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Verso il voto 2026

Nuovo sindaco di Arezzo, perché Mario Agnelli è in partita. Comanducci sale. Il centrodestra sceglie l'asso per il tris

Movimenti oltre al nome di Lucia Tanti. L'ipotesi Domenico Giani e il lavoro per un perimetro largo

Luca Serafini

28 Novembre 2025, 09:04

Totosindaco

Da destra: Agnelli, Giani, Tanti e Comanducci

Il nome di Mario Agnelli come candidato a sindaco di Arezzo continua a circolare nel centrodestra. Solo suggestione? In tempo di sondaggi forse ci si può attendere che venga misurato anche il gradimento degli aretini del capoluogo sul sindaco di Castiglion Fiorentino.

Tra i nomi fin qui accostati alla corsa alle elezioni del 2026, Agnelli sembra poter funzionare: dalle esternazioni social e dalla percezione diffusa, gode di grande popolarità ed appeal. Anche nella fascia più giovane della popolazione, solitamente poco attratta dalle cose di palazzo. Esprime un’idea di amministrazione scattante, smart, vincente e molto comunicativa tra calcio, bicicletta, musica, personaggi celebri, radici identitarie, accanto agli aspetti amministrativi.

Dentro a Fratelli d’Italia quella di Mario Agnelli candidato sindaco di Arezzo è un’idea che a molti piace e viene coltivata (per quanto ancora senza proposta ufficiale all’interessato) a maggior ragione dopo il ritiro della disponibilità da parte di Gabriele Veneri, che per almeno un anno è stata la prima scelta di FdI.

Nel tavolo del confronto di coalizione, lasciare che ci sia solo il nome, per quanto di indubbio spessore, di Lucia Tanti (centristi, Forza Italia), non è indice della forza di un partito, quello di Giorgia Meloni, che detiene la maggioranza relativa. Fratelli d’Italia tuttavia sembra impostare il percorso con ottica inclusiva, senza pretendere di piantare bandierine, con l’unico obiettivo di perseguire unità e vittoria. Quindi ok ad un eventuale candidato come Agnelli, iscritto alla Lega (che a dicembre ha il congresso provinciale).

In città resta comunque un fronte forte che indica in Marcello Comanducci (ex assessore innovativo) la persona giusta, ma il ragionamento tra le parti non si sa bene a che punto sia. Gianfrancesco Gamurrini, ex vice sindaco, sarebbe in cabina di regia, anima organizzativa di un movimento che ad Arezzo ha un bel peso specifico, con assenso di categorie come quella del commercio. Il cantiere, per quanto laborioso, punta ad una federazione più ampia possibile, un perimetro sul quale calare l’asso che fa scopa.

Mario Agnelli, 55 anni, Lega (nel cda di Invimit Sgr spa - Ministero dell’economia e finanze), ha un passato in Forza Italia, è stato ed è il perno di un progetto civico di centrodestra vincente nel suo Comune (governato bene per quanto i problemi non manchino) e che si è distinto come modello in provincia di Arezzo e nel centro Italia.

Agnelli gode di apprezzamento generale nel centrodestra e toglierebbe le castagne dal fuoco in una situazione un po’ ingessata (come nel centrosinistra del resto) a corto di nomi attrattivi. In realtà c’è anche un ponte aperto con il super civico Domenico Giani (ex capo della gendarmeria Vaticana e presidente delle Misericordie): percorso interessante quanto complesso.

Insomma l’ipotesi Agnelli non è proprio fantapolitica, non sarebbe una soluzione calata dall’alto, non comprensibile, costruita in laboratorio solo nelle stanze dei bottoni.

Agnelli non è un aretino doc. Vero. Come non lo erano, a guardar bene la storia, altri sindaci di Arezzo e come non lo sono potenziali candidati attuali. Una cosa è certa: dovrebbe dimettersi da sindaco di Castiglion Fiorentino per poter essere candidato ad Arezzo. E non è un passo di poco conto.

Di sicuro nel capoluogo il fronte civico che ruota intorno al sindaco uscente Alessandro Ghinelli - al di là degli attestati positivi su Agnelli - non contempla l’ipotesi di un super Mario a palazzo Cavallo. Per l’officina politica Ora Ghinelli sarebbe la presa d’atto di non aver formato in dieci anni un valido e adeguato successore all’ingegnere.

Sceso in campo per spirito di disponibilità e senza chance di salto a Roma alle ultime elezioni politiche, rimasto fuori dalle elezioni regionali, Agnelli sta svolgendo il suo terzo mandato alla guida di Castiglion Fiorentino dopo una vittoria (giugno 2024) con numeri bulgari (75,02%). Lasciando palazzo San Michele dovrebbe anche orchestrare con cura, attento agli equilibri interni, il dopo, per lasciare il testimone della leadership. Non mancano le opzioni, dal vice sindaco Devis Milighetti agli assessori Stefania Franceschini, Massimiliano Lachi, Alessandro Concettoni. E poi dovrebbe spiegare ai castiglionesi che lo hanno votato, che rimarrebbero senz’altro dispiaciuti, ma per il consenso che gode forse sarebbero comprensivi. E pure attratti dall’idea di una macro area Arezzo-Castiglion Fiorentino, geograficamente esistente, dove ognuno nella sua specificità, con le diverse proporzioni, potrebbero trovare benefici.

Ma lui, Agnelli, che cosa dice di una disponibilità a correre nel capoluogo? Ne ha parlato varie volte pubblicamente e il pensiero corrisponde a questa sintesi: grandissima soddisfazione per sentirsi apprezzato e voluto per la guida del Comune capoluogo di provincia; attesa per un effettiva proposta e conseguente dialogo; eventuale riflessione sui passi da fare. Ma ad oggi impegno che continua, con dedizione, tutto concentrato per assolvere il ruolo di sindaco nel Comune di Castiglion Fiorentino. Se la suggestione è soltanto tale, lo sapremo non fra molto. Il 2026 bussa alle porte.

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