Ladri nelle case
“Ma che fai, lo scrivi?”. “Certo, la cronaca è cronaca”. Il giornalista per sua natura racconta, anche quello che lo ferisce. Come un furto in appartamento, sorte comune a tante, troppe persone, fastidiosa spada che si conficca nell'intimità domestica. Il telefono squilla alle 21 nella località dell'Umbria luogo dell'anima e di lavori manuali sotto il cielo buono della mamma.
Senti tua figlia che grida al cellulare: “I ladri! Ci sono stati i ladri! Un casino…” Sangue che ribolle, rabbia. Cento chilometri di curve in direzione Toscana, dove abito, masticando pensieri fino al rientro. Pur nella consapevolezza di non possedere chissà quali tesori, ma cari oggetti di affezione sì.
La strada che sembra non finire mai, facendoti film di uomini mascherati che profanano le stanze della quotidianità. “Il Mac ce l'ho con me”, pensi fissando la borsa nera con il computer che è magazzino di una vita e strumento di lavoro, dai tasti usurati con le lettere ormai scomparse. “E quelle due cose d'oro a cui teniamo? E le bici? ”
Eccoci davanti a casa, la luce azzurrina dei lampeggianti dei carabinieri ci accoglie gelida. Gente per strada. I volti cari di familiari e amici che ti si fanno incontro. Il comandante della compagnia, il comandante della stazione, carabinieri che perlustrano, ma aspettano noi per la verifica. I quattro gnomi rossi di Natale col cappello a punta sono seduti sulle scale con gli occhi vuoti. L'albero è acceso, intatto, con le palline al suo posto e le lucine che scintillano. Idem il piccolo presepio. Di sopra c'è la scena che fa male.
Sali e ti senti messo a nudo. Nello studio pare che ci sia stata un'esplosione: la cassaforte di ghisa squagliata come burro per effetto della mola. Per fortuna che la Corona di Napoleone, o anche meno, non albergano nel frugale domicilio. La libreria con mille volumi, piccolo patrimonio culturale, è stata ignorata dai predatori. Il tuffo al cuore te lo danno i quadri appesi alle pareti che raccontano il vissuto familiare e che, pensi, hanno assistito al raid degli intrusi assetati di refurtiva. Incroci gli sguardi con tua moglie e le tue figlie, in un misto di rassegnazione e fortissimo spirito di squadra.
La camera è stata preda di un ciclone. Cassetti rovesciati, l'armadio pure, aperti tutti i contenitori possibili, comprese le custodie degli occhiali, compagni eterni tra miopia e difetti visivi vari in crescendo. Comodini ribaltati, accanto a quel letto dove pur dovrai dormire dopo la visita malefica dei malviventi. Sotto lo sguardo degli inquirenti si svolge il nostro sopralluogo, accurato, per la denuncia da formalizzare l'indomani. La scientifica sparge sostanze qua e là per eventuali impronte. Poi dovrò scrivere l'articolo, perché la cronaca è cronaca e i furti qui imperversano.
Fuori c'è il vicino di casa pure lui colpito dai ladri nella fascia oraria 17-19 che una volta era quella del tè con i biscotti e invece ora, calato il sole, è dominio di gente con cappuccio, cacciavite e mola al seguito. Pacche sulle spalle. Ti mostrano il video e puoi vedere almeno le movenze e la spavalderia di questi soggetti che è difficile acchiappare e ancora più difficile punire nei tribunali. Pensi a chi possano essere, criminali nel dna o diventati, se agiscano in proprio o conto terzi. Bastardi è il termine che ti viene in mente.
Ci hanno spiati? Torneranno? Il cagnolino Maya, fedele custode, anche eccessivo nell'abbaiare a chiunque si avvicini al giardino, in primis postino e corrieri, osserva le sue ciotole e reclama cibo. Ci fosse stato lui, pensi, li avrebbe scacciati; ci fosse una pattuglia in ogni strada, un vigile ad ogni finestra, un esercito in assetto anti ladri. La realtà è che siamo tutti esposti, fragili, affidati a misure di prevenzione, a sistemi di difesa passiva e, soprattutto, al caso.
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