Arezzo
Via Petrarca, il rendering del palazzo
Quando nel 2028 sarà pronto, il palazzo di via Petrarca avrà una facciata a zig zag e dentro ospiterà appartamenti modernissimi, di lusso, top di gamma. La società protagonista dell'operazione immobiliare si chiama Chiare fresche dolci acque, in omaggio a Francesco Petrarca, ma in questi giorni le acque di cui si parla, lì nel ventre del grande cantiere, sono quelle del Castro, fiume-torrente che oggi scorre tombato a breve distanza ma che fin dall'antichità fu fonte di vita per le popolazioni locali. Gli archeologi della Soprintendenza continuano a far riemergere dal terreno la struttura, ancora misteriosa, spuntata fuori nel corso dei lavori.

L'interesse si incentra sulla serie di pali di legno, molti conficcati nel suolo, che dovevano far parte di un manufatto legato al Castro, ma con funzioni ancora ignote. A svolgere il lavoro con caschetti, piccozze, carriole e secchi sono uomini e donne, laureati, professionisti, che hanno studiato e si sono formati sul campo, tutti aretini. I loro nomi: Francesca Fabbrini, Ermann Salvadori, Alessio Mini, Erica Albertini, Salvatore Busso, Letizia Castelli e Andrea Patacchini. Direzione scientifica della Soprintendenza che controlla e segue lo scavo con la funzionaria archeologa, dottoressa Ada Salvi.
La datazione dei reperti resta ancora imprecisata, le risposte le darà il radiocarbonio. Minuscoli pezzetti di ceramica fanno oscillare l'arco temporale tra I secolo a.C. e Medioevo.
È come aprire un libro la cui pagina, rimasta sotto mille altre, è scolorita e illeggibile. Legni trasportati dal fiume (anche un tronco) oppure opera artificiale dell'uomo? È un puzzle da ricomporre e interpretare. Shangai nel paleo alveo del Castro.
La Soprintendenza cerca di fare in modo che lo scavo e lo studio in corso non siano di ostacolo al cantiere, che fin qui ha tenuto un buon ritmo e farlo incagliare sarebbe un guaio. Completata la documentazione e i prelievi, il cemento prenderà il sopravvento. La prima fase dell'intervento, da completare nel giro di tre anni, è stata la demolizione del vecchio edificio che era abbandonato e usato come dormitorio dai disperati. Circa 20 milioni di investimento per un'opera passata attraverso tutte le complesse fasi preliminari sia tecniche che di autorizzazione. Siamo accanto alla ex caserma Cadorna, anch'essa oggetto di un profondo intervento di riqualificazione, e a un soffio da piazza Guido Monaco.

Qualità e innovazione i tratti della costruzione di via Petrarca, dal disegno particolare, con scomposizione delle linee orizzontali, movimentate in modo da creare, appunto, l'effetto zig zag. Elevatissimo il livello tecnologico, dall'antisismica agli aspetti termici e della domotica, che renderanno la costruzione autosufficiente come fabbisogno di energia. Impatto zero. Alto comfort. Nei 4 piani, 28 appartamenti di pregio con superfici da 90 a 140 metri quadri.

In alto, al quinto piano, 4 attici con lo sguardo panoramico che abbraccia lo skyline di Arezzo. Giardino pensile e piscina a sfioro. Commerciale e direzionale a livello strada, con spazi per negozi, istituti di credito, uffici. Un pezzetto di città del futuro in gestazione. Ai piedi del palazzo, 4 metri sotto il livello stradale, le tracce lasciate dagli aretini dell'antichità, che vivevano e lavoravano sugli argini del Castro.
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