Il caso
Il 37enne ripreso dalle telecamere della polizia
La donna picchiata dal figlio non ce la fa ad esprimersi, non è in grado. L’hanno portata dalla Rsa del Pionta al tribunale a bordo dell’ambulanza, quindi è stata condotta nell’aula protetta delle audizioni, adagiata su un lettino che si sposta con le ruote. Il giudice Claudio Lara ha provato a porle delle domande, partendo dalle più semplici, ma non c’è riuscito. La donna, classe 1960, con gravi patologie e decadimento cognitivo, non autosufficiente, è la signora al centro del brutto caso di cronaca scoppiato a Ferragosto scorso, quando il figlio 37enne, di Monte San Savino, venne arrestato dopo un tentativo di fuga all’ospedale della Fratta di Cortona. La pesante accusa: maltrattamenti aggravati dalla minorata difesa della vittima.
Ripreso dalla telecamera nascosta, posizionata dalla squadra mobile, il libero professionista nei video alza le mani contro la madre, la percuote. Capelli tirati. E gli audio hanno restituito espressioni verbali dure.
Da allora il 37enne è in carcere e l’istanza presentata al tribunale del riesame per ottenere i domiciliari è andata a vuoto. Questa mattina era in programma l’incidente probatorio, ovvero un passaggio tecnico giudiziario, per raccogliere le dichiarazioni della vittima e inserirle nel fascicolo del processo. Una richiesta fatta dal pubblico ministero Julia Maggiore al gip Claudio Lara. In tribunale era presente anche l’arrestato, che è difeso dall’avvocato Nicola Detti. Lo hanno portato dal carcere gli agenti della polizia penitenziaria. Non ha potuto avvicinarsi alla madre, in quanto i due erano tenuti in due ambienti diversi.
La 65enne ha come amministratore di sostegno l’avvocato Alessandra Cheli. Per l’indagato si profila ora la chiusura delle indagini in base agli elementi acquisiti, a meno che non venga disposta qualche perizia specifica ulteriore. I giudici che finora si sono occupati del fatto, hanno ritenuto la vicenda molto grave rilevando “assoluta insensibilità per la sofferenza altrui”. Non meritevole, almeno per ora, della scarcerazione. Viene contestato anche il reato di lesioni per precedenti lividi ed ecchimosi notate al pronto soccorso in occasione di accessi della signora. Ma in questo caso provare il reato è più difficile, potrebbero essere i segni di cadute accidentali.
Percorso giudiziario tutto da fare, ma l’uomo - che da solo si trovava a fronteggiare una complessa situazione ed evidentemente non era in grado - in caso di condanna rischia una pena da 4 anni in su.
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