L'intervista
Olimpia Bruni
Olimpia Bruni, restauratrice e storica dell’arte, si racconta.
- Come nasce la sua passione per il restauro delle vetrate artistiche?
Le vetrate artistiche sono un mondo magico come tutto il vetro e ciò che brilla attraverso di esso. Da sempre ho desiderato fare quello che altri non fanno. Non amo la banalità, né le cose convenzionali, inflazionate, facili. Creare e restaurare vetrate è così complesso che oggi sono pochissimi coloro che lo fanno... Non certo da soli, non certo una donna. Nel Medioevo, quando le donne non potevano fare altro che stare a casa e non avevano accesso neppure all'istruzione, non avrei avuto queste opportunità. Insegnando Storia mi imbatto spesso nelle domande dei ragazzi che si chiedono come mai nei libri sui quali studiano non sono mai - o quasi mai - nominate le donne. Un passato vergognoso di cui parliamo sempre troppo poco. Meno male che oggi tutto è cambiato e stiamo dimostrando di essere all'altezza, un complemento dell'uomo, camminando al suo fianco e non dietro. Proprio nel nuovo corso che terrò all'Uniel (Università dell'Età Libera di Arezzo) dove insegno ormai da molti anni, parlerò del ruolo della donna nella modernità insieme alla professoressa Rosanna Bertini Conidi, che racconterà la donna nell'antichità.
- Come Maestra Vetraia, quali figure hanno più influito nella sua formazione?
Sicuramente Vasari e la sua opera enciclopedica “Le Vite” che tengo sempre con me e che tutti dovrebbero avere sul comodino! Un'opera nella quale c'è veramente tanta storia dell'arte, ed è un punto di partenza imprescindibile per ogni studioso. Qualche anno fa ho pubblicato sul Bollettino della Brigata degli Amici dei Monumenti (Associazione guidata dal presidente Claudio Santori dove faccio parte del Consiglio direttivo), uno scritto molto interessante su “Vasari - Marcillat e l'Arte vetraria”, che descrive la particolare “tecnica dello squagliamento” inventata da Marcillat, tenendo anche diverse conferenze a riguardo.
Tale tecnica è descritta anche nel mio libro “La Pieve di Santa Maria Assunta di Arezzo. Il restauro dell'antica vetrata Carleschi”, guida storico artistica della Chiesa e del restauro da me eseguito. Spero dunque di proseguire e far conoscere meglio l'aspetto di Vasari che, dagli 11 ai 13 anni, è stato a bottega del più grande pittore di vetrate Guillaume de Marcillat, per imparare a preparare colori e cartoni per vetrate, che gli fu utile in seguito per realizzare scenografie ed apparati effimeri. A breve dovrei coordinarmi con il restauratore Tommaso Sensini esperto di Vasari, visto che ha potuto “mettere le mani” sulle sue opere. Insieme dovremmo ripartire dagli esordi del grande aretino, io con i miei studi collegati dalla passione vetraria, e Sensini sull'aspetto pratico inerente la pittura ed il suo modo di lavorare, i supporti dipinti come legno, muro e tela, i pentimenti e le incertezze durante il lavoro, e magari inserire questi temi nel percorso vasariano per i turisti.
- Quali sono i lavori più importanti realizzati e quali quelli in corso?
Chi entra nel Duomo di Arezzo non può fare a meno di notare la bellezza delle vetrate poste sulla navata destra, che il grande maestro vetraio Marcillat nato in Francia e morto nella nostra terra ci ha lasciato. Uno scintillio di colori ed una prospettiva perfetta imparata nel suo percorso romano ed appresa da maestri come Raffaello e Michelangelo. Ho avuto modo, nei miei restauri, di imbattermi anche in opere eccellenti disegnate proprio da Vasari, come le vetrate che ho restaurato nella Biblioteca Laurenziana Medicea di Firenze. Lunga la lista dei lavori da me eseguiti in tutta Italia: il restauro delle vetrate del Duomo di Reggio Calabria e di quella del Duomo di Cortona; la vetrata della Pieve di Santa Maria Assunta, quelle di San Domenico e del Tempietto al Prato di Arezzo; le vetrate a tema grottesche di Villa Capponi a Firenze. E poi nuove opere realizzate su richiesta, che possiamo vedere nel Museo della Battaglia di Anghiari e nella splendida Fraternita dei Laici di Arezzo, altre nel palazzo del Consiglio Regionale della Calabria e nel King's College di Cambridge. In questo campo non ci sono grandi risorse e sembra che nessuno si interessi delle vetrate e del loro stato di salute. Adesso mi sto dedicando alla sperimentazione: nei miei forni applico la foglia d'oro sopra fusioni e pitture molto ricercate, creando opere artigianali frutto di studio ed esperienza. Spero così di uscire con nuove proposte.
- Come è nata l’idea per la Lancia d’oro dedicata a Pietro Benvenuti?
Ringrazio ancora Gianfrancesco Gamurrini che nel 2019 era vicesindaco ed assessore per avermi dato fiducia, perché il Saracino ad Arezzo è “sacro”. Essere fermata per strada dai miei concittadini e sentirmi dire che quella da me realizzata è una lancia “magica e bellissima”, che brilla, è stata una grande emozione. In quell'anno c'erano le celebrazioni per l'anniversario della nascita del pittore Pietro Benvenuti (Arezzo, 8 gennaio 1769 - Firenze, 3 febbraio 1844). Per me che sono una ritrattista è stata una gioia, perché ho dipinto a fuoco il ritratto dell'illustre aretino a colori su un lato dell'elsa e sulle altre alcune scene delle sue opere a monocromo. Vetro dipinto a fuoco, tutto figurativo! Anche dipingere i quattro quartieri, posti in alto, è stato molto interessante perché sono riuscita a studiare ogni singolo particolare imparando a conoscerli meglio. Sarebbe bello crearne un'altra dedicata a Marcillat nel 2029 per i 500 anni dalla morte del più grande maestro vetraio di tutti i tempi, che proprio ad Arezzo ha lasciato i suoi capolavori. E stavolta, illuminarla all'interno...
- Quali altri interessi coltiva?
Insegno Lettere e Storia dell'Arte alle scuole superiori, disegno e tecniche artistiche all'Accademia dell'Arte Croma, formando nuove generazioni di artisti. Sperimento, realizzo ritratti, quadri e gioielli; scrivo e presento libri e tengo conferenze. Studio e leggo moltissimo, visito mostre e musei. Questi per me non sono lavori ma interessi che porto avanti con passione e dedizione.
- Progetti futuri?
In futuro spero di valorizzare meglio i miei studi e le mie conoscenze, come quello sulla “Crisografia” e sulle “Fedi chianine”, che suscitano sempre molto interesse. Da settembre, infatti, ho in cantiere diversi progetti: nuove presentazioni del mio libro “Fedi chianine - Un dono come tradizione”, a Montepulciano, Chianciano, Roma, Firenze e Milano; poi svolgerò conferenze inerenti i miei studi sui “vetri dorati” nei vari musei italiani che ne conservano alcuni esemplari.
Proprio vent'anni fa il vostro giornale aveva annunciato la mia tesi di laurea sul vetro dorato custodito al Museo Archeologico Gaio Cilnio Mecenate di Arezzo. Ringrazio ancora il Corriere che immortalò il mio lavoro ed il mio studio, che ha suscitato la curiosità del mondo scientifico. Fino ad allora la Crisografia era stata relegata a ruolo secondario rispetto al più famoso Cratere di Eufronio e ad altri reperti ma, come possiamo vedere dalle guide e dalle trasmissioni televisive, oggi ha l'attenzione che merita. Proprio il 4 agosto scorso nella rubrica di approfondimento su Rai Storia, il vetro dorato è stato oggetto di interesse da parte di studiosi di fama internazionale. Sono orgogliosa di averlo riscoperto, studiato e riprodotto, dando un mio personale contributo alla comprensione materiale della tecnica di realizzazione.
Io l'ho definito “il più bel ritratto su vetro di quelli rimasti”. Pensiamo che anche le calamite in vendita nel nostro importante Museo riportano l'effige di questo misterioso “Uomo d'oro”.
PROFILO
Olimpia Bruni, nata a Subbiano, è laureata in Storia dell'Arte e Lettere, e insegna negli istituti di istruzione superiore. Restauratrice, pittrice e Maestro Vetraio lavora nel nostro territorio e in quello nazionale. Giornalista pubblicista iscritta all'Albo dal 2016. Realizza pubblicazioni culturali, copertine ed illustrazioni per libri e cataloghi, mostre personali e conferenze. Ha disegnato le immagini del film “Karol, l'uomo, il Papa, il Santo”, dedicato alla vita di Giovanni Paolo II.
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