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Il caso

Uccise il vicino che con la ruspa gli buttava giù casa: pm chiede 4 anni per Mugnai. "Eccesso colposo di legittima difesa"

Luca Serafini

11 Novembre 2025, 12:59

Uccise il vicino che gli sfondava casa con la ruspa, fissato il processo a Mugnai. Legittima difesa negata. Vannacci: "Vorrei andare a trovarlo"

Sandro Mugnai e la ruspa usata dal vicino

Uccise il vicino di casa che gli buttava giù l'abitazione con la ruspa, il pm Laura Taddei nel processo in Corte d'Assise ad Arezzo ha chiesto la condanna a 4 anni di reclusione per Sandro Mugnai. Fu eccesso colposo di legittima difesa, secondo il magistrato, e non omicidio volontario. Il pubblico ministero nella vicenda di San Polo, nelle campagne di Arezzo, ha escluso dunque un profilo doloso nella condotta dell'artigiano aretino che a gennaio 2023, la sera precedente all'Epifania, con il fucile per la caccia al cinghiale uccise Gezim Dodoli.

Ruggini di vicinato, poi la folle iniziativa del vicino che azionò il mezzo meccanico e dopo aver colpito le auto in sosta nel piazzale, appartenenti alla famiglia Mugnai, andò a colpire l'abitazione dove i Mugnai erano radunati per la cena. L'artigiano così prese la carabina per la caccia e fece fuoco. Vari colpi, ricostruiti dalle perizie balistiche, che andarono a segno è uccisero l'uomo. Le condotte di Mugnai, secondo il pubblico ministero, furono precipitose, avventate, imprudenti e sproporzionate all'attacco, pur grave, e l'imputato sempre secondo il pm era nella condizione di valutare la portata dell'aggressione prima di chiudere il conflitto con i tre colpi micidiali contro la cabina del mezzo meccanico. Mugnai ha ricevuto in questi anni la vicinanza della popolazione, che ha dato vita a fiaccolate, a partire dal parroco. Nel mondo politico in particolare il generale Vannacci ha instaurato con lui un rapporto di vicinanza.

Il magistrato contesta un profilo di colpa e non di volontarietà, considerando anche la situazione psichica e fisica del momento, nel quale Mugnai  si sentiva responsabile per i familiari e la loro incolumità, a partire dalla madre con problemi di mobilità. Arrivò così ad annientare il pericolo, ma avrebbe potuto fare altro ed evitare quell'epilogo tragico. La Corte d'Assise con presidente Anna Maria Loprete deve ora ascoltare la parte civile, i familiari della vittima, quindi toccherà alle difese, in altra data, prima del verdetto previsto a inizio dicembre.

Il pm Laura Taddei aveva chiuso le indagini sul caso di San Polo con la stessa determinazione, eccesso colposo di legittima difesa, ma il giudice Claudio Laura, non accolse la richiesta di condanna a 2 anni e 8 mesi nel processo con rito abbreviato, e fece riaprire l'inchiesta orientandola sul versante dell'omicidio volontario.

Nei giorni successivi al fatto un altro giudice, Giulia Soldini, scarcerò Mugnai affermando la legittima difesa, scriminante che evita l'imputazione e la condanna, riconoscendo il diritto di difendersi da un attacco ingiusto nel quale si rischia la vita propria o dei propri cari.

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