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La storia

Vittima di bullismo e body shaming si riscatta con lo sport: Nico racconta come ce l'ha fatta

Il giovane di Castiglion Fiorentino a 13 anni pesava più di 100 chili ed era bersaglio di scherno, ora ha incarichi nel Csi

Luca Serafini

20 Agosto 2025, 05:40

Nico Berretti

Nico Berretti

Da piccolo Nico guardava e riguardava il film Rocky perché sognava, un giorno, di diventare anche lui un pugile. La vita però lo ha preso a pugni in faccia quando era ragazzino: vittima di body shaming. Obeso, lo deridevano per l'aspetto fisico. E più lo prendevano in giro, più lui mangiava, fino a superare i 100 chili a 13 anni. Ma Nico veniva scansato anche per essere “il fratello di...”. Fratello di un ragazzo che ha avuto i suoi problemi e come spesso accade nei paesi, le etichette poi si appiccicano a tutti i familiari. Sofferenza, umiliazioni, poi trasgressioni.

Oggi Nico Berretti di anni ne ha 26 ed è uscito dalla fase buia, lavora nelle palestre, tra Castiglion Fiorentino che è la sua cittadina e Arezzo. Fa il testimonial contro il bullismo, è apprezzato e valorizzato nel comitato aretino del Csi (Centro sportivo italiano) guidato da Lorenzo Bernardini: è vice presidente vicario e in questi giorni ha ricevuto nuovi incarichi operativi e dirigenziali.

- Nico, cosa ti ha salvato?

Lo sport. Il fitness, il rapporto nuovo, diverso, con il mio corpo e l'impegno in mezzo agli altri, dai giovani agli anziani. Dopo un percorso anche difficile, ho lasciato il peggio alle spalle. Lavoro in palestra come istruttore, receptionist, personal trainer. Ho ruoli nel Csi. E porto avanti il progetto Un giorno da leoni.

- Come si è ritrovato nel turbine del bullismo?

Pagavo il fatto che mio fratello avesse commesso degli errori. C'era pregiudizio. Per la gente Nico non esisteva, ero solo e soltanto il fratello di... Ancora ragazzino, se andavo dal tabaccaio a comprare le liquirizie dicevano che fumavo e così via. Messo all'indice. Mi rifugiavo nel cibo. Mangiavo a tutte le ore di giorno e di notte, senza misura. Una cosa compulsiva. Sfogavo così il nervoso. E' stata dura. Evitato, allontanato, escluso, bullizzato anche on line: in una piattaforma web contro di me venivano rovesciati in anonimo commenti pesantissimi.

- La svolta?

Mi aggrappai al fitness. Con volontà poi decisi di inseguire il sogno della boxe: dovevo raggiungere il peso e in sei mesi persi oltre 30 chili arrivando a 67. Frequentavo la Boxe Nicchi di Arezzo. Arrivai ai combattimenti. Poi smisi perché... non mi piaceva prenderle. A 16 anni fu determinante l'incontro con i miei bulli. In particolare uno.

- Cosa successe?

Ci incontrammo nel Corso. Avrei voluto sfogare tutto quello che avevo patito negli anni precedenti, vendicarmi. Invece ha prevalso in me un altro atteggiamento. Di confronto, di apertura. Se mi fossi comportato come loro, vivere “un giorno da leoni” mi avrebbe fatto più male. Scoprii che anche lui aveva dei problemi, aveva subito violenza, e per questo applicava nella vita la legge del più forte. Si confidò. Gli detti una mano.

- Tutto risolto lì?

No, il percorso per arrivare alla serenità attuale è stato ancora lungo. Negli anni successivi vivevo nell'insoddisfazione. Pesava ancora il fatto che Nico per gli altri non esisteva, non era nessuno. Così ho fatto i miei errori, rifugiandomi nella trasgressione, nel mondo della notte. Uomo serata. Ma non poteva durare a lungo. Una sera, nel 2022, vado a sbattere con l'auto contro un cartello stradale. Acceleravo e basta. Mi ripresi e sentii una voce nella testa: ‘Chissà ora la gente come ti ricorderà?' Un paio di settimane dopo la svolta definitiva. Rividi l'immagine di me bambino nel corridoio di casa, ancora puro, e promisi a me stesso che dovevo proteggere gli altri, basta cazzate, negatività, vuoto. Mi dedicai completamente al fitness. Sono rinato.

- Il rapporto col paese?

Amo Castiglion Fiorentino. Vorrei che i ragazzi non passassero quello che ho passato io. Propongo il mio progetto.

- Un Giorno da leoni.

L'ho ideato e condiviso con il Csi, ci credo tantissimo. In giro per scuole, oratori, istituti, società sportive, associazioni, racconto la mia storia e la mia rinascita. Al mio fianco esperti per affrontare il tema del bullismo sotto un punto di vista professionale, spiegare i segnali di allarme e come intervenire.

- E' anche preparatore atletico della Clericus, la squadra di calcio dei sacerdoti.

Sì. Una bella esperienza. Mi piace lo spirito che li anima: scendono in campo per eguaglianza e integrazione.

- Il rapporto con suo fratello?

Ci sono stati alti e bassi. Gli ho sempre voluto bene, anzi ora devo dire “le” ho voluto bene e sempre le vorrò bene: il suo percorso di vita l'ha portata infatti a cambiare genere, da uomo a donna. La Bibi. Nome che le ho messo io. Non l'ho mai giudicata per quello che ha fatto o scelto, benché io abbia subito ripercussioni indirettamente quando Nico è rimasto schiacciato negli anni più delicati. Babbo Massimo e mamma Fadia, poi, sono forti e splendidi. Li ho visti soffrire, sono orgoglioso di renderli felici.

- Il Csi.

Un'associazione straordinaria. Mi ci trovo benissimo. Sono nel direttivo del comitato di Arezzo, vice presidente vicario, collaboro nel formare altri educatori. Adesso sono stato nominato promotore sportivo e responsabile area operatività: il primo incarico è per diffonde i valori dello sport mentre l'altro riguarda l'organizzazione degli eventi, il prossimo a settembre, Educamp.

- Peso attuale e vita affettiva?

Novanta chili. Convivo con Sara, la mia compagna, una ragazza unica.

- Il consiglio ad un ragazzo in difficoltà?

Se vieni in palestra e sollevi il peso da 5 kg, la prima volta ti sembrerà difficile, poi col tempo apparirà più leggero. Ma i 5 kg sono sempre gli stessi. Ecco, migliorandoti il difficile diventa facile. Mettiti alla prova, prenditi delle responsabilità e ce la farai.

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