Il caso di Soci
L'asilo Ambaraà Ciccì Coccò
L'asilo Ambarabà Ciccì Coccò di Soci (Bibbiena) per ora resta chiuso in attesa della relazione dell'Asl Toscana sud est sulla sicurezza della struttura. Non solo nella parte esterna dove si è consumata la tragedia del piccolo Leo, ma anche all'interno. Il sopralluogo è avvenuto mercoledì, in corso le valutazioni degli operatori esperti di prevenzione e sicurezza.
Un'attività che potrebbe sfociare in una serie di prescrizioni e accorgimenti prima di autorizzare il rientro dei bimbi. Per ora niente ritorno a scuola per i circa 60 bambini della zona. Restano a casa. Le famiglie avranno comunicazioni.
È probabile che il boschetto didattico dove Leo ha trovato la morte, agganciato dal ramo di un arbusto, venga ridimensionato se non addirittura eliminato. Vedremo. È lì, in quell'intreccio di vegetazione che il bambino è sparito alla vista del personale preposto al controllo e alla vigilanza dei minori; è lì che il ramo ha ghermito come un artiglio il giubbotto del bambino, a quanto pare dalla parte del cappuccio, con lo strozzamento avvenuto per effetto della chiusura a zip al collo. Il bomber colorato è diventato da simpatico capo di abbigliamento a strumento micidiale di morte.
Il tempo nel quale Leo è rimasto appeso in quel modo senza poter respirare non è ancora stato quantificato. L'inchiesta del pm Angela Masiello, seguita anche dal procuratore capo di Arezzo Gianfederica Dito (foto), ruota tutta su questo. Ci sono profili di responsabilità da parte di chi aveva l'obbligo del controllo dei 30 ragazzini della classe? È stato nella fase in cui i bimbi andavano radunati e arrivavano alla spicciolata dal giardino per il pasto delle 11.30, che Leo non si trovava. Qualcuno avrebbe chiesto alla maestra (quella non indagata, che doveva ancora entrare in servizio) di dare un'occhiata. Lei si è diretta verso il boschetto. Panico. Orrore. Il piccolo non respirava, forse era già deceduto. Da quanto?
L'indagine che forse non riuscirà a lumeggiare tutto, tocca 5 persone: 3 educatrici, una assistente e la coordinatrice. Dipendenti della cooperativa Koinè. Se c'è stato qualcosa di penalmente rilevante nelle loro azioni lo sapremo più avanti. Il reato ipotizzato, omicidio colposo, prevede in caso di condanna la pena da 6 mesi a 5 anni.
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