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Arezzo

Riforma della giustizia, scendono in campo i comitati del no e del sì. Ecco le loro ragioni

Il giudice Ruggiero e l'avvocato Piccolo illustrano le posizioni in vista del referendum

Luca Serafini

20 Dicembre 2025, 09:35

Ruggiero e Piccolo

Filippo Ruggiero e Roberto Piccolo

I comitati del sì e del no alla riforma della giustizia scendono in campo oggi sabato 20 dicembre ad Arezzo. Al mattino, ore 11, alla Casa dell'Energia, si presenta il comitato per il no. Nel pomeriggio sarà la volta del comitato per il sì.

Chiediamo al giudice del tribunale di Arezzo, Filippo Ruggiero, di sintetizzare le ragioni alla base dell'avversione alla riforma.

- Perché no alla separazione delle carriere, quali conseguenze negative per la giustizia e per i cittadini?

Intanto, già chi ha proposto la riforma dice che non serve a migliorare l'efficienza della giustizia. Invece che migliorare l'efficienza, si è fatta una riforma costituzionale che determinerà anche costi economici altissimi, per la creazione e il mantenimento di un doppio Csm. Per intervenire sulla "separazione delle carriere" bastava una legge ordinaria. In realtà, chiamare la riforma "separazione delle carriere" è uno specchietto per le allodole, non andrebbe chiamata così. La riforma incide su un organo cruciale, il Csm, che ha la funzione di tutelare l'indipendenza dei magistrati, giudici e p.m.. Attraverso il meccanismo di nomina dei componenti del Csm, la riforma determina che la politica si prenderà il controllo del Csm. Nell'ultimo periodo si sono anche lette dichiarazioni abbastanza esplicite in tal senso. L'indipendenza del giudice non è un concetto astratto: indipendenza significa che il giudice, quando si trova a decidere, lo possa fare libero da condizionamenti. In futuro, quando gli uffici giudiziari, nella loro attività, si troveranno condizionati dalle maggioranze che, a turno, controlleranno il Csm, non sarà un problema dei magistrati. Sarà un problema per i cittadini.

- Perché no all'Alta Corte?

L'Alta Corte si dovrebbe occupare dei procedimenti disciplinari a carico dei magistrati (oggi di competenza del Csm). Il no all'Alta Corte è l'ovvio precipitato del discorso precedente. A differenza di tutte le altre categorie (tutte), solo per i magistrati la riforma affida la giustizia disciplinare domestica a un organismo esterno e, per i meccanismi che riguardano la composizione e il funzionamento, si va verso un organo (l'Alta Corte) inevitabilmente esposto alle influenze politiche esterne. Per i giudici, chiamati a tutelare i diritti dei cittadini, tutto il contrario della possibilità di prendere decisioni liberi da condizionamenti esterni. Però siamo ottimisti, vediamo che i cittadini si rendono conto dell'importanza del momento e c'è molta voglia di capire. Per questo è attivo il comitato Giusto Dire No. Non è un comitato di magistrati per magistrati, ma un comitato che raccoglie cittadini di diversa estrazione professionale, ivi inclusi magistrati e avvocati; ed è pronto per parlare con tutti coloro che sono interessati a questi temi.

L'altra campana, attraverso il presidente della Camera penale di Arezzo, avvocato Roberto Piccolo.

"Diremo sì al referendum costituzionale per la separazione delle carriere di prossima istituzione, quando i cittadini saranno chiamati alle urne per decidere se confermare o meno la legge che riforma l'ordinamento giudiziario separando, appunto le carriere di Giudice e Pubblico ministero con l'istituzione di due Csm autonomi e con la previsione di un'Alta Corte disciplinare."

E la Camera penale di Arezzo sarà oggi in Corso Italia dinanzi al civico 262 (nei pressi di Piazza San Jacopo) dalle 15 alle 19.

"Un'iniziativa informativa, che ha l'intento di poter dialogare con chi vorrà in ordine al merito della riforma, senza forzature dettate dall'appartenenza politica o strumentalizzazioni pro o contro il Governo". E ancora: "Noi avvocati penalisti crediamo davvero che questa riforma, che consideriamo nostra perché in buona parte scritta sulla falsariga della proposta di legge costituzionale d'iniziativa popolare che promuovemmo come UCPI nel 2017 raccogliendo più di 72.000 firme di cittadini, vada a modificare in meglio l'ordinamento giudiziario rendendolo finalmente più rispondente ai canoni del giusto processo e al codice accusatorio "Vassalli" del 1988."

- Perché la separazione delle carriere?

"Non si tratta di stabilire che un giudice possa passare o meno da una funzione all'altra, si tratta piuttosto di definire le funzioni della difesa, dell'accusa e del giudice, nel rispetto degli articoli costituzionali. Non ci interessano gli aspetti politici della questione, ma il Giusto processo. Le parti nel processo devono essere in una condizione di equivalenza, accusa e difesa sono funzioni separate, normate dalla Costituzione. La funzione requirente del pubblico ministero, con i suoi organi, deve vivere nella stessa dimensione della difesa, ma altra cosa è la funzione giudicante, il giudice che giudica. La gente oggi ha la percezione che il processo finisce quando il pm definisce le indagini. Non funziona così. Non a caso tutto entra nel dibattimento, indagini del pm e indagini difensive, prima che si formi la prova. I due Csm e l'Alta Corte con la riforma continuano ad essere organi della libera magistratura autonoma. Non è scritto da nessuna parte che i magistrati della magistratura requirente escano dalle garanzie che la Costituzione dà ai giudici. Servirebbe un'altra riforma costituzionale, ma oggi parliamo di altro."

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