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Arezzo

Il professor Cherici sulla scoperta archeologica: "Il Castro era una grande risorsa, dagli scavi nuova luce per la storia della città"

Luca Serafini

08 Novembre 2025, 08:13

Armando Cherici

Armando Cherici

Il professor Armando Cherici è esperto di archeologia e profondo conoscitore della storia di Arezzo. Gli chiediamo spiegazioni sui ritrovamenti archeologici in via Petrarca, di cui ha dato notizia il Corriere di Arezzo.

- Cosa era il Castro nell'antichità?

Una grande risorsa. L'acqua è vitale per una città e uno dei motivi che ha visto nascere l'insediamento in quella che è diventata Arezzo, è la presenza del Castro. Che deriva da due torrenti, uno proviene dalla zona di Molinelli e l'altro, il Bicchieraia, da Gragnone. I vecchi aretini raccontavano di averlo conosciuto sempre con acqua. Le sorgenti seccate con i pozzi della Fontemura, a Poti, hanno cambiato le cose. L'ospedale Santa Maria sopra i Ponti si chiamava così non a caso: il Castro assicurava acqua corrente buona per bere e pulire, e a valle per lo scarico. Anche il termine Pescaiola è legato al Castro. Nelle pescaie ci si procurava il pesce.

- In via Petrarca e Guido Monaco cosa c'era?

L'archeologo Gamurrini (1835-1923), aveva visto Poggio del Sole ancora non urbanizzato e fino alla riva del Castro era una necropoli. I ritrovamenti sulla riva sinistra possono darci informazioni nuove, mentre la riva destra resta un mistero perché l'edificazione della caserma azzerò tutto. Gli scavi all'ex Enel ci daranno nuove informazioni.

- Strutture in legno, cosa sono quei pali?

Lasciamo che lo scavo e gli studi proseguano. Intanto condivido ciò che dice dalla Soprintendenza la funzionaria, la dottoressa Ada Salvi: c'è un collegamento con il corso d'acqua. In zona esistevano anche dei canali, come il fosso che scorreva parallelo al Castro e serviva i mulini, in riva destra. In via Porta Buia si vede ancora il restringimento in corrispondenza di un mulino. In riva sinistra c'è il colle di Poggio del Sole. Bisogna procedere con gli scavi, per capire meglio. I reperti di legno sono rari, quindi importanti.

- E se sono manufatti del ‘500 o ‘600?

Non importa. Ciò che conta è la memoria. Siamo portati ad associare l'archeologia a cose indietro di millenni, negli Usa si fanno studi sulle capanne dei pionieri che sono di un secolo e mezzo fa.

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