano a fare sempre di più, con coerenza, trasparenza e spirito di servizio. Sono valori che oggi più che mai meritano di essere coltivati e difesi.
PROFILO
Giovanni Grasso, infermiere con solida esperienza clinica e gestionale, è presidente Opi Arezzo dal 2017 e direttore di un centro polispecialistico. Ha contribuito a innovare il modello assistenziale a livello locale e nazionale. Insignito del titolo di Cavaliere della Repubblica e del Leone d’Oro per meriti professionali, a testimonianza dell’impatto delle sue attività in ambito sanitario, sociale e istituzionale.
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