Il caso
Vicenda in tribunale
Una donna in divisa, guardia giurata, denuncia di aver subito atti sessuali da un lavoratore nell’azienda dove svolgeva il servizio di vigilanza. È la trama scabrosa del processo arrivato ieri mattina davanti al Tribunale di Arezzo: vicenda delicata, finora ignota.
Tutto è ancora da dimostrare. C’è la parola di lei, aretina di 43 anni, contro la parola di lui, 52, che nega ogni cosa. Anzi, gli avvocati che lo difendono sostengono che non era neanche presente nelle due occasioni dei presunti palpeggiamenti. Perché si tratterebbe di due episodi di mani allungate sulle parti intime. Gesti che secondo il codice penale vengono qualificati come violenze sessuali, abusi: atti puniti in modo anche pesante in caso di condanna.
Così, con un po’ di imbarazzo la donna guardia giurata, è andata davanti ai tre giudici a raccontare cosa le sarebbe capitato. Era il mese di aprile dello scorso anno. Una volta di mattina e una volta di pomeriggio. Due circostanze al centro del capo d’imputazione, nelle quali fu toccata. Sola, con l’auto dell’istituto di vigilanza aveva raggiunto nel suo giro l’importante ditta della Valdichiana.
Approfittando dell’assenza di altre persone, l’addetto avrebbe attuato quegli approcci sessuali: toccamenti messi in atto dopo che nei giorni precedenti l’uomo avrebbe usato parole galanti e apprezzamenti. Sopportato in silenzio il primo fatto, la seconda volta la vigilantes ha però deciso di sporgere denuncia attraverso il percorso del Codice Rosso. Dopo l’inchiesta diretta dal pm Angela Masiello, si è arrivati al processo con l’udienza di ieri che è servita ad ascoltare i testimoni.
La prossima volta, 4 novembre, potrebbe essere in aula anche il lavoratore — tuttora in organico nella stessa ditta — difeso dall’avvocato Cinzia Scotto e dall’avvocato Monica Incensati. In aula la difesa ha prodotto carte e anticipato temi dell’arringa finale, mettendo in dubbio proprio tutto, a partire dalla presenza del 53enne: in viaggio da Perugia verso Tirana, nell’altro caso impegnato altrove per lavori. Chiesto un accertamento sul telefono per approfondimenti su conversazioni, celle agganciate, localizzazione. La donna vigilantes è parte civile, assistita dall’avvocato Lorenza Calvanese e chiede giustizia. Pm nel processo, Emanuela Greco. A pronunciare la sentenza sarà il presidente Anna Maria Loprete, che ha a latere gli avvocati Elena Pisto e Michele Nisticò.
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