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Il personaggio

Cento anni fa nasceva Alberto Fatucchi: la guerra, la liberazione di Bologna, la storia della terra di Arezzo. Ecco chi era

Santino Gallorini

23 Settembre 2025, 09:06

Alberto Fatucchi

Alberto Fatucchi

Alberto Fatucchi nacque il 19 settembre 1925 a Partina, nel comune di Bibbiena ed è morto ad Arezzo il 22 agosto 2017. Il padre era figlio di un garibaldino e di idee socialiste, la madre molto religiosa.

Il fratello di Alberto entrò in seminario e in seguito divenne sacerdote. Il padre, dichiaratosi sempre ateo, non ostacolò la scelta del figlio, ma con grande coerenza, quando precocemente arrivò sul punto di morte, rifiutò garbatamente i sacramenti religiosi.

La famiglia rimase senza sostentamenti e la miseria divenne dura. Il fratello già in seminario, Alberto in collegio dai salesiani la madre a cercarsi un'occupazione. Poi gli anni del Liceo, l'entrata in guerra, l'armistizio dell'8 settembre, la chiamata alle armi nella RSI, la fuga alla macchia da renitente.

Si arriva al giugno 1944, segnato dalle bestiali stragi di Civitella, Cornia e San Pancrazio, corredate da orrendi stupri e inenarrabili violenze. Lì avviene la svolta, il desiderio di “giusta vendetta” contro quella barbarie ideologica, che trasformava persone pressoché normali in spietati carnefici.

Alberto Fatucchi, che già in febbraio aveva cercato di entrare nelle formazioni partigiane aretine, ma ne era stato dissuaso da Amedeo Sereni per la mancanza di armi adeguate, decise di andare ad arruolarsi nelle formazioni del Ricostituito Esercito Italiano che combattevano con gli alleati e già avevano avuto il battesimo del fuoco a Montelungo, nei pressi di Cassino, nel dicembre del '43.

Iniziò così l'avventura che lo porterà a militare nel IX Reparto di Assalto del mitico colonnello Boschetti, inserito nel Gruppo di Combattimento Legnano.

Fatucchi ha raccontato quel periodo in uno struggente libro edito dalla provincia di Arezzo nel 2008, “Miseria ed Onore. L'esperienza più preziosa della mia vita”, ed era fiero di essere stato tra i primi militari a liberare Bologna dai nazifascisti nell'aprile del 1945.

Poi, con la fine della guerra si diplomò al Liceo Francesco Petrarca e poté iscriversi all'Università di Firenze dove, allievo di Giacomo Devoto e Bruno Migliorini, si laureò in Lettere.

Nel 1950 iniziò ad insegnare nelle scuole secondarie e fino al 1985 è stato docente nei licei aretini. Avrebbe potuto passare ad insegnare in un'università, ma mi diceva che nei licei si sentiva più libero e non doveva accettare compromessi.

Oltre all'insegnamento Alberto Fatucchi si è impegnato in varie attività culturali a beneficio della città di Arezzo e del suo territorio.

È stato fondatore e primo Presidente dell'Università dell'Età Libera di Arezzo, Presidente della Brigata Aretina degli Amici dei Monumenti, Presidente per 23 anni dell'Accademia Petrarca di Lettere, Arti e Scienze, Socio Fondatore della Società Storica Aretina e poi Socio Onorario. È stato Socio Onorario anche dell'Accademia degli Intronati di Siena e dell'Accademia Etrusca di Cortona.

Grande studioso della storia e della topografia del territorio aretino, ha pubblicato oltre 150 titoli, tra monografie e contributi in pubblicazioni scientifiche sia italiane che francesi, canadesi e statunitensi.

Tutti studi innovativi, che hanno portato luce su periodi oscuri della nostra storia. I suoi primi lavori risalgono agli inizi degli anni Settanta e hanno per oggetto di studio le invasioni barbariche nel territorio aretino, con un bel contributo su quella longobarda.

Poi non posso fare a meno di ricordare il “Corpus della Scultura Altomedievale della Diocesi Aretina” del 1977, che fece conoscere l'acribia di Fatucchi fuori dai nostri confini. Le antiche chiese scomparse, i culti precristiani, le antiche strade, la centuriazione romana del nostro territorio, il Petrarca, alcuni antichi personaggi della gens Cilnia e poi Sulpicia e altro ancora.

Per le sue indagini Alberto Fatucchi aveva un proprio metodo, ben riassunto dal professor don Andrea Czortek in un suo ricordo: prima studiava bene i documenti, ma poi riteneva indispensabile effettuare delle ricognizioni sul posto, per capire meglio la topografia e rilevare singolari particolarità del terreno che potevano svelare qualche segreto.

Ricordo quando nel 1980 si fece accompagnare da me sulla collina di Monticello, presso Vitiano, per capire meglio la conformazione dello scomparso castello.

Aveva più di novant'anni quando ha pubblicato una storia della chiesa di Sant'Ansano a Dofana, vicino a Siena e poco tempo prima aveva pubblicato per la Brigata uno studio su un'area prossima all'Arno, vicino a Giovi: siccome non camminava più, si fece accompagnare dal presidente Claudio Santori.

Con rara generosità, qualche anno prima di morire Alberto Fatucchi ha lasciato all'Archivio di Stato di Arezzo il suo ricco schedario che contiene il risultato di oltre mezzo secolo di ricerche sul territorio e sui documenti.

Una grande persona, che ha fatto tanto per la cultura aretina e che è giusto ricordare a cento anni dalla sua nascita.

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