L'addio
Roberto Casini, il Bob
Se ne è andato dopo le vittoria di Porta del Foro nella Giostra di settembre come se avesse aspettato quel momento, il trionfo del suo amato Quartiere. Roberto Casini, il Bob, si è spento nella notte tra lunedì e martedì. Aveva 77 anni e da un po' non stava bene.
Era visceralmente giallocremisi: nel 1964 la prima volta in cui si infilò il costume del Quartiere, indossato tutti gli anni fin quando è stato possibile. Ma il Bob era soprattutto il tuttofare della Misericordia. Anzi, incarnava proprio la Misericordia. Missioni, ambulanze, sede di via Garibaldi, carro funebre. Tutto. Un giorno gli chiedemmo: quando ad Arezzo si dice “c'è il Bob” significa che è successo qualcosa di grave, la disturba questa cosa? E Roberto ci rispose: “Un po' sì. Il fatto di essere considerato l'uomo delle tragedie, mi fa un certo effetto, ma ormai ci sono abituato”. E allora gli chiedemmo: a lei fa paura la morte? Lui rispose sereno: “No”. E quel suo essere presente nei luoghi della sofferenza lo viveva con autentico spirito di misericordia. “Da parte mia c'è sempre vera partecipazione al dolore delle persone e profondo rispetto. Anche se il nostro ruolo ci impone di essere freddi e concentrati”.
Che fosse con il giubbotto giallo e azzurro della Confraternita, oppure in giacca e cravatta, Roberto Casini, il Bob (all'aretina il Bobbe) rappresentava un'istituzione. In quell'intervista datata 25 maggio 2008, il Bob con quel suo sorriso in tralice ci svelò come era iniziata la storia. “Dal pallone. Un torneo Cis di calcio. Mi chiamarono quelli del gruppo sportivo della Misericordia e io andai. All'epoca giocavo. Ho militato nelle Poggiola, nel San Domenico. Era il 1974 e poi fu decisivo un colloquio con don Ettore Chiodini, all'epoca correttore della Confraternita, che curava l'attività ricreativa. Fu allora che mi entrò nel cuore questa Misericordia e non l'ho più lasciata. È diventata il mio lavoro, la mia vita”.
Di episodi tragici ne ha visti di tutti i colori, ma preferiva non parlarne. Piuttosto ricordava un parto in ambulanza, negli anni Ottanta. “Nasce una bambina e nonostante l'emergenza, tutto fila liscio anche grazie al mio contributo. Quella bambina è diventata una socia della Misericordia, insieme ai genitori”. Oppure parlava di un intervento decisivo, a Quarata, per un uomo ferito seriamente con la motozappa. “Lo liberiamo dalla morsa, lo salviamo e scortati dai vigili urbani lo portiamo in ospedale dove viene curato. Ancora oggi quando mi incontra mi saluta con affetto e mi ringrazia”.
Roberto Casini aveva vissuto da dentro l'evoluzione del sistema dell'emergenza dal periodo pionieristico a quello organizzato, con il 118. Dal clima anche competitivo tra le associazioni del pronto intervento, alla piena e matura collaborazione.
Innamorato del centro storico di Arezzo, super tifoso della Fiorentina. E Porta del Foro nel cuore. Gabriele Veneri ed Enrico Giusti i beniamini.
La camera ardente è allestita alla “sua” Misericordia in via Garibaldi 143. Il funerale sarà celebrato alle 15 di oggi nella chiesa di Pescaiola. È stata la Confraternita ad annunciare la morte del Bob “per anni autista volontario, poi dipendente, coordinatore e molto altro”. Una figura che per l'intera cittadinanza è stata tradizionalmente associata alla Misericordia stessa e ai suoi servizi, dedicati agli ultimi”.
All'estremo saluto sarà presente il governatore Pier Luigi Rossi, “come atto di riconoscenza per l'impegno che Roberto Casini ha donato alla Misericordia durante tutta la sua vita”. E la Confraternita conclude: “Che Iddio te ne renda merito”.
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