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Il voto per la Regione

Elezioni Toscana, chi ha perso migliaia di elettori? Si vota fino alle 15 poi dalle urne presidente, consiglieri e consenso di partiti e civici

Tante incognite nelle regionali, la prima riguarda gli effetti del crollo dell'affluenza. Sfide tra schieramenti, partiti e anche dentro

Luca Serafini

13 Ottobre 2025, 08:14

Elezioni regionali

Giani, Tomasi, Bundu candidati alla presidenza

Dopo l’ennesima emorragia di votanti e con l’astensionismo che spopola, il primo quesito è: chi avrà perso migliaia di elettori che hanno disertato i seggi. Domenica 12 ottobre alle 23 aveva votato solo il 35,70 in Toscana (rispetto al 45,89 di cinque anni fa) e il 36,03 in provincia di Arezzo (rispetto al 45,50). Elezioni riprese alle 7 di stamani, lunedì 13 ottobre, fino alle 15 quando si apre il coperchio delle urne e dallo spoglio esce una nuova Toscana.

Bis di Eugenio Giani, ribaltone di Alessandro Tomasi o exploit di Antonella Bundu? È la «tripla» oggetto di pronostici e auspici.

La partita grossa è quella del presidente, certo, ma c’è tutto un mondo politico intorno che vibra in attesa dei risultati. È sfida tra schieramenti: il centrosinistracampo largo, il centrodestra, Toscana rossa; c’è la sfida tra le liste dei partiti politici e dei civici; c’è la sfida interna alle singole liste dove certe competizioni sono molto sentite e possono riservare sorprese.

Il voto del 12 e 13 ottobre scatterà insomma la nuova fotografia della situazione aretina che rispetto a 5 anni fa ha già registrato forti e repentini cambiamenti nel gradimento dei partiti.

Quanti dei 272.551 aretini aventi diritto al voto (3 milioni in Toscana), alla fine, saranno entrati in cabina e quanti ne saranno rimasti alla larga lo sapremo oggi e tutto lascia pensare che non sarà piacevole. Astensionismo in crescita. Conseguenze da vedere su schieramenti e partiti, dove in queste ore si riflette e si trema.

In base agli exit poll avremo subito idea di chi sarà, al termine dello scrutinio con le cifre ufficiali, a governare la Toscana. Ci vorrà probabilmente di più per conoscere la composizione dell’assemblea regionale: 40 rappresentanti di tutto il territorio. Arezzo fino a quest’anno ne aveva 4 (Vincenzo Ceccarelli e Lucia De Robertis del Pd, Gabriele Veneri di FdI, Marco Casucci prima Lega e poi Noi Moderati). Saranno ancora 4? Chi? Una provincia, quella di Arezzo, che necessita di una voce forte a Firenze.

Cinque anni fa l’Aretino fu in controtendenza rispetto al dato toscano: Eugenio Giani, vincitore nel totale con oltre il 48,62% su Susanna Ceccardi (40,46%), alle nostre latitudini aveva invece raccolto in provincia il 44,41% rispetto al 46,05% della candidata del centrodestra. E nel capoluogo Arezzo finì 49 a 42 per Ceccardi.

Il voto misurerà come un termometro la forza degli schieramenti e dei singoli partiti, oltre che delle componenti civiche, in una provincia nelle ultime tornate sempre meno a sinistra. Nel 2020 il Pd era primo, sopra al 30%, sia in città che in provincia. Nel frattempo ci sono state molte cose, come l’ascesa al governo di Giorgia Meloni e il partito FdI lanciatissimo. Tanti gli interrogativi sul partito che esprime la premier, sulla Lega con l’ingresso di Vannacci, su Forza Italia rigenerata, e poi il Pd a guida Schlein più le altre sensibilità interne e con il dialogo col Movimento 5 Stelle, l’Alleanza Verdi Sinistra, i civici, i Moderati reduci da ingressi e uscite, i sindaci, le espressioni del mondo sanitario. Si attendono risposte che saranno importanti ovunque, ad Arezzo città anche di più, in chiave di manovre per il voto 2026 per il sindaco del dopo Ghinelli.

E poi confronti vivaci non mancano sotto ad ogni simbolo: tra uomini e donne candidati dello stesso gruppo si compete in prospettiva di un difficile posto in consiglio regionale, ma anche per misurare il proprio consenso rispetto agli altri.

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