Il caso
Vigili del fuoco nella villa di Alberoro
È domenica mattina e i vigili del fuoco escono dalla villa di Alberoro, frazione di Monte San Savino dove una settimana prima, il 26 ottobre, una donna di 66 anni è morta per arresto cardiaco forse in conseguenza della disinfestazione antitarlo effettuata nella sua abitazione. Il collegamento per ora è solo un’ipotesi, al centro dell’inchiesta aperta dalla Procura di Arezzo.
Il trattamento contro il coleottero che divora il legno era stato affidato a una ditta specializzata, sulle travi e sui mobili nella stanza vicina alla camera. Sarebbe stato utilizzato un prodotto a base di solfuro di magnesio utilizzato in queste operazioni. Due giorni dopo, i funerali della signora e la tumulazione della salma nel cimitero di Montagnano.
Ieri è stato dimesso dall’ospedale il marito della donna, noto imprenditore orafo, 69 anni. Dopo i primi lievi sintomi avuti la domenica stessa della morte della moglie, era stato ricoverato giovedì 30 ottobre quando nausea e vomito insistenti, e difficoltà respiratorie avevano richiesto cure e fatto scattare l’idea di una possibile correlazione con la sostanza usata per disinfestare casa. Il passo successivo sono stati i sigilli alla villa di Alberoro, posta sotto sequestro, e le indagini svolte da vigili del fuoco e dalla squadra mobile della questura per conto della procura.
Nella giornata di ieri i vigili hanno effettuato meticolosi rilievi e accertamenti nelle stanze dove la ditta specializzata ha utilizzato il prodotto che elimina i tarli. Individuati gli operatori dell’azienda, che risulterebbe accreditata e abilitata a questo tipo di lavoro per il quale esiste un protocollo. Individuato anche il prodotto. Parallelamente, acquisite le cartelle cliniche del 69enne che dopo il trattamento a base di ossigeno ha superato l’intossicazione. Sta meglio. Eseguiti prelievi ematici e di altra natura per analisi di laboratorio.
Forse oggi la decisione del pm Marco Dioni, titolare del caso, sull’eventuale riesumazione del cadavere per eseguire l’autopsia dalla quale trarre ulteriori elementi. Anche se l’esame autoptico potrebbe risultare vano in quanto si tratta di una sostanza volatile.
La famiglia si è affidata all’avvocato Osvaldo Fratini in questa fase di indagini volte a comprendere se questa vicenda sia solo intessuta da drammatiche coincidenze o possa esserci qualche responsabilità colposa. Imperizie, omissioni, negligenze. In caso di trattamenti di questo tipo e con certi prodotti, gli ambienti devono rimanere chiusi, senza persone o animali vicini per 48 ore. Ma tutto deve essere ancora verificato con attenzione dagli inquirenti.
“Una disgrazia, davvero, ci sono rimasta malissimo – ci dice una residente che vive a poca distanza -. È tutto da verificare, ma è comunque una disgrazia grandissima”.
La Procura di Arezzo ha aperto un’inchiesta: se si tratta di omicidio colposo o lesioni colpose, per qualche responsabilità di terzi, è davvero presto per dirlo. Al momento ancora non ci sono neanche le prove di un nesso diretto tra i malori e la disinfestazione, ma sono nel vivo gli accertamenti tecnici da parte dei vigili del fuoco ed esperti. Individuata la ditta che ha effettuato l’intervento, occorre accertare la regolarità dei titoli, che pare ci siano, la natura della sostanza, il rispetto delle norme, l’applicazione di tutte le cautele per scongiurare avvelenamenti.
In attesa di risposte la comunità di Alberoro è sotto choc. “La signora era molto affabile – ci racconta un vicino di casa – quando passava di qui stava volentieri a parlare. Io lavoro sempre qui nell’orto e quando mi vedeva si fermava e facevamo due chiacchiere. Quello che è successo ci ha sconvolti tutti, perché ripeto era una persona molto stimata, tranquilla e molto religiosa. Quella mattina abbiamo visto il Pegaso. Mai avrei pensato che potesse succedere una cosa del genere”.
Greta Settimelli
Luca Serafini
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